La casa rappresenta per antonomasia il luogo in cui stare al sicuro. Dal contagio del virus, forse. Da un partner violento e abusante, certamente no. La convivenza forzata tra le mura domestiche può diventare, infatti, pericolosa per le donne che vivono situazioni di maltrattamento da parte del partner.
Durante i fine settimana, le festività e le ferie estive, con l'aumento del tempo di compresenza tra le mura domestiche, aumentano le emergenze e i casi di femminicidio che, come confermato dai dati D.i.Re - Donne in rete contro la violenza, portano la firma di partner (56% dei casi), ex-partner (21%) e altri familiari (10%). In Cina, ad esempio, le settimane appena trascorse di quarantena forzata hanno visto un forte aumento di denunce per violenza e maltrattamenti tra le mura domestiche.
«Sembra che il numero dei casi denunciati nella città di Jingzhou della provincia di Hubei sia triplicato a febbraio, rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente», si legge nella lettera aperta che il Coordinamento nazionale dei Comitati SeNonOraQuando? ha inviato al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e alla Ministra delle Pari Opportunità, Elena Bonetti. «Possiamo quindi prevedere - prosegue la lettera - che anche in Italia questo possa succedere, poiché per le donne vittime di violenza restare a casa significa dividere per 24 ore gli spazi familiari con il proprio maltrattante, significa non avere più contatti con l'esterno e vedere diminuire drasticamente il proprio spazio personale».