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venerdì, 29 Marzo, 2024

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25 dicembre 1942, una poesia del nostro Editorialista Umberto Piersanti

Vi proponiamo la poesia del nostro caro editorialista Umberto Piersanti scritta a dicembre 2017. 

 

25 dicembre del ‘42,

un giorno,

un giorno a caso

della vita,

il tempo ch’è passato 

lo misuri 

dalla memoria che 

a quell’ora non giunge,

e non c’è chi interroghi 

e racconti,

solo nelle memorie

ora esistete,

ombre a me sacre,

sacre e infinite 

dinnanzi agli occhi mesti 

ma così spesse

e vere, 

così tenaci,

molto, molto più folte

siete

di chi è rimasto 

magari per un premio 

o una licenza 

è tornato il padre 

da quei monti 

dove i ribelli 

nascosti tra i massi

sparano sui soldati 

che lenti avanzano,

la madre non prepara

i cappelletti,

è un Natale povero,

di guerra, 

ma stende sulla madia 

i tagliolini,

il brodo è tutto caldo,

grande e calda la stufa

con quel tubo

che per il muro sale, 

smisurato,  

e calde le sorelle

accovacciate 

cerchiano d’argento 

i mandarini 

forse t’ha alzato

il padre 

sulle spalle

e dato per giocare 

la sua bustina,

e ridono le donne,

sono felici,

il padre resta lì

un mese intero

no, l’albero non c’era,

venne dopo,

ti ricordo padre

che trascini 

nella divisa

adattata ai lavori,

quel gran ramo innevato

dalla pineta  

ma le sorelle

nei greppi lontani

hanno colto il muschio 

per il presepio,

poche le statuine,

lo spazio stretto,

col pungitopo 

grigio, dai rossi accesi 

l’angoliera diviene 

un bosco immenso 

venne la notte

coi vetri oscurati,

non debbono vederci

su dal cielo

chi la morte 

sgancia sulle case

nel nero smisurato 

che c’avvolge

e fascia,

fin dentro il sangue 

t’entra il fischio nero,

tu piangi ma non sai,

gli altri lo sanno

t’hanno accolto nel mezzo

padre e madre,

tu dormi

e più non senti

il fischio nero

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