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giovedì, 28 Marzo, 2024

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Donne in cammino: due momenti – Maria Rita Cerimele

“Allegra, solare e indulgente” (1),   come la ricorda sua figlia Margaret, ma anche colta, creativa, decisa e coraggiosa, Elisabeth Cady Stanton, femminista americana, rivendicò per prima il diritto di studiare approfonditamente i testi sacri e, quindi, di commentarli.

Siamo nell’Ottocento. La vita ricca e sempre impegnata di Elisabeth, il suo pensiero, logico e ardito, le sue tenaci  battaglie sarebbero inconcepibili fuori dagli USA e dall’ambiente protestante. Anche la pubblicazione dei suoi libri.

Uno di essi,  La Bibbia della donna, scritto tra il 1895 e il 1898, in collaborazione con un ampio gruppo di donne, è il primo saggio di esegesi biblica dal punto di vista femminile. La sua fu una vicenda contraddittoria: impopolare eppure divenuto un best seller, costò all’autrice pesanti critiche e  sofferenze ma anche le diede la soddisfazione di aver aperto un percorso nuovo, col tentativo di riattraversare la Sacra Scrittura in quei passi in cui erano presenti le figure femminili.

Consapevole del ruolo culturale dei testi sacri di ogni religione nel determinare la posizione delle donne e degli uomini nelle società e di conseguenza le norme cui uniformare i rapporti tra loro, la Stanton aveva indicato nella Bibbia un’arma politica che fondava il ruolo subordinato delle donne addirittura su un “ordine divino”, con l’intento di legittimare una struttura sociale incentrata sul patriarcato.

Al di là degli eccessi, il libro ha grande rilevanza perché ha segnato l’inizio di studi -non solo femministi, ma proprio femminili-  sull’interpretazione della Bibbia, ripresi a partire dagli anni Settanta del XX secolo, grazie anche alla forte spinta data, soprattutto in ambiente cattolico, dal Concilio Vaticano II anche a proposito del diritto della donna a leggere e commentare la Scrittura.

Ed eccoci a centoventi anni dopo la  pubblicazione della prima parte della Bibbia delle donne.

“La catechesi di oggi  -sono parole di papa Francesco (2) – è dedicata … al grande dono che Dio ha fatto all’umanità con la creazione dell’uomo e della donna …” Quindi il Papa fa riferimento al racconto della creazione. “… leggiamo che Dio, dopo aver creato l’universo e tutti gli esseri viventi, creò il capolavoro, ossia l’essere umano, che fece a propria immagine: «a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Gen 1,27), così dice il Libro della Genesi … non solo l’uomo preso a sé è immagine di Dio, non solo la donna presa a sé è immagine di Dio, ma anche l’uomo e la donna, come coppia, sono immagine di Dio. La differenza tra uomo e donna non è per la contrapposizione o la subordinazione, ma per la comunione e la generazione, sempre ad immagine e somiglianza di Dio.”

E’ un commento nitido.

Poi Francesco attinge all’esperienza, che insegna come l’essere umano, per crescere in modo completo e armonioso, ha bisogno della reciprocità tra uomo e donna.

“ Quando ciò non avviene, se ne vedono le conseguenze. Siamo fatti per ascoltarci e aiutarci a vicenda. Possiamo dire che senza l’arricchimento reciproco in questa relazione -nel pensiero e nell’azione, negli affetti e nel lavoro, anche nella fede- i due non possono nemmeno capire fino in fondo che cosa significa essere uomo e donna.

Come spesso fa, c’è un richiamo all’oggi culturale, alla realtà antropologica, in cui siamo immersi.

“La cultura moderna e contemporanea ha aperto nuovi spazi, nuove libertà e nuove profondità per l’arricchimento della comprensione di questa differenza. Ma ha introdotto anche molti dubbi e molto scetticismo…

Per risolvere i loro problemi di relazione, l’uomo e la donna devono parlarsi di più, ascoltarsi di più, conoscersi di più, volersi bene di più. Devono trattarsi con rispetto e cooperare con amicizia. …”

Quindi il papa fa un’affermazione molto forte e ancora tanto attuale, a distanza di 5 anni: “Dio ha affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. I segnali sono già preoccupanti, e li vediamo”.

Infine indica, fra i tanti aspetti,  due punti più urgenti.

“Il primo. E’ indubbio che dobbiamo fare molto di più in favore della donna … E’ necessario, infatti, che la donna non solo sia più ascoltata, ma che la sua voce abbia un peso reale, un’autorevolezza riconosciuta, nella società e nella Chiesa. Il modo stesso con cui Gesù ha considerato la donna … dà una luce potente, che illumina una strada che porta lontano, della quale abbiamo percorso soltanto un pezzetto. Non abbiamo ancora capito in profondità quali sono le cose che ci può dare il genio femminile … la donna sa vedere le cose con altri occhi che completano il pensiero degli uomini. E’ una strada da percorrere con più creatività e audacia.

Una seconda riflessione riguarda il tema dell’uomo e della donna creati a immagine di Dio. Mi chiedo se la crisi di fiducia collettiva in Dio … non sia anche connessa alla crisi dell’alleanza tra uomo e donna …”

Avviandosi alla conclusione sottolinea a chiare lettere la grande responsabilità della Chiesa, di tutti i credenti “per riscoprire la bellezza del disegno creatore che inscrive l’immagine di Dio anche nell’alleanza tra l’uomo e la donna… Gesù ci incoraggia esplicitamente alla testimonianza di questa bellezza che è l’immagine di Dio.”

E’ un’esegesi biblica che non ammette repliche o accomodamenti e conferma come l’utilizzo della Bibbia per determinare e protrarre una condizione subordinata della donna sia legato non alla realtà del testo, ma alle sue interpretazioni.

Tutti, donne e uomini, siamo in cammino per riscoprire insieme e vivere pienamente questa reciprocità, questa alleanza che è il disegno originario di Dio. La strada, talvolta in salita e non priva di ostacoli, “porta lontano” e apre panorami di grande bellezza.

  • Baker, Jean H., Sisters: The Lives of America’s Suffragists, Hill and Wang
  • Papa Francesco, Udienza generale, mercoledì 15 aprile 2015

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