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venerdì, 29 Marzo, 2024

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“Binge eating” disturbo da alimentazione discontrollata

Da poco classificato come terzo disturbo dell’alimentazione e della nutrizione, il binge eating è, insieme all’anoressia e alla bulimia, una grave patologia di cui  sono affetti, nel 50 % dei casi, uomini tra i 35 e i 50 anni. Presenta le stesse caratteristiche della bulimia nervosa, con l’abbuffata come elemento centrale, ma non è contraddistinta da alcun comportamento di compenso o di eliminazione né da alcun controllo del peso. La conseguenza più seria è quindi il sovrappeso, che può anche raggiungere il livello di obesità severa.
L’assenza di controllo del peso e della forma fisica sbilancia questo disturbo sul versante dell’impulsività alimentare, in quanto sono episodi tipici il mangiare molto più rapidamente del normale e fino ad avere una sensazione dolorosa; il mangiare grandi quantità di cibo pur non sentendo fame o in solitudine a causa dell’imbarazzo per le quantità di cibo ingerite; il provare disgusto di sé, intensa colpa o disagio dopo aver mangiato troppo.

Una variante di questo disturbo alimentare, chiamata night-eating sindrome, si caratterizza per anoressia diurna ed insonnia notturna che può essere sconfitta soltanto assumendo grosse quantità di cibo (bulimia notturna).

Si tratta di una patologia, pertanto, altamente invalidante che oltre alle problematiche di natura psicologica, ha forti ripercussioni anche sulla vita relazionale di chi ne è affetto e sul sistema sanitario nazionale. Ecco perché, attraverso la campagna Consumer Angels progetto finanziato dal Mise con il DM 07/02/2018 e portato avanti in collaborazione con UNC e UDICON, MDC sta combattendo una dura lotta contro la cattiva alimentazione e contro il cibo spazzatura, diffondendo nei giovani e nei consumatori la cultura del mangiare sano, per preservare la propria salute, intesa in senso non solo fisico ma anche come benessere mentale e sociale.

Cosa nasconde il binge eating?

L’obesità causata dall’alimentazione incontrollata costituisce per alcuni pazienti un mezzo di difesa, una barriera protettiva per mettersi al riparo dagli altri, visto che un corpo grasso e poco attraente viene da molti evitato, così auto-isolando la persona da aspetti legati alla sfera relazionale e sessuale.

In altri casi il cibo viene usato per colmare un vuoto, per riempirsi e sentire di esistere, per darsi l’illusione di avere una posizione e un ruolo, manifestando il tutto attraverso una imponente massa corporea che può essere vista e talvolta temuta dagli altri. Altre volte invece è usato come strumento di autoaggressione e di punizione, in quanto l’iperalimentazione suscita fantasie distruttive: si mangia fino a voler scoppiare e a stare male.

La caratteristica che accomuna molti dei pazienti che soffrono di tale disturbo è la sensazione di sentirsi un “perdente”, un fallito etichettato come tale da familiari, conoscenti, colleghi e amici al punto da perdere ogni stima di sé, da vivere sopraffatti dal senso di vergogna, inadeguatezza e di mortificazione e da mollare la presa davanti alle sfide della vita, rifugiandosi nel cibo come unica consolazione.

Il binge eating, come un cane che si morde la coda, è quindi innescato da alti livelli di emozioni negative e, al tempo stesso, ha la funzione di mitigarne gli effetti. L’abbuffata compulsiva cerca di ridurre e annullare gli stati emotivi non desiderabili, i sensi di colpa, la tristezza, in quanto l’assunzione di cibo produce un immediato un senso di benessere e rilassamento a cui tuttavia seguono un abbassamento del livello di benessere psicofisico, una rinuncia a cercare altri stimoli gratificanti e un abbandono di altre attività.

La semplice vista di cibo appetitoso può indurre in questi individui un maggior incremento dei livelli soggettivi di fame e di desiderio di assunzione, con impossibilità a resistere all’impulso e con la sensazione che solo in questo modo si possa raggiungere un appagamento e un grado accettabile di benessere, non diversamente e ulteriormente rinviabile.

Esistono dei fattori scatenanti?

Numerosi sono gli studi per comprendere innanzitutto se all’origine vi siano fattori genetici, neuroendocrini, evolutivi ed affettivi o sociali. Di certo, sembrerebbe che un ruolo importante sia giocato da difficili e traumatizzanti esperienze di vita infantile, dalla presenza di disturbi depressivi nei genitori, dalla tendenza all’obesità e dalla ripetuta esposizione a commenti negativi riguardo forma, peso e modalità di alimentazione.

Eventi che portano il soggetto “vittima” – molto di frequente depressa – a trovare conforto, contemporaneamente, anche in altre dipendenze quali l’etilismo, la tossicodipendenza, l’autolesionismo, la cleptomania e la promiscuità sessuale.
 
Il Presidente MDC, Francesco Luongo, particolarmente sensibile alla tematica dell’obesità e dei disturbi alimentari in genere, ha infatti rilevato come “il Binge Eating Disorder sia un fenomeno meno conosciuto ma sicuramente serio e grave al pari di anoressia e bulimia, di diabete giovanile e altri disturbi legali alla nutrizione, al punto da colpire ben  il 2-3% della popolazione adulta, con importante incidenza non solo sulla popolazione nazionale ma su tutta quella mondiale. Il disturbo inoltre, colpendo maggiormente tra i 35 e i 50 anni di età, grava notevolmente anche sul sistema sanitario nazionale, già fortemente colpito e in sofferenza dall’attuale situazione pandemica mondiale. Non va infatti trascurato il significativo dato che, tale patologia, verrebbe trattata – mostrando un modesto miglioramento – principalmente attraverso terapie farmacologiche con antidepressivi e pericolose cure dimagranti”.
 
In una società sempre più attenta alla forma fisica e ossessionata dalla finta perfezione, nella quale chi non risponde a determinati canoni di bellezza si vede tristemente tagliato fuori, finendo inevitabilmente per non accettarsi così com’è,  appare allora sempre più importante preparare e consapevolizzare i giovani (ma non solo), dell’importanza di un bagaglio informativo e conoscitivo sufficientemente adeguato per destreggiarsi tra i messaggi ambigui e fuorvianti  di cui la rete e il mondo virtuale sono sopraffatti e sovraccarichi, per trovare  la propria strada e diventare ogni giorno di più consumatori e fruitori consapevoli, ovvero cittadini che scelgono e non si lasciano “condizionare passivamente” da condizionamenti esterni.
 

Fonte: www.consumerangels.org

 

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