Sanzioni pesanti per chi, in Italia, importa ed esporta strumenti che possono essere utilizzati per trattamenti crudeli, inumani o degradanti, nonché per esecuzioni capitali.
Con il decreto legislativo approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei ministri, il governo italiano, dando piena attuazione al regolamento CE n. 1236/2005, ha deciso di dire basta al commercio di strumenti che violano la dignità umana e all'impunità dei trasgressori con pene che arrivano fino a sei anni di reclusione e multe fino a 250 mila euro.
"Benchè serrapollici chiodati, cinture a scarica elettrica, forche e ghigliottine, non siano articoli in cima alla lista del nostro import-export - ha ricordato Emma Bonino, ministro per il Commercio Internazionale e per le Politiche Europee - questa misura non è affatto simbolica perchè serve a ribadire l'importanza che il nostro governo e l'Unione Europea danno al rispetto dei diritti umani. Il nostro obiettivo è duplice: vogliamo impedire che regimi repressivi possano comprare questo tipo di strumenti da imprese italiane ed europee e, allo stesso tempo, mandare un segnale di dissuasione a paesi dove la pena di morte è ancora in vigore".
In particolare, il decreto legislativo prevede punizioni per chi effettua operazioni di esportazione, anche temporanea, o di importazione dei beni considerati strumenti di tortura con la reclusione da due a sei anni o con la multa da
L'autorità nazionale incaricata dell'applicazione del regolamento comunitario e del presente decreto legislativo sarà il ministero del Commercio Internazionale.