La proposta della terza giornata riservata ai giurati +18 è Some Freaks , film sstatunitense del regista Ian MacAllister McDonald .
Il film che attraverso i tre personaggi tratta l’attuale tematica della diversità e dell’accettazione di se ha in parte convinto in parte no i giurati , che hanno di comune accordo riconosciuto validità al prodotto cinematografico ma con alcune disapprovazioni per quanto riguarda la rappresentazione dei personaggi .
Matt ( protagonista ) , Jill ed Elmo , il primo privo di un occhio,la seconda in sovrappeso e il terzo omosessuale, affrontano le difficoltà di adolescenti che non si conformano agli stereotipi della loro generazione. C’è chi invece ha notato una certa stereotipia anche in loro , nella loro rappresentazione poco diversa da altre già viste e tendente alla caricatura .
Interessante la scelta registica , notata da un ragazzo e confermata dal regista stesso, di creare una continuità tra la tecnica e la storia : nella prima parte , dove vengono presentati i personaggi e le loro ‘ diversità’ , la camera , in via simbolica,mostra segni di indecisione , è instabile ; nella seconda parte dove si assiste a un cambiamento dei personaggi che tentano di avvicinarsi sempre di più alla normalità , la camera è ferma , le riprese sono precise . Tale normalità che però è solo apparenza di stabilità: i loro rapporti iniziano a deteriorarsi e anche loro stessi non sono più sicuri della loro identità . Ma come rimanere fedeli a se stessi ? E soprattutto cosa è normale e cosa no ?
Come spiegato dal regista il cambiamento verso il quale si inoltrano i personaggi è in parte dovuto ad una spinta personale ma in parte tale spinta viene data dal tipo di cultura dell’immagine che li circonda e domina la società condizionando su ciò che può piacere e ciò che non piace . Il disagio , infatti,è innanzitutto raccontato attraverso la fisicità dei personaggi.
L’anormale attira nella normalità, ma chi non la possiede talvolta la desidera: questo paradosso aumenta il conflitto interno di chi vive tale situazione e chi la giudica dall’esterno .
Questo conflitto porta ,come lo stesso regista ammette ,a danneggiare se stessi ma anche gli altri , specificando che talvolta la saggezza arriva anche dopo gli errori come nel caso dei suoi personaggi , dei quali non ha voluto mostrare il risultato di tale cambiamento e autoaccettazione , ma piuttosto quella fase transitoria , quel percorso che li porta alla maturazione .
(Sofia Funaro)