A un anno dall'inizio della pandemia di COVID-19, bambini e adolescenti di tutto il mondo hanno perso in media 74 giorni di istruzione ciascuno, più di un terzo dell’anno scolastico medio globale di 190 giorni. È quanto emerge dai dati diffusi oggi da Save the Children, l’Organizzazione internazionale che da oltre 100 anni lotta per salvare i bambini a rischio e garantire loro un futuro, in occasione dell’anniversario della pandemia di Covid 19.
A livello globale, si stima che 112 miliardi di giorni di istruzione[1] siano stati persi complessivamente e che siano stati i bambini più poveri del mondo a essere colpiti in modo sproporzionato. Una nuova analisi, condotta a livello internazionale dall'Organizzazione sui dati di 194 Paesi e diverse regioni, mostra che i minori in America Latina, nei Caraibi e nell'Asia meridionale hanno perso quasi il triplo dell'istruzione dei coetanei dell'Europa occidentale.
“Quasi un anno dopo la dichiarazione ufficiale della pandemia globale, centinaia di milioni di bambini e adolescenti rimangono fuori dalla scuola. La più grande emergenza educativa della storia ha ampliato il divario tra i Paesi e all'interno dei Paesi stessi, come quello tra le famiglie più ricche e quelle più povere, tra i bambini che abitano nelle aree urbane e quelle rurali, tra i rifugiati o sfollati e le popolazioni ospitanti, tra i minori con disabilità e quelli senza. È necessario agire in modo strutturato e globale, per garantire che non siano i più piccoli a pagare il prezzo di questa pandemia", ha dichiarato Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children Italia.
L’analisi su alcuni capoluoghi evidenzia un’Italia a diverse velocità
Anche in Italia Save the Children, ad un anno dal primo lockdown generale, ha analizzato i dati rispetto alla frequenza in presenza degli alunni delle scuole di ogni ordine e grado. Senza voler essere esaustiva, l’analisi ha preso in considerazione 8 capoluoghi di provincia. Con l’obiettivo non di fare una classifica di merito, ma fotografare la situazione ad oggi, anche in vista di nuovi possibili provvedimenti di chiusura delle scuole, a fronte dell’aggravarsi della situazione sanitaria. Dall’analisi condotta emerge come gli studenti si siano trovati a frequentare i loro istituti scolastici anche per molto meno della metà dei giorni teoricamente previsti. Nel corrente anno scolastico, da settembre 2020 a fine febbraio 2021, i bambini delle scuole dell’infanzia a Bari, per esempio, hanno potuto frequentare di persona 48 giorni sui 107 previsti, contro i loro coetanei di Milano che sono stati in aula tutti i 112 giorni in calendario. Gli studenti delle scuole medie a Napoli sono andati a scuola 42 giorni su 97 mentre quelli di Roma sono stati in presenza per tutti i 108 giorni previsti. Per quanto riguarda le scuole superiori, i ragazzi e le ragazze di Reggio Calabria hanno potuto partecipare di persona alle lezioni in aula per 35,5 giorni contro i 97 del calendario, i loro coetanei di Firenze sono andati a scuola 75,1 giorni su 106.
La tabella con i dati sui giorni di scuola in presenza rispetto a quelli previsti dal calendario per le città di Milano, Roma, Napoli, Bari, Reggio Calabria, Torino, Palermo e Firenze è disponibile al link: https://we.tl/t-XqnUhRVaHL .
La pandemia che lo scorso anno ha costretto gli studenti a interrompere bruscamente la loro presenza a scuola tre mesi prima della conclusione dell’anno scolastico, ha duramente segnato anche nel 2020/21 la loro possibilità di frequentare le aule scolastiche.
I dati evidenziano forti differenze fra le città, legate all’andamento del rischio di contagio così come alle differenti scelte amministrative. I numeri rilevati si riferiscono alle giornate scolastiche vissute in presenza, evidenziando quei territori dove gli studenti hanno fruito di periodi più lunghi di didattica a distanza, con le difficoltà che questo ha comportato in termini di accessibilità e per la perdita di opportunità relazionali dirette tra pari e con i docenti.
“Sappiamo bene quanto le diseguaglianze territoriali abbiano condizionato in Italia, già prima della pandemia, la povertà educativa dei bambini, delle bambine e dei ragazzi – ha dichiarato Raffaela Milano, Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children - a causa di gravi divari nella offerta di servizi per la prima infanzia, tempo pieno, mense, servizi educativi extrascolastici. Ora anche il numero di giorni in cui le scuole, dall’infanzia alle superiori, hanno garantito l’apertura nel corso della seconda ondata Covid mostra una fotografia dell’Italia fortemente diseguale, e rivela come proprio alcune tra le regioni particolarmente colpite dalla dispersione scolastica già prima della pandemia siano quelle in cui si è assicurato il minor tempo scuola in presenza per i bambini e i ragazzi. Il rischio è dunque quello di un ulteriore ampliamento delle diseguaglianze educative”.
“Questi dati non possono lasciare indifferenti. Anche alla luce dei nuovi sviluppi della pandemia – ha proseguito Raffaela Milano - occorre mettere la scuola concretamente al primo posto, facendo ogni possibile sforzo per assicurare la prevenzione e la tutela della salute per gli studenti ed il personale scolastico e mantenere le scuole aperte in sicurezza, ricorrendo alla didattica a distanza solo nei casi di acclarata impossibilità di proseguire le lezioni in aula. Allo stesso tempo, è necessario predisporre programmi e risorse che sin da subito e nel medio e lungo periodo – compreso il periodo estivo – consentano ai bambini e ai ragazzi dei contesti più deprivati che hanno subìto più a lungo periodo la lontananza dalla scuola e le maggiori difficoltà nella didattica a distanza di poter superare questo gap di apprendimento e di socialità. La scuola non può essere lasciata da sola di fronte a questa sfida, ed è essenziale il coinvolgimento di tutte le risorse civiche e associative dei territori, con lo sviluppo dei patti educativi di comunità. Nel momento in cui tutte le categorie del Paese denunciano, comprensibilmente, la perdita di fatturato economico del proprio settore, occorre prestare attenzione ad una perdita meno visibile nell’immediato, ma estremamente grave per il futuro di intere generazioni”.
Un quadro confermato dal vissuto e dalle emozioni provate nell’anno trascorso dalle ragazze e ragazzi beneficiari del progetto Fuoriclasse di Save the Children per il contrasto della dispersione scolastica, raccolte in un significativo video diffuso oggi dall’Organizzazione.
Diversi studi internazionali hanno rilevato la gravità della perdita di apprendimento causata dalla chiusura delle scuole e il rischio concreto, in assenza di interventi mirati, di una perdita secca di 0,6 anni di scuola e di un aumento fino al 25% della quota di bambini della scuola secondaria inferiore al di sotto del livello minimo competenze. Le perdite sono maggiori tra gli studenti provenienti da famiglie meno istruite, a conferma delle preoccupazioni per l’iniquità dell’impatto della pandemia sui bambini e sulle famiglie. L’Ocse e la Banca Mondiale hanno stimato gli effetti economici di questa perdita di apprendimento, valutando che l'impatto economico condurrà a una contrazione del PIL dei Paesi in media dell'1,5% nel resto del secolo.
E’ necessario poter disporre quanto prima anche in Italia di un quadro dettagliato e preciso relativo alla perdita di apprendimento, con un sistema di monitoraggio che consenta di rilevare le assenze prolungate, dalla didattica in presenza e a distanza, per avere dati certi sull’impatto educativo che l’emergenza in corso sta provocando nel Paese e agire tempestivamente per raggiungere gli studenti più in difficoltà, con un intervento precoce che preveda un piano individualizzato per il supporto e il recupero degli apprendimenti.
L’analisi internazionale e i rischi connessi al mancato accesso all’educazione
La chiusura delle scuole è iniziata nel febbraio 2020, l'11 marzo è stata dichiarata la pandemia, spingendo il 91% degli studenti del mondo ad abbandonare le aule nel mezzo dell’anno scolastico.
A livello globale, la differenza nei giorni di istruzione persi dai bambini e ragazzi che vivono nelle diverse aree geografiche diventa drammaticamente chiara: in America Latina, nei Caraibi e in Asia meridionale, i minori hanno trascorso 110 giorni senza alcuna istruzione, in Medio Oriente 80 giorni, nell'Africa subsahariana 69, nell'Asia orientale e nel Pacifico 47, in Europa e nell'Asia centrale 45 giorni, in Europa occidentale 38.
Oltre alla perdita di apprendimento, bambini e adolescenti che non vanno a scuola sono esposti a un rischio maggiore di lavoro minorile, matrimoni precoci e altre forme di abuso e hanno maggiori probabilità di essere intrappolati in un ciclo di povertà per le generazioni a venire. Si stima che la pandemia globale spingerà altri 2,5 milioni di ragazze al matrimonio precoce entro il 2025.
Ci sono state enormi discrepanze nell'accesso all'apprendimento anche nelle nazioni più ricche durante la pandemia. Gli studenti negli Stati Uniti, ad esempio, sono più disconnessi da Internet rispetto agli studenti di altri Paesi ad alto reddito, il che probabilmente ha influito sul loro accesso all'apprendimento remoto. Solo due Paesi dell'UE hanno livelli di accesso a Internet inferiori rispetto agli Stati Uniti: Bulgaria e Romania. All'inizio della pandemia, oltre 15 milioni di studenti, dall'asilo alle superiori delle scuole pubbliche statunitensi, non avevano Internet adeguato per l'apprendimento a distanza a casa. Anche altri Paesi più ricchi hanno lottato per fornire uguali alternative online per l'apprendimento scolastico. In Norvegia, mentre quasi tutti i giovani tra i 9 ei 18 anni hanno accesso a uno smartphone, il 30 per cento non ha accesso a un PC a casa. Nei Paesi Bassi, un bambino su cinque non ha un PC o un tablet per l'apprendimento da remoto.
“È necessario che a livello globale i governi e i donatori agiscano immediatamente per prevenire un impatto irreversibile sulla vita di milioni di bambini che potrebbero non tornare più a scuola. È necessario garantire che tutti i minori non solo possano tornare a scuola in modo sicuro e inclusivo, ma anche che siano riconosciute loro tutte le risorse necessarie per sostenerli nel rientro a scuola, sia per un recupero degli apprendimenti sia per consentire loro la ripresa della socialità che è fondamentale per la loro età. Con l'introduzione dei vaccini, c'è la speranza che si possa vincere la battaglia contro il virus, se tutti i paesi potranno accedervi. Ma perderemo la guerra contro la pandemia se non garantiremo che i bambini e gli adolescenti abbiano un’educazione, accesso ai servizi sanitari, ad una alimentazione adeguata e siano protetti.” conclude Daniela Fatarella.
La risposta di Save the Children alla pandemia
In risposta all'epidemia di COVID-19 e all'impatto sull'istruzione, Save the Children fornisce materiali per l'apprendimento a distanza, come libri e kit per l'apprendimento a casa, lavorando a stretto contatto con i governi e gli insegnanti per fornire lezioni e supporto tramite radio, televisione, telefono, social media e app di messaggistica. L’Organizzazione si sta pure assicurando che bambini e adolescenti siano al sicuro a casa e non perdano i pasti o i kit per l'igiene mestruale che normalmente ricevono a scuola. Inoltre, fornisce una guida ai genitori e ad altri operatori sanitari per garantire che abbiano le giuste informazioni su come sostenere l'apprendimento e il benessere dei propri figli a casa.
Save the Children sta anche collaborando con le autorità educative per aiutare a pianificare il ritorno sicuro a scuola, lavorando con e per conto dei bambini per garantire che i responsabili delle decisioni siano consapevoli delle loro preoccupazioni.
In Italia, sin dall’inizio della crisi Save the Children ha rimodulato e potenziato le attività sul territorio per rimanere al fianco di bambine, bambini e adolescenti e delle loro famiglie, intercettando e rispondendo, in rete con associazioni partner territoriali, a vecchi e nuovi bisogni emersi nel corso della pandemia, con interventi di sostegno materiale alle famiglie, distribuzione di tablet e connessioni, sostegno alle scuole e sostegno educativo e psicosociale per bambine, bambini e adolescenti. Nei primi sei mesi dall’avvio del programma (giugno-dicembre 2020) sono state raggiunte e sostenute oltre 66 mila persone, tra bambini, bambine, famiglie e docenti in tutta Italia. Dall’inizio dell’emergenza ad oggi, tramite le due iniziative “Non da Soli” e “Riscriviamo il Futuro” sono stati raggiunti oltre 141 mila bambini, bambine, famiglie e docenti.
Le voci dei bambini e degli adolescenti
Santiago, 13 anni, frequenta una scuola per minori con ipoacusie profonde sostenuta da Save the Children in Venezuela. La scuola è chiusa dall'inizio della pandemia. Ha detto: “Ciò che mi fa sentire triste, preoccupato e spaventato è il non poter tornare tra i banchi, perché mi piace la scuola. La gente mi capisce lì. Quando non posso andare in aula, piango e voglio solo dormire. Quello che vorrei dire ai bambini nel mondo che si sentono tristi, spaventati o preoccupati è che sono miei amici. E che non sono soli".
Jonathan *, 15 anni, è un attivista per i diritti dei bambini di Save the Children in un campo profughi in Uganda, come molti minori ha perso la scuola nell'ultimo anno. È preoccupato per i suoi amici che, con la chiusura, hanno abbandonato definitivamente la scuola e che ha visto finire a lavorare e, nel caso delle ragazze, incinte o costrette a matrimoni precoci. Ha detto: “Mi sento male quando gli altri bambini non vanno a scuola. Perché senza istruzione nessuno può avere successo. Se non si va a scuola, tutto sarà difficile, si rimarrà per sempre analfabeti".
Platone aveva pensato di affidare il governo ai filosofi: in questa repubblica non c’era spazio per i poeti, astratti cantori privi di virtù che, con un termine moderno, potremmo definire civiche.
Varie sono state le città ideali: da Campanella a Tommaso Moro ai falansteri ottocenteschi.
Ogni volta che si tenta di dare un ordinamento totalizzante alla società uscendo fuori dalla teoria si arriva a dei disastri: le società direttamente affiliate ad un pensiero filosofico, religioso o ideologico sono stati sempre dei fallimenti. Si va dalla cupa atmosfera della Firenze Savonaroliana all’orrore della Cambogia dei Khmer, dove anche i matrimoni erano affidati alle scelte del partito e dove il crimine, basato sulla necessità di sradicare il vecchio mondo, ha dominato sovrano.
Magari se oggi avessimo il filosofo Agamben a capo del governo rifiuteremmo la scienza e i vaccini: molto meglio politici che, pur tra mille contraddizioni, sono costretti ad ascoltare scienziati e virologi.
Passiamo ai poeti di cui parla Arminio: io non credo affatto che essi possano essere dei legislatori speciali, che abbiano un’intelligenza politica e sociale superiore a quella degli altri uomini. Facciamo qualche esempio contemporaneo: D’Annunzio credeva al superomismo che ha favorito con la sua azione un regime totalitario che Mussolini ha saputo poi costruire. L’antisemitismo di Ezra Pound era più vicino alla filosofia nazista che a quella fascista: alla grandezza del poeta corrispondeva la sua assoluta follia politica che rintracciava negli ebrei la causa di ogni male del mondo e identificava la parola “ebreo” con quella di “usuraio”.
A sinistra Pablo Neruda e Nazim Hikmet furono stalinisti così come i surrealisti francesi guardavano con simpatia, da un punto di vista stalinista o trotskista, l’Unione Sovietica delle purghe e dei campi di concentramento. Bertolt Brecht combatté tenacemente contro il nazismo, ma scelse di andare ad abitare nella Berlino comunista dove lo spionaggio poliziesco raggiunse il culmine.
Non c’è necessità di mettere un poeta nel governo, ma di avere governanti consapevoli, preparati e nello stesso tempo eticamente affidabili.
In una società come la nostra dove la poesia ha assunto un ruolo assolutamente marginale, dove il più piccolo dei cantautori ha una visibilità assolutamente superiore a quella del più grande poeta, i poeti servono ad altro. Alle parole effimere che scorrono negli schermi televisivi e sui social, la poesia contrappone lo scandaglio che tenta di comprendere le ragioni del nostro essere e del nostro percepire.
I grandi temi archetipici come l’amore, la morte, il tempo, la contemplazione della natura sono tematiche fondamentali della poesia anche se quest’ultima può benissimo affrontare problematiche sociali e storiche. La poesia è il luogo della parola che permane, che interroga, che si deposita nel nostro io più profondo: essa assume un valore antropologico più che sociologico.
Non si tratta di mettere un poeta nel governo ma di fare in modo che le nostre librerie non siano riempite solo di gialli, horror e fantasy: che una rubrica culturale del Tg1 dell’una e trenta domenicale, “Billy”, si accorga che esiste anche la poesia. Il mondo può andare avanti anche senza la poesia, ma senza la poesia è molto più povero. La poesia trascende le figure dei poeti spesso narcisisti, egotici, inconcludenti e confusi: ma quando leggiamo i loro testi andiamo ben oltre la loro piccola autobiografia e ci misuriamo con le domande e le questioni del nostro essere nel mondo.
di Umberto Piersanti
È passato un anno dal primo lockdown e dall’inizio della crisi sanitaria, che ha colpito la nostra salute, le nostre abitudini, il modo di stare con gli altri e di vivere insieme. Anche le celebrazioni, come quelle della Giornata dei Giusti dell’umanità, sono cambiate radicalmente. I Giardini non possono più ospitare studenti e cittadini come in passato, lo spazio reale si è trasferito nel virtuale, ma nonostante questo la Giornata continua ad essere una data importante per riflettere sui valori dei Giusti e sulle tematiche del tempo presente.
La crisi sanitaria ha posto ognuno di noi di fronte a scelte che possono cambiare le sorti dell’intero pianeta: il destino individuale è infatti legato, oggi più che mai, a quello dell’umanità. Possiamo essere artefici di un nuovo inizio che avrà ripercussioni nella vita di tutti. Il ruolo della responsabilità globale è sempre più centrale. Ne abbiamo parlato riguardo ai cambiamenti climatici e al ruolo degli scienziati, come l’americano Wallace Broecker, rimasti purtroppo inascoltati per decenni, e lo facciamo oggi con ancora più convinzione. Le sfide del presente, anche nell’emergenza sanitaria, ci dimostrano che siamo tutti parte di una sola umanità, e che solo insieme possiamo superare le crisi.
Fin dall’inizio della pandemia è risultato evidente come il virus abbia abbia anche esacerbato crisi e situazioni già drammatiche e delicate.
Lo abbiamo visto nei campi profughi, tra i dannati della Terra, nell’aumento delle diseguaglianze sociali anche fra i Paesi più sviluppati, nella ricaduta della crisi sulla questione di genere, nei nuovi autoritarismi e totalitarismi, nell'indebolimento delle democrazie, nella limitazione di diritti e libertà. Allo stesso tempo, il Coronavirus ci ha fatto riflettere sull’importanza della conoscenza e sul diritto alla stessa, in un legame imprescindibile tra democrazia e informazione.
Fin dall’inizio, ci siamo detti che il "mondo dopo il Coronavirus” non sarebbe stato lo stesso. Lo status quo precedente non è più sostenibile: non lo sono i modelli economici, che hanno causato gran parte del danno ambientale e delle diseguaglianze sociali che oggi mettono a rischio il pianeta, né le politiche nazionalistiche, che in molti Paesi hanno dimostrato di essere totalmente inadatte ad affrontare sfide universali.
La democrazia che le generazioni precedenti ci hanno "regalato", non possiamo darla per scontata, dobbiamo invece essere coscienti che diritti e libertà sono in pericolo e sta ad ognuno di noi il compito di proteggerli. Questo è ancor più necessario in una situazione di pandemia mondiale che rischia di indebolire le istituzioni sociali e favorire comportamenti autoritari e conflitti tra gli Stati. I Giusti, in questo senso, insegnano che nulla è predestinato, ma che le scelte individuali possono cambiare la direzione della Storia. Perché l’umanità possa scegliere nel modo migliore, ci vogliono dei grandi esempi che ci indichino la strada da percorrere.
Ci sono storie che, seppure del passato, sono emblematiche delle ferite già aperte e delle contraddizioni che l’arrivo del Covid ha aggravato e portato all’attenzione globale. Sono storie di difensori della vita, dei diritti e delle libertà, sanciti anche grazie alla democrazia, che da questo momento storico potrà uscire rafforzata o irrimediabilmente danneggiata. Ecco perché, in linea con queste considerazioni, il tema di questa Giornata dei Giusti 2021 scelto dall'Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano sarà “Per una nuova Umanità. L’esempio dei Giusti nel mondo segnato dal Covid”.
"Forse mai come in questi tempi i temi della difesa della democrazia e della prevenzione dei genocidi e di nuove atrocità di massa sono intrecciati tra di loro. Per questo, dopo aver formulato tre proposte concrete alla Commissione Esteri della Camera dei deputati, vogliamo fare di questa Giornata dei Giusti un momento di educazione alla responsabilità democratica del cittadino, valorizzando gli esempi migliori del nostro tempo che possiamo prendere come riferimento da diverse parti del mondo", ha dichiarato Gabriele Nissim, presidente di Gariwo.
Al Giardino di Milano poseremo quindi nuove targhe per Dag Hammarskjöld, il Segretario generale delle Nazioni Unite Premio Nobel per la pace che perse la vita nel corso di una missione per risolvere la crisi congolese e che fece della difesa di democrazia e pace il suo scopo come uomo e come politico; Carlo Urbani, il medico italiano, da tempo impegnato in una battaglia per la diffusione dei medicinali essenziali, che per primo identificò e classificò la SARS, comunicò al governo e all’OMS la gravità della situazione riuscendo a convincerli ad adottare misure di quarantena e salvando migliaia di vite a costo della propria; Liu Xiaobo e Liu Xia, il Premio nobel per la pace cinese e la sua compagna che si sono spesi per l'instaurazione di un'autentica democrazia in Cina e in favore del diritto ad esprimere il proprio pensiero, rinunciando per questo alla libertà; Ruth Bader Ginsburg, la giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti, seconda donna nella storia americana a ricoprire quella carica e la prima esponente femminile della comunità ebraica a far parte della Corte, che è stata una tenace sostenitrice della parità uomo-donna e ha dato un grande contributo all'affermazione dei diritti delle donne negli USA.
In ottemperanza alle norme anti-Covid, la cerimonia sarà esclusivamente in diretta streaming su YouTube e vedrà la partecipazione dei rappresentanti dell’Associazione per il Giardino dei Giusti di Milano e dei nuovi Giusti onorati
Il 5 marzo si terrà a Roma il convegno “INTELLIGENZA ARTIFICIALE, ROBOTICA E MACCHINE INTELLIGENTI: RICADUTE ETICHE E SOCIALI” L’Intelligenza Artificiale è una delle tecnologie che sta trasformando la nostra società e molti aspetti della nostra vita quotidiana. Ha già prodotto molti effetti benefici e può essere sorgente di considerevole prosperità economica. Tuttavia, pone problemi riguardanti, in varia misura, l’occupazione, la riservatezza dei dati, la “privacy”, la violazione di valori etici e la fiducia nei risultati. Problematiche simili, con riferimento a problemi occupazionali, di sicurezza e di possibile violazione di valori etici, si pongono anche per quanto riguarda le trasformazioni che avvengono nella società a seguito dello sviluppo, intimamente connesso a quello dell’AI, dei metodi della robotica e dell’automazione della produzione industriale.
Di seguito il programma dell’evento:
9.00 Saluto della Presidenza dell’Accademia dei Lincei
9.15 Sergio CARRÀ (Linceo, Politecnico di Milano): Apertura dei lavori - Chi ha paura di Ada Lovelace Byron
9.45 Antonio BICCHI (Istituto Italiano di Tecnologia e Università di Pisa): Verso la persona aumentata: tecnologia ed etica delle sinergie bioniche
10.25 Luigia CARLUCCI (Sapienza Università di Roma): Verso un’intelligenza artificiale affidabile e utile 11.05 Maurizio CORBETTA (Università di Padova): Il ruolo dell’attività spontanea nell’architettura funzionale del cervello e nella cognizione
11.45 Riccardo ZECCHINA (Università Bocconi, Milano): I problemi aperti e le potenzialità dell'apprendimento automatico
12.25 Tommaso DORIGO (INFN, Padova): L'intelligenza artificiale per la ricerca in fisica fondamentale: presente e futuro 13.05 Discussione
14.30 Paolo ROCCO (Politecnico di Milano): Collaborazione intelligente tra uomo e robot nella fabbrica del futuro
15.10 Francesca ROSSI (IBM, Usa): Pensiero lento, veloce, ed etico in intelligenza artificiale
15.50 Massimo MORBIDELLI (Linceo, ETH - Politecnico di Milano): Machine learning nelle biotecnologie: produzione di proteine terapeutiche
16.30 Rita CUCCHIARA (Università di Modena e Reggio Emilia): Deep learning nella visione e nel linguaggio 17.10 Giuseppe MASCHIO (Università di Padova): “Early warning detection systems” per l’analisi della diffusione virale
17.50 Discussione e conclusione dei lavori
I lavori si svolgeranno in videoconferenza ZOOM e potranno essere seguiti dal pubblico in streaming. Il link sarà disponibile sul sito dei Lincei la mattina del convegno. Quanti, durante i lavori, intendano intervenire alla discussione potranno inviare le domande con una email alla Segreteria del convegno, che le trasmetterà ai relatori.
'MABASTA', Movimento AntiBullismo Animato da STudenti Adolescenti, e' tra le realta' vincitrici del fondo Youth-Led che ActionAid ha lanciato a dicembre 2020 per sostenere iniziative di risposta all'emergenza Covid-19 guidate da giovani. Sono stati selezionati 15 progetti, tra cui '1000 a 0 - sport vince bullismo perde', grazie al quale i ragazzi e le ragazze di MABASTA porteranno il loro modello di contrasto al bullismo in tre scuole della provincia di Lecce. In linea con il progetto '1000 a 0 - sport vince bullismo perde', i ragazzi di MABASTA hanno deciso di dare vita alla prima 'Giornata nazionale sport vs bullismo', un giorno in cui tutto il mondo dello sport si unisce come fosse un'unica grande squadra per far sentire la propria voce nell'affermare che lo sport si schiera sempre e comunque contro ogni forma di bullismo e cyberbullismo fra giovani.
La 'Giornata Nazionale sport vs bullismo' viene celebrata oggi e, data la particolare situazione esistente, si realizza totalmente online, sui social network e sul web. Campioni, giocatori, sportivi, federazioni, squadre, ma anche semplici cittadini, giovani e non, possono pubblicare post, immagini e video col chiaro intento di far passare il messaggio che Sport batte Bullismo 1000 a 0.
I ragazzi di MABASTA, capitanati dal team leader Mirko Cazzato, hanno realizzato e pubblicato un'apposita pagina sul web dedicata alla giornata ( www.1000a0.org/sport_vs_bullismo) nella quale sono riportati i tanti compagni di squadra, come il Comitato Italiano Paralimpico, Sport e Salute (Coni), 30 Federazioni nazionali, la Lega Calcio Serie B, la Lega Volley Serie A e tante squadre e team.
"Siamo elettrizzati- commenta Mirko- il modo in cui il grande mondo dello sport italiano ha dimostrato vicinanza e collaborazione al nostro progetto ci ha letteralmente scioccati e, allo stesso tempo, caricati con un'energia incredibile. Vedere tanti Presidenti di Comitati e Federazioni Nazionali che scrivono, si complimentano e dichiarano sostegno a dei 'ragazzini' come noi, ci fanno pensare che c'e' davvero del buono nel mondo e che anche per noi giovani c'e' la speranza di essere ascoltati e di contribuire, nel nostro piccolo, a creare cambiamento e innovazione. Ci stiamo augurando che siano in tanti ad aderire alla Giornata, anche semplici ragazze e ragazzi come noi che fanno sentire la loro voce e vicinanza al tema".
"Iniziative come queste sono fondamentali per far si' che le scuole siano sicure, eque e inclusive- commenta Corinne Reier, Community Engagement Officer di ActionAid- e si inseriscono appieno nella visione e nell'approccio di ActionAid. I nostri progetti e le nostre iniziative supportano in particolare la voce dei e delle giovani, le iniziative direttamente ideate e coordinate da loro, per costruire delle alternative dal basso a bisogni che non trovano soluzioni o responsabilita' anche del mondo adulto. Il tema del contrasto alle discriminazioni e alle violenze a scuola e' oggetto del nostro progetto Youth for Love, cosi' abbiamo costruito con MABASTA una sinergia che speriamo sia duratura ed efficace".
Il prossimo appuntamento condiviso tra ActionAid e MABASTA sara' l'evento finale del progetto Youth for Love, che si terra' in parte in modalita' on-line e in parte off-line, il 9 e 10 marzo prossimi. Anche ActionAid e' infatti impegnata in prima linea per prevenire e contrastare violenze e discriminazioni a scuola, grazie al progetto Youth for Love, co-finanziato dal programma REC dell'Unione Europea che ha sviluppato un intenso programma educativo nelle scuole superiori di quattro Paesi europei (Italia, Grecia, Belgio e Romania).
Inoltre, uno degli strumenti efficaci per raggiungere migliaia di giovani in Italia, anche in periodo di pandemia, e' stato il webgame di progetto.
Nell'ambito di Youth for Love e' stata infine realizzata un'indagine che ha coinvolto circa 150 ragazze e ragazzi di 3 scuole superiori di Milano dai 14 ai 19 anni con l'obiettivo di mappare bisogni e risorse ma anche conoscenze e attitudini dei e delle giovani riguardo alla violenza di genere. L'indagine ha mostrato chiaramente che bullismo e cyberbullismo sono le due forme di violenza comuni a tutte le scuole e che atti di violenza fisica e psicologica vengono compiuti a causa di caratteristiche fisiche (73,3% dei e delle rispondenti), orientamento sessuale (67,1%) e sesso (57,1%). Gli atti di violenza che si verificano piu' spesso sono dare nomignoli, insultare e spettegolare e mettere in giro voci su qualcuno, mentre tra i primi tre comportamenti identificati come violenza troviamo picchiare qualcuno, fotografare o riprendere qualcuno durante il rapporto sessuale e diffondere le immagini e insultare. La violenza avviene sia dentro (in particolare corridoi/cortile, bagni della scuola e le classi) che fuori dalla scuola (parchi, piazze e in generale nei luoghi dove i/le giovani si incontrano).
Particolarmente significativo anche il fatto che ben il 55% dei ragazzi e delle ragazze non sa a chi rivolgersi (persone o servizi di supporto) in caso di violenza all'interno della scuola (61,2% nel caso in cui si tratti di persone o servizi esterni).
(Red/Dire)
Ogni settimana, per un mese, sui social del ministero dell'Istruzione scuole, studenti e docenti racconteranno il cammino verso il Dantedi', la Giornata nazionale dedicata a Dante Alighieri, prevista per il prossimo 25 marzo.
L'inizio e' stato con 'La GraphiCommedia', la rappresentazione di alcuni canti dell'Inferno realizzata da una classe dell'Istituto Tecnico 'G. Falcone' di Gallarate (VA). Si proseguira', poi, con D.A.8, 'Dante Alighieri 8', il droide che interpreta i versi del sommo poeta, creato, grazie al coding e alla robotica, dalle studentesse e dagli studenti dell'Istituto Tecnico 'G. Russo' di Paterno', in provincia di Catania.
Sara' possibile partecipare al racconto, postando il proprio contributo con l'hashtag #Dantedi' e taggando il profilo Instagram del ministero dell'Istruzione, @ministeroistruzione fino al 25 marzo, Giornata nazionale dedicata a Dante.
Nelle 5 fasce delle linee guida del Piano Recovery è necessario lavorare trasversalmente per impostare politiche attive di gender mainstreaming per gestire la fase della ripresa non solo attraverso il piano straordinario di investimenti ma anche mediante opportune scelte di regolazione del lavoro e dell’impresa. La necessità di transitare da forme indifferenziate di protezione delle produzioni a meccanismi selettivi in favore di quelle che hanno i fondamentali idonei a consentirne la sopravvivenza e la crescita è indispensabile per l’occupazione femminile contrastando le sirene dei sostenitori dell’assistenzialismo senza limiti. Sviluppando anche progetti di economia circolare e sussidiaria in un sistema integrativo dei servizi.
L’obiettivo anche se in un secondo tempo è la riforma degli ammortizzatori sociali, che la complessità della realtà si è sempre incaricata di mettere in discussione, ma subito bisogna far funzionare l’accompagnamento al lavoro di disoccupati/e e inoccupati/e attraverso i servizi di riqualificazione professionale liberamente scelti dal beneficiario/a e remunerati a risultato. Così come la auspicabile volontà di rinnovamento dei metodi e contenuti pedagogici dell’istruzione pubblica necessaria per superare ogni valutazione da parte di molti docenti che usano il principio della libertà educativa per coprire l’autoreferenzialità corporativa.E soprattutto per riordinare gli orientamenti degli studi STEM sia per i giovani e per le giovani donne che comportano anche un aggiornamento degli stessi docenti.
Il nodo della produttività è indispensabile per sbloccare un vecchio modello contrattuale che si esaurisce nella dimensione nazionale per definizione egualitaria e indipendente dai parametri misurabili solo in azienda e, al più, nei diversi territori. La visione coraggiosamente sussidiaria del vecchio contratto dei metalmeccanici, in sede di rinnovo, si è dovuta arrendere al ritorno dell’aumento centralizzato per assenza di un contesto ad essa favorevole là dove la riproposizione di una incentivazione fiscale semplice e automatica per tutti gli incrementi salariali decisi dagli accordi di prossimità può sostenere il lavoro femminile. Così come l’estensione dei fondi bilaterali per colmare il deficit di congedi parentali usando la bilateralità come sussidiarietà tra lavoratrici e lavoratori posto che la questione congedi non è solo di genere femminile ma anche maschile.
Necessario intervenire con politiche di sostegno alla disabilità sia nel lavoro che nella vita consapevoli che le donne con disabilità sono invisibili perché le rare politiche di genere non influenzano la loro condizione e le politiche sulla disabilità non tengono conto del genere; non sono mai considerate in relazione alla femminilità , alla maternità , alla genitorialità , detengono il più alto tasso di non impiego e sono più spesso escluse dai sistemi educativi; sono normalmente dissuase dall’avere figli; a loro il più alto tasso di violenze ed abusi subiti.
Sul versante previdenziale esaurita “quota 100”, si deve introdurre una flessibilità strutturale del sistema previdenziale per evitare lo “scalone” e corrispondere al ricambio generazionale che la crisi pandemica e la digitalizzazione hanno evidenziato. Servono norme semplici e generalizzate come accade in Europa soprattutto per le lavoratrici per recuperare il deficit contributivo mancato dalle pause del lavoro dovute alle pause per la cura dei figli e degli anziani.
Alessandra Servidori
Lo scorso maggio, è stata avviata un’indagine di ricerca su scala nazionale (dal titolo “La vita degli studenti universitari al tempo del Covid-19”) attraverso una survey online, al fine di far emergere la condizione di vita degli studenti universitari durante la fase 1 dell’emergenza sanitaria. Hanno risposto all’indagine oltre 16.000 studenti. In un’ottica partecipativa, andare a comprendere le opinioni e le condizioni di vita degli studenti (soprattutto di quelli in situazioni di maggiore fragilità e vulnerabilità, come gli studenti con disabilità e/o Dsa), ha permesso di fornire elementi utili per gli sviluppi del sistema universitario.
La ricerca è stata condotta da 6 giovani ricercatori universitari: Giuseppe Monteduro dell’Università degli studi del Molise, Sara Nanetti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Davide Ruggieri dell’Università di Bologna, Michele Bertani dell’Università di Verona, Livia Petti dell’Università degli studi del Molise e Matteo Moscatelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano all’interno di un progetto di ricerca del Prof. Fabio Ferrucci (Univrsità del Molise).
Dalla ricerca emerge la presenza di forti disugualianze (1 su 10 non ha un device o rete internet fissa, quasi 2 su 10 non avevano uno spazio adeguato in termini abitativi), 1 su 3 si è sentito depresso durante la fase del lockdown. Per alcuni studenti tornare in preseza è la via preferenziale (42%), per altri (20%) meglio la didattica a distanza (perchp lavoratori, già genitori, distanti dalla sede accademica). Per gli studenti disabili la didattica a distanza è una importante opportunità (color che frequentano poco gli spazi accademici), per altri (frequentanti assidui) la didattica a distanza, se non correttamente integrata con la vita comunitaria accademica, rappresenta un rischio che porta ad una perdita del proprio circuito relazionale “tra pari”.
Le norme di contenimento del covid hanno quindi fatto emergere una popolazione studebtesca molto frammentata che esprime richieste di risposta al diritto allo studio significativamente differenziate. In tal senso le politiche pubbliche per l’università devono tenere conto della frammentata condizione studentesca e delle relative differenziate aspettative.
I dati sono stati raccolti in un volume dal titolo “Sotto Esame. La vita degli studenti universitari al tempo del Covid-19”, curato da Giuseppe Monteduro ed edito per Erickson.
Auguri di buon compleanno al poeta e scrittore Umberto Piersanti, per i suoi 80 anni. Piersanti debutta con La breve stagione nel 1967 a 26 anni, nel 94 vince il Premio Nazionale Letterario Pisa e - dopo una serie di altri premi per la poesia - nel 2016 vince il premio Ponte di legno poesia; dirige la rivista di letteratura contemporanea e creatività Pelagos ed è editorialista di Angelipress. Candidato al Nobel per la Letteratura nel 2005, è considerato tra i più grandi poeti italiani contemporanei.
Laura Pausini trionfa con Io sì (Seen), frutto della collaborazione con Diane Warren e Nicolò Agliardi. Il brano è la colonna sonora del film La vita davanti a sé, del regista Edoardo Ponti con (la madre) Sophia Loren, disponibile sulla piattaforma a pagamento Netflix. Si tratta di un adattamento del romanzo omonimo del 1975 scritto dal francese Romain Gary, già portato sul grande schermo con un film nel 1977.
La trama del libro: Il pomeriggio del 3 dicembre del 1980, Romain Gary si recò da Charvet, in place Vendôme a Parigi, e acquistò una vestaglia di seta rossa. Aveva deciso di ammazzarsi con un colpo di pistola alla testa e, per delicatezza verso il prossimo, aveva pensato di indossare una vestaglia di quel colore perché il sangue non si notasse troppo.
Nella sua casa di rue du Bac sistemò tutto con cura, gli oggetti personali, la pistola, la vestaglia. Poi prese un biglietto e vi scrisse: «Nessun rapporto con Jean Seberg. I patiti dei cuori infranti sono pregati di rivolgersi altrove». L'anno prima Jean Seberg, la sua ex moglie, l'attrice americana, l'adolescente triste di Bonjour tristesse, era stata trovata nuda, sbronza e morta dentro una macchina. Aveva 40 anni. Si erano sposati nel 1962, 24 anni lei, il doppio lui. Il colpo di pistola con cui Romain Gary si uccise la notte del 3 dicembre 1980 fece scalpore nella società letteraria parigina, ma non giunse completamente inaspettato. Eroe di guerra, diplomatico, viaggiatore, cineasta, tombeur de femmes, vincitore di un Goncourt, Gary era considerato un sopravvissuto, un romanziere a fine corsa, senza più nulla da dire.
In un’intervista realizzata da La Repubblica, Pierpaolo Bombardieri spiega i fattori necessari sui luoghi di lavoro per fronteggiare la pandemia e proteggere ai lavoratori.
Sì alle vaccinazioni nelle fabbriche e a tutte le iniziative che possano “accelerare le operazioni per tutta la popolazione”. Il leader della Uil Pierpaolo Bombardieri rivendica anzi una “primogenitura” sindacale della proposta lanciata ieri dalle pagine di Repubblica dal presidente di Confindustria Carlo Bonomi: “In occasione dell’incontro con il ministro del Lavoro, il 14 febbraio, era stato anzi proprio Casasco, il segretario della Confapi, a proporlo a Orlando”.
Sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori e delle loro famiglie quindi non ci sono divergenze tra sindacati e organizzazioni imprenditoriali?
“Penso che la convergenza su questo progetto dimostri che le parti sociali sono disposte a fare la propria parte nella gestione dell’emergenza, e che sia il momento di metterci seduti intorno a un tavolo con il governo. Ad oggi ancora i vaccini non ci sono, ma prima o poi arriveranno, e a quel punto dobbiamo farci trovare pronti per distribuirli il prima possibile a tutta la popolazione”.
I protocolli per la sicurezza nei posti di lavoro stanno funzionando?
“Sono stati accordi molto complicati, ricordo di aver lasciato il tavolo più volte durante le trattative, ma ritengo che alla fine sul tema della sicurezza le parti sociali abbiamo mostrato la capacità di interpretare i bisogni del Paese. Ma rimane aperta la questione dei precari: c’è differenza tra le condizioni di lavoro di una fabbrica con una forte presenza sindacale e quelle dei posti di lavoro dove non c’è sindacato e i lavoratori sono sfruttati. A Bologna abbiamo provveduto noi ai tamponi per i rider. Il problema della sicurezza e della prevenzione per i precari e per chi fa un “lavoretto” va affrontato con il governo”.
Anche la questione della sicurezza di chi lavora in smart working finora non è stata affrontata.
“Lì c’è anche una questione dell’organizzazione del lavoro: perché lo smart working diventi volano dello sviluppo noi pensiamo che possa ragionare in termini di valutazione della produttività sulla base del raggiungimento degli obiettivi, e non più dell’orario di lavoro. E quindi si potrebbe prospettare anche una riduzione dell’orario di lavoro, a parità di retribuzione”.
Come in Spagna, con la riduzione della settimana lavorativa da quattro a cinque giorni?
“No, il criterio deve essere quello del raggiungimento degli obiettivi, con orario variabile, facendo anche a meno di timbrare il cartellino, come già è avvenuto in alcune aziende. E’ una strada perseguibile, ogni settore potrebbe poi declinarla secondo le proprie esigenzecerto non deve diventare una strada perché poi il datore di lavoro riduca i salari”.
La convergenza di vedute con le organizzazioni datoriali si ferma alla sicurezza. Sul blocco ai licenziamenti Confindustria è disposta al massimo ad accettare una proroga selettiva.
“Noi diciamo che in questa situazione, in attesa di definire la riforma degli ammortizzatori sociali e le politiche attive del lavoro, il blocco dei licenziamenti serve a garantire ai lavoratori e alle lavoratrici la tranquillità per attraversare questo periodo pesante. Inoltre gli ammortizzatori straordinari sono sostenuti dal programma Ue Sure, che si è esaurito, si sta discutendo se rifinanziarlo. Noi riteniamo che il governo italiano debba sostenere la scelta di farlo diventare stabile”.
La riforma degli ammortizzatori sociali richiederà del tempo. Quali sono le vostre proposte?
“Noi sosteniamo che sia necessario provvedere a una copertura per tutti i lavoratori, ma non attraverso un ammortizzatore universale, perché la riforma va effettuata alla luce di due principi, quello assicurativo e quello solidaristico, e quindi deve esserci per tutti, compresi gli autonomi iscritti alle casse, un contributo da parte dei settori di provenienza, altrimenti il rischio è che si scarichi tutto sulla fiscalità generale, il che non significa rafforzare il sistema degli ammortizzatori sociali, ma indebolirlo. Poi semmai si può anche pensare a un sistema simile a quello del bonus/malus per le aree in cui non ci sia la capacità di intervenire. Il confronto con il governo deve iniziare subito”.
Anche sulle politiche attive verrà aperto un tavolo. Si parla di riformare il sistema dell’Anpal.
“Penso che tutti oggi partano dal presupposto che sia necessario investire sulle politiche attive, e quindi sulla formazione e riqualificazione, per aiutare chi ha perso il lavoro a trovarne un altro. Ma questo deve anche significare non disperdere quello che si è fatto finora: abbiamo dei professionisti selezionati per gestire le politiche attive, i navigator, che tra l’altro sono anche pochi rispetto al personale che viene impiegato in questi servizi nel resto dell’Europa. Farli andar via sarebbe un grave errore”.
I tavoli da aprire sono diversi. Voi siete stati convocati da Draghi già in sede di consultazione, e da Orlando prima ancora del giuramento. Un segno di attenzione che vi rende fiduciosi nel dialogo con il nuovo governo?
“Io sono cauto, perché in una situazione così drammatica aspetto di verificare quali saranno le effettive politiche economiche e sociali del governo. Abbiamo apprezzato che Draghi ci abbia convocato subito, ma il giudizio è sospeso. Ogni giorno ascoltiamo lavoratori e lavoratrici che hanno perso la speranza nel futuro, per se stessi e per i propri figli, che non riescono a trovare uno sbocco professionale, e quindi non riesco ad essere ottimista. Spero che le teorie di Draghi siano quelle del professor Caffè, e non quelle delle politiche di austerità e del patto di stabilità”.
Articolo Di Rosaria Amato per la Repubblica
"Pablo", la nuova serie animata in partenza su Rai Yoyo lunedì 1° marzo, tutti i giorni, alle 18. Il cartoon, che ha già nel cassetto una nomination ai BAFTA, è già disponibile su RaiPlay anche in inglese e ciascun episodio viene trasmesso in replica alle 9.35 del mattino successivo. Il titolo racconta una storia di inclusività che trasforma la diversità in un punto di forza, una chiave per affrontare ogni difficoltà.
Ne è protagonista un bambino autistico, Pablo, che coltiva l’amore per il disegno ed è circondato da una serie di personaggi inventati che ne alimentano fantasia e creatività. Giorno dopo giorno, Pablo e i suoi amici ‘speciali’ sono alle prese con piccole e grandi sfide che diventano altrettante avventure di gruppo.
Ogni episodio del cartone animato affronta, infatti, un tassello di quotidianità che vede Pablo imbattersi in problemi che nascono da una mancata comprensione. L’immaginazione si fa motore per trasferire tutti i problemi dal piano del reale al piano della fantasia, nel quale gli animali che il protagonista fa uscire dalla sua matita colorata sono compagni e aiutanti.
Come aspetti della sua personalità, le varie creature inventate dal bimbo fanno da supporto e incentivo non solo a Pablo ma a tutti i bambini che vivono la sua stessa condizione. Ecco, quindi la topolina timida e determinata Linda, la giraffa super intelligente Raffa e il caparbio uccellino Frullo. Una fantasiosa tribù che regala gli strumenti per sciogliere anche i nodi più difficili.
Con ‘Pablo’ la Rai continua nel suo impegno di servizio pubblico verso tutti proponendo storie semplici, coinvolgenti e di grande impatto formativo. Perché la presunta ‘differenza’ del protagonista è solo una carta speciale che gli permette di condividere le sue storie con il mondo che lo circonda. E di sentirsi, forse, un po’ meno solo.