Finalmente se n’è andato. Chi? Ovviamente il nefasto 2020, con il suo carico di sofferenza e morte e con il primato di averci fatto provare un’emozione che avremmo volentieri evitato: quella della privazione della libertà, emozione nota ai miei genitori che hanno vissuto la guerra e totalmente sconosciuta a me e a tutti quelli che appartengono alla mia e alle successive generazioni. Per la cronaca, ricordo come un trauma la ora risibile (o quasi) privazione della libertà di movimento legata all’austerity nei primi anni ’70, che limitò le possibilità di spostamento e mi impedì di salire a bordo della mia 500 la domenica. Ma mai ho vissuto prima del 2020 la sensazione oscura di un sostantivo evocativo come “coprifuoco”. Come molti altri, forse tutti o quasi, ho vissuto con un senso di liberazione la fine dell’anno vecchio e l’inizio del nuovo. Dal mio punto di vista di professionista della TV, la prima cosa che ho analizzato sono i dati dell’ascolto televisivo. Sono dati utili per cercare di capire come hanno vissuto questo “passaggio di consegne” gli italiani, almeno quelli che guardano la televisione (con le nuove regole dell’Auditel, anche quelli che guardano i programmi televisivi su computer, tablet o smartphone).
Il 31 dicembre, la fine non dell’incubo della pandemia, che purtroppo durerà ancora, ma dal cui de sac di un anno la cui unica nota positiva è stata la fruttuosa corsa al vaccino, è segnata dal grande ascolto del discorso del presidente della Repubblica: Con 15 milioni 272 mila 170 spettatori, il discorso di fine anno del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è stato quello più seguito dal 1986, da quando cioè sono iniziate le rilevazioni dell'Auditel. Lo share complessivo (il discorso come è noto è a reti unificate) è stato del 64,95 per cento con 15 milioni di telespettatori. 5 milioni e quasi 5 punti di share più del 2019. Ricordo che il discorso è stato seguito su Raiuno, Raidue, Raitre, Rainews 24 (9.675.227 sulla RAI), Canale 5, Retequattro, Tgcom 24, La7; Tv2000 e Sky Tg 24. Un grande ascolto in un momento in cui le parole del presidente hanno fatto bene a un’umanità dolente che ha vissuto sotto la costrizione di regolamenti ferrei ma necessari quello che per decenni era stato un momento di festa.
A proposito di feste e festeggiamenti, grande successo di Amadeus e Gianni Morandi dopo le immancabili polemiche di rito… Anche se inserito in uno studio un po’ claustrofobico ma con una motivazione condivisibile, il pericolo del contagio, lo show di fine anno è andato molto bene. Dalle 20.30 alle 20.44 31,7% con 7.443.000 spettatori (presentazione L'ANNO CHE VERRA' ). Dalle 20.51 alle 21.01 28,1 lo show vero e proprio con 6.608.000, dalle 21.01 alle 24.54, 33,9% con 8.152.000 e dalle 24.54 alle 25.59 31,0% con 3.857.000. E l’anno scorso come era andato? Nel 2019 L’Anno che Verrà ha conquistato 4.772.000 spettatori pari al 30.4% di share dalle 20.53 alle 24.56, e 2.840.000 spettatori (31.8%) dalle 24.59 alle 25.59. Insomma, la fine e l’inizio sono segnati da grandi numeri. C’entra il gradimento ma non può non avere una responsabilità il fatto che tutti gli italiani, telespettatori e non, erano chiusi in casa. Passiamo al 1 gennaio, il Capodanno vero e proprio.
Dopo i trionfi dell’ultimo dell’anno su Raiuno lascia la bocca un po’ amara il 17% con 3.848.000 Spettatori di “Danza con me” di Roberto bolle. Mega show ma non mega ascolto, soprattutto se consideriamo che “I soliti ignoti” nella versione VIP subito prima ha fatto il 22,4 con 5.856.000 spettatori. Una spiegazione c’è. Anche se ammiccano al pop, gli show di Bolle non rinunciano (probabilmente è costituzionalmente impossibile) ad avere dei momenti “alti”. E in TV vige la regola degli opposti: alto chiama basso (ascolto) e basso chiama alto (sempre ascolto). Regola che naturalmente ha delle eccezioni. Non troppe, però. “Natale a cinque stelle” su Canale cinque si accontenta del 12,6 con 2.871.000. Non c’è altro di particolare da notare Tra i film e i telefilm delle altre reti. Sfidando il rischio del conflitto di interessi, segnalo che su RAI 2 la replica in seconda serata (esattamente alle 24:27) della puntata di “O Anche No” dedicata al rapporto tra il generale de Gaulle e la piccola Anne, la figlia con la sindrome di Down, è stata vista da 189.000 spettatori per l’1,9% di share. Un buon risultato per noi che abbiamo scritto e realizzato la trasmissione e una conferma della regola sull’alto e il basso di cui abbiamo parlato sopra. Da questo momento in poi, a tutto 2021!!!!!
Il Ministro dello Sport vincenzo Spadafora, tramite Facebook, ha voluto riprendere e commentare la lunga intervista di questa mattina della Gazzetta dello Sport a Papa Francesco: "'Per divertirci bastava una pelota de trapo'. I ricordi di Papa Francesco e i valori più profondi e belli dello sport nella lunga intervista, quasi un’enciclica laica, che il Pontefice ha rilasciato oggi alla Gazzetta dello Sport. Un vero regalo inaspettato per iniziare al meglio questo 2021.
Lo sport dei grandi campioni, da Bartali a Maradona. Ma non solo. Lo sport come metafora di vita e come via ascetica per dare il meglio di sé: la costruzione di un mondo migliore.
L’importanza della sconfitta, non solo della vittoria. Quel senso unico e raro che ci può regalare una manifestazione sportiva. Quel senso di appartenenza, di festa e di unione “come se il mondo fosse appeso a quell’istante”. Il dovere di coltivare il proprio talento, con impegno e sacrificio. La bellezza dello sport paralimpico e l’importanza dell’inclusione.
Papa Francesco richiama l’enciclica “Fratelli tutti” per riflettere sull’imponente business intorno allo sport e sull’importanza di mettere la persona prima di tutto. Le Sue parole così autentiche e sincere ci riportano all’essenza dello sport e della vita, dove è sempre “meglio una sconfitta pulita che una vittoria sporca”.
Molto su cui riflettere, moltissimo su cui costruire nei prossimi mesi".
Articolo: di Simone Bernabei per tuttomercatoweb.com
Articolo di Ben Van Duppen e Yvan Brys pubblicato sul sito del periodico Solidaire (Belgio) il 30 ottobre 2020, liberamente tradotto da Marta Pistilli.
A fine agosto scorso, il primo ministro [ungherese] Viktor Orbán ha pronunciato un discorso durante l’inaugurazione di un monumento che commemora la fine della Prima Guerra Mondiale. Ha colto l’occasione di questa cerimonia per fare riferimento a uno dei suoi cavalli di battaglia: ha chiamato l’Europa Centrale a difendere “i valori e i princìpi cristiani” e ha dichiarato di unirsi alla Polonia in qualità di leader, definendo il suo Paese come “portabandiera”.
Orbán stesso si era opposto ad una convenzione del Consiglio d’Europa nel 2015, che chiedeva alla Commissione Europea di contrastare le discriminazioni verso la comunità LGBT+: secondo lui, queste persone non hanno nessun posto nella società cristiana conservatrice che lui e i suoi simili auspicano.
I “centri di conversione”
Uno degli assi portanti della “guida” che intende essere la Polonia è una politica che rende la vita praticamente impossibile alle persone LGBT+, anche qui, in nome di “valori cristiani” e con il sostegno della Chiesa Cattolica. Il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha espresso il suo sostegno, in occasione di un programma radiofonico, a un progetto dei vescovi cattolici volto a creare speciali “centri di conversione” per le persone LGBT+. Questi centri avrebbero il compito di gestire le terapie per coloro che vogliono ritrovare il loro “orientamento sessuale naturale”.
Le terapie di conversione sono pericolose. Un recente studio olandese indica come questo tipo di psicoterapia abbia effetti negativi sul benessere psichico e sulla vita privata e sociale delle persone che la seguono.
Nel 2018 il Parlamento Europeo ha invitato gli Stati membri a vietare tali terapie, opinione condivisa dalle Nazioni Unite, che definiscono queste pratiche come disumane. Attualmente, nei Paesi Bassi come anche in Belgio, questo tipo di terapia non è ancora vietata.
I responsabili politici del governo polacco non fanno mistero nell’esprimere la loro avversione nei confronti di coloro che hanno un orientamento o un’identità di genere diversa. Il 20 agosto 2020 il primo ministro polacco Mateusz Morawiecki ha nominato un nuovo ministro degli affari esteri, Zbigniew Rau, professore di diritto ed ex governatore provinciale. Rau parla volentieri di “ideologia LGBT+” che ha descritto su Facebook come una “civiltà della morte anticristiana”.
Zone libere dalle persone LGBT
Andrzej Duda, il presidente polacco recentemente rieletto, ha promesso di vietare i matrimoni omosessuali, l’adozione da parte di persone omosessuali e l’insegnamento LGBT-inclusivo nelle scuole.
Ovviamente si è anche opposto alla liberalizzazione del matrimonio delle coppie omosessuali, e alla possibilità di adottare dei bambini. Questo divieto è inserito nella Costituzione polacca, che prevede che il matrimonio non possa avvenire che tra uomo e donna.
Duda ha qualificato i diritti LGBT+ come “un’ideologia più distruttiva del comunismo”. Le conseguenze di questa affermazione non sono irrilevanti: il governo polacco ha recentemente annunciato di voler limitare l’educazione sessuale, affinché i bambini smettano di essere “pervertiti” dalla masturbazione e dall’omosessualità.
Nel 2019, ottanta enti locali e regionali si sono dichiarati “zona libera dalle persone LGBT”. I bar gay e le manifestazioni come il Gay Pride sono vietati. Ciò fa sì che da un po’ di tempo queste manifestazioni siano bersaglio dell’estrema destra polacca. Le “zone libere dalle persone LGBT” ricordano il regime di apartheid del Sudafrica, con le sue zone riservate ai “bianchi” e le altre riservate ai “non bianchi”.
In un paese situato nel cuore dell’Unione Europea, questa nuova discriminazione istituzionale è sempre più ampia. Le autorità locali ricevono un sostegno economico da parte del governo nazionale per resistere alla pressione internazionale.
Dove c’è l’oppressione, c’è anche solidarietà
Dove c’è l’oppressione, c’è anche resistenza e solidarietà. È il caso della Polonia. Il gruppo Stop Bzdurom (“Stop alla follia”) ha decorato il 7 agosto scorso alcuni monumenti di Varsavia con delle bandiere arcobaleno, simbolo internazionale della solidarietà LGBT+, e questo gesto ha dato luogo all’arresto di quarantotto militanti. Il giorno successivo, diverse migliaia di persone scendevano per strada per protestare contro tale repressione.
In occasione della presentazione di giuramento del presidente Duda, i membri dell’opposizione indossavano mascherine arcobaleno. Jakub e David, una giovane coppia omosessuale, hanno deciso di partecipare alla lotta contro il coronavirus, pur esprimendo la loro opposizione all’omofobia; a tal fine, hanno realizzato le proprie mascherine con i colori dell’arcobaleno e le hanno distribuite agli abitanti di Gdańsk, Gdynia e Sopot.
L’opposizione alla politica omofobica attualmente in vigore in Polonia beneficia del sostegno internazionale, soprattutto in Belgio, dove il 19 agosto alcune persone LGBT+ si sono riunite nella rotonda Schuman di Bruxelles per esprimere la loro solidarietà nei confronti dei loro omologhi polacchi.
Il Vlaams Belang apprezza l’approccio reazionario polacco
Quando la Commissione degli affari esteri ha approvato una proposta di risoluzione che invitasse il governo belga a condannare le zone libere dalle persone LGBT della Polonia, il Vlaams Belang [partito fiammingo di destra, n.d.r.] si è astenuto. Non si tratta di negligenza politica. Questa astensione cela una visione politica omofobica e transfobica radicata nel partito fin dalla sua creazione.
Il programma ufficiale del partito non dice nulla riguardo i diritti delle persone LGBT+; tuttavia, la posizione omofobica e transfobica del partito è stata rapidamente confermata poco dopo le elezioni da due nuovi eletti del Vlaams Belang: Filip Brusselmans e Dominiek Sneppe.
Filip Brusselmans ha confermato la sua posizione fino a quel momento, ossia che le persone transessuali e LGBTI saranno sempre anormali. Ha espresso le sue perplessità sul fatto che “la procreazione e l’amore possano essere due cose distinte”. Dominic Sneppe ha dichiarato dal canto suo: “La famiglia tradizionale rimane la pietra miliare della nostra società”. Tom van Grieken si è affrettato a spegnere questi fuochi, anche se ciò non ha impedito al grande pubblico di constatare che la nuova generazione del Vlaams Belang abbia le stesse opinioni sulla sessualità e il genere dei suoi predecessori.
Testo originale: L’extrême droite n’aime pas les droits des personnes LGBT+
Articolo: https://www.gionata.org/
"Quest'anno - annuncia Natale Puleo, presidente dell'associazione Amici dei Magi organizzatrice del tradizionale corteo -, causa Covid, la processione mercoledì 6 Gennaio sarà in forma ridotta e limitata ai soli tre re Magi all'interno della chiesa, al termine della Messa delle 11, celebrata dal Vescovo ausiliare Mons. Paolo Martinelli, anch'egli francescano Cappuccino. I doni saranno lasciati davanti al Presepe vivente ai piedi dell'altare. Il globo di 'Pane in Piazza' sarà dunque benedetto due volte, perché il 5 celebrerà a Sant'Eustorgio anche il nostro arcivescovo Mons. Mario Delpini".
Cesare Marinoni, erede della storica famiglia di panificatori meneghini e organizzatore di 'Pane in Piazza', ha ideato il Globo di pane per l'esposizione artistica "WePlanet -100 globi per un futuro sostenibile" che si terrà nel 2021, e sarà messo all'asta per raccogliere fondi destinati ai progetti dei Cappuccini Missionari di Milano.
Il Globo fatto dei pani tipici di tutte le Regioni italiane che partecipano a 'Pane in piazza', ha un diametro di 1,70 mt ed è frutto della preziosa collaborazione delle panificatrici Laura Gioacchini e Milena Pizzochero.
Spiega Marinoni: “Il pane è l'alimento simbolo di fraternità e viene prodotto con tanto sacrificio, rappresenta dunque i valori dell'amore e del dono, importanti per tutta l'umanità".
Commenta Fra Marino Pacchioni, Direttore del Centro Missionario di piazzale Cimitero Maggiore 5: "Il globo di 'Pane in piazza' porterà gli auguri dei nostri missionari alla città per un nuovo anno nel nome del Signore Gesù, del Suo comandamento "Amatevi l'un l'altro come io ho amato voi". Questa è anche la speranza più autentica e salvifica".
"Augurandoci - conclude Marinoni - che a Maggio 'Pane in piazza' possa tornare davanti al Duomo più grande e generoso che mai".
'Pane in piazza', evento nato molti anni fa per iniziativa del padre di Cesare Marinoni, Antonio, ormai 'mitico' presidente dei panificatori, che ha rappresentato anche a livello internazionale, nella recente edizione dei Cappuccini Missionari di Milano ha lo scopo di raccogliere offerte per la costruzione di un panificio industriale in Etiopia, a Dire Dawa, nella diocesi di Harar, dove manca il lavoro e c'è povertà. Grazie alle donazioni, è già stato attivato un piccolo forno che permette di distribuire pane in diverse istituzioni locali dedicate a orfani e indigenti e dove si tengono corsi di arte bianca per preparare futuri artigiani.
Evento online | 8 gennaio h.20:00 | Presentazione del saggio "RaccontAbili. Domande e risposte sulle disabilità"
A poco più di un mese dalla sua pubblicazione, la presentazione di “RaccontAbili. Domande e risposte sulle disabilità” edito con la casa editrice Erickson Live, nel mese di novembre 2020.
L’opera attraverso una narrazione finalmente corale e polifonica, raccoglie le voci rappresentative di tutta la comunità coinvolta nel vivere le tante forme di disabilità, anche quelle imputabili alle mancanze di un modello culturale che non riesce ancora ad accogliere tutti e tutte. L’intento è quello di cambiare la narrazione dei e sui disabili.
Nella sua seconda prova letteraria, Zoe Rondini si rivolge alla stessa comunità protagonista delle sue interviste: persone con disabilità, famiglie, insegnanti ed educatori, giornalisti, scrittori, pedagogisti, psicologi, medici, studenti, amanti del teatro e del cinema, attori, registi e autori.
Con l’auspicio che questo testo allarghi pian piano, lì dove giunge, la comunità abile nel raccontare, che insomma ogni lettore e lettrice diventi a sua volta una o uno dei possibili, futuri… RaccontAbili!
La presentazione sarà in diretta streaming sui seguenti canali:
https://www.facebook.com/ZoeRondiniAutrice
https://www.facebook.com/festivalfuoriposto
https://www.youtube.com/watch?v=drRQ9UEzOW4&feature=youtu.be
Alcuni tra i passaggi più significativi del discorso di fine anno del presidente Sergio Mattarella: "La pandemia che stiamo affrontando mette a rischio le nostre esistenze, ferisce il nostro modo di vivere. Vorremmo tornare a essere immersi in realtà e in esperienze che ci sono consuete. Ad avere ospedali non investiti dall'emergenza. Scuole e Università aperte, per i nostri bambini e i nostri giovani. Anziani non più isolati per necessità e precauzione. Fabbriche, teatri, ristoranti, negozi pienamente funzionanti. Trasporti regolari. Normali contatti con i Paesi a noi vicini e con i più lontani, con i quali abbiamo costruito relazioni in tutti questi anni. Aspiriamo a riappropriarci della nostra vita".
"Il virus, sconosciuto e imprevedibile, ci ha colpito prima di ogni altro Paese europeo. L'inizio del tunnel. Con la drammatica contabilità dei contagi, delle morti. Le immagini delle strade e delle piazze deserte. Le tante solitudini. Il pensiero straziante di chi moriva senza avere accanto i propri cari. L'arrivo dell'estate ha portato con sé l'illusione dello scampato pericolo, un diffuso rilassamento. Con il desiderio, comprensibile, di ricominciare a vivere come prima, di porre tra parentesi questo incubo. Poi, a settembre, la seconda offensiva del virus. Prima nei Paesi vicini a noi, e poi qui, in Italia. Ancora contagi - siamo oltre due milioni - ancora vittime, ancora dolore che si rinnova. Mentre continua l'impegno generoso di medici e operatori sanitari. Il mondo è stato colpito duramente. Ovunque. Anche l'Italia ha pagato un prezzo molto alto".
"La pandemia ha scavato solchi profondi nelle nostre vite, nella nostra società. Ha acuito fragilità del passato. Ha aggravato vecchie diseguaglianze e ne ha generate di nuove. La pandemia ha seminato un senso di smarrimento: pone in discussione prospettive di vita. Basti pensare alla previsione di un calo ulteriore delle nascite, spia dell'incertezza che il virus ha insinuato nella nostra comunità. È questa la realtà, che bisogna riconoscere e affrontare. Nello stesso tempo sono emersi segnali importanti, che incoraggiano una speranza concreta. Perché non prevalga la paura e perché le preoccupazioni possano trasformarsi nell'energia necessaria per ricostruire, per ripartire".
"Mai un vaccino è stato realizzato in così poco tempo. Mai l'Unione europea si è assunta un compito così rilevante per i propri cittadini. Per il vaccino si è formata, anche con il contributo dei ricercatori italiani, un'alleanza mondiale della scienza e della ricerca, sorretta da un imponente sostegno politico e finanziario che ne ha moltiplicato la velocità di individuazione. La scienza ci offre l'arma più forte, prevalendo su ignoranza e pregiudizi. Ora a tutti e ovunque, senza distinzioni, dovrà essere consentito di vaccinarsi gratuitamente: perché è giusto e perché necessario per la sicurezza comune. Vaccinarsi è una scelta di responsabilità, un dovere. Tanto più per chi opera a contatto con i malati e le persone più fragili. Di fronte a una malattia così fortemente contagiosa, che provoca tante morti, è necessario tutelare la propria salute ed è doveroso proteggere quella degli altri, familiari, amici, colleghi. Io mi vaccinerò appena possibile, dopo le categorie che, essendo a rischio maggiore, debbono avere la precedenza. Il vaccino e le iniziative dell'Unione Europea sono due vettori decisivi della nostra rinascita. L'Unione europea è stata capace di compiere un balzo in avanti. Ha prevalso l'Europa dei valori comuni e dei cittadini. Non era scontato".
"Cambiamo ciò che va cambiato, rimettendoci coraggiosamente in gioco. Lo dobbiamo a noi stessi, lo dobbiamo alle giovani generazioni. Ognuno faccia la propria parte. La pandemia ci ha fatto riscoprire e comprendere quanto siamo legati agli altri; quanto ciascuno di noi dipenda dagli altri. Come abbiamo veduto, la solidarietà è tornata a mostrarsi base necessaria della convivenza e della società. Solidarietà internazionale. Solidarietà in Europa. Solidarietà all'interno delle nostre comunità. Il 2021 deve essere l'anno della sconfitta del virus e il primo della ripresa. Un anno in cui ciascuno di noi è chiamato anche all'impegno di ricambiare quanto ricevuto con gesti gratuiti, spesso da sconosciuti. Da persone che hanno posto la stessa loro vita in gioco per la nostra, come è accaduto con tanti medici e operatori sanitari. Ci siamo ritrovati nei gesti concreti di molti. Hanno manifestato una fraternità che si nutre non di parole bensì di umanità, che prescinde dall'origine di ognuno di noi, dalla cultura di ognuno e dalla sua condizione sociale. È lo spirito autentico della Repubblica. La fiducia di cui abbiamo bisogno si costruisce così: tenendo connesse le responsabilità delle istituzioni con i sentimenti delle persone".
"Non viviamo in una parentesi della storia. Questo è tempo di costruttori. I prossimi mesi rappresentano un passaggio decisivo per uscire dall'emergenza e per porre le basi di una stagione nuova. Non sono ammesse distrazioni. Non si deve perdere tempo. Non vanno sprecate energie e opportunità per inseguire illusori vantaggi di parte. È questo quel che i cittadini si attendono. La sfida che è dinanzi a quanti rivestono ruoli dirigenziali nei vari ambiti, e davanti a tutti noi, richiama l'unità morale e civile degli italiani. Non si tratta di annullare le diversità di idee, di ruoli, di interessi ma di realizzare quella convergenza di fondo che ha permesso al nostro Paese di superare momenti storici di grande, talvolta drammatica, difficoltà. L'Italia ha le carte in regola per riuscire in questa impresa".
"Esprimo un ringraziamento a Papa Francesco per il suo magistero e per l'affetto che trasmette al popolo italiano, facendosi testimone di speranza e di giustizia. A lui rivolgo l'augurio più sincero per l'anno che inizia. Vorrei infine dare atto a tutti voi - con un ringraziamento particolarmente intenso - dei sacrifici fatti in questi mesi con senso di responsabilità. E vorrei sottolineare l'importanza di mantenere le precauzioni raccomandate fintanto che la campagna vaccinale non avrà definitivamente sconfitto la pandemia".
In questa giornata che celebra l’importanza del Braille per l’integrazione e l’autonomia dei non vedenti e che quest’anno ricorre nel pieno di una gravissima pandemia mondiale
L’UNIONE ITALIANA CIECHI E IPOVEDENTI DENUNCIA:
Le persone con disabilità visiva sono tra le più esposte al contagio perché è soprattutto attraverso il tatto che possono interagire con il mondo e compiere gli atti fondamentali della vita
Chiediamo al Ministro Speranza e al Commissario Arcuri massima attenzione e priorità nell’accesso alla vaccinazione per le persone non vedenti ormai allo stremo dopo mesi di emergenza
In occasione del 4 gennaio, data di nascita di Louis Braille, si celebra la Giornata Mondiale dell’alfabeto Braille: un sistema inventato nel 1829 che ha cambiato completamente il modo di vivere di milioni di persone con disabilità visiva, e che ancora oggi è indispensabile per scrivere, leggere e comunicare.
L’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti, l’organizzazione nazionale che rappresenta le istanze di circa 2 milioni di cittadini ciechi assoluti e ipovedenti, coglie l’occasione di questa importante ricorrenza per richiamare l’attenzione sullo stato di emergenza in cui versano le persone con disabilità visiva nel corso della pandemia, chiedendo massima attenzione e impegno alle Istituzioni del Paese.
“I disabili visivi – commenta Mario Barbuto, Presidente dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti – sono tra le persone rese più esposte al rischio di contagio, così come confermato anche da documenti ufficiali dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.Pensiamo infatti che per un cieco o un ipovedente il tatto è il principale veicolo di esplorazione e interazione con il mondo esterno, ed essenziale per muoversi nello spazio, studiare a distanza, lavorare, acquistare beni di necessità, evitare pericoli, come dimostra anche l’adozione ormai universale del sistema Braille basato appunto su punti in rilievo percepibili solo al tatto. Ne consegue che sono proprio i ciechi tra i soggetti più esposti al rischio virus e che necessitano di priorità e attenzione particolare in questa fase di programmazione degli accessi alla vaccinazione. A questo riguardo – prosegue Barbuto - come Unione siamo anche disponibili a mettere a disposizione le nostre strutture capillari sul territorio e la nostra conoscenza delle problematiche dei non vedenti per studiare le modalità più opportune per provvedere al più presto alla loro vaccinazione, sia pure nel rispetto delle priorità già definite.”.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che nel mondo vi siano 1.3 miliardi di persone con problemi visivi, di cui 36 milioni affette da cecità totale. Per il non vedente, il sistema braille, basato su 6 punti in rilievo che possono combinarsi e corrispondere a lettere dell’alfabeto, numeri, segni di interpunzione, simboli matematici, informatici, musicali e chimici, è lo strumento imprescindibile per la sua autonomia e integrazione nel tessuto sociale, scolastico, lavorativo e culturale di qualsiasi comunità.
UN IMPORTANTE PROGETTO PER LA VALORIZZAZIONE E IL RILANCIO DELLA CULTURA MINORITARIA ARBËRESHE NEL MERIDIONE D’ITALIA COORDINATO DALLA FONDAZIONE UNIVERSITARIA UNICAL “F. SOLANO” CON LA PARTECIPAZIONE DI CINQUE ATENEI ITALIANI (CALABRIA, PALERMO, SALENTO, VENEZIA-CA’ FOSCARI E MILANO “STATALE”)
TRASMESSA IN QUESTI GIORNI ALLA COMMISSIONE NAZIONALE UNESCO LA PROPOSTA DI CANDIDATURA DELLA CULTURA IMMATERIALE DEGLI ALBANESI D’ITALIA A PATRIMONIO UNIVERSALE.
A nome di un nutrito gruppo di lavoro costituito da illustri studiosi e da numerosi detentori e praticanti, è stata presentata in questigiorni alla Commissione Nazionale “UNESCO” dalla Fondazione universitaria UNICAL “Francesco Solano”, che ho l’onore di presiedere e che ha coordinato i lavori, la candidatura della culturaimmateriale degli albanesi d’italia a patrimonio universale.
La Fondazione Solano, pur tra le difficoltà imposte dalla crisipandemica, ha portato avanti e ha coordinato un lungo lavoro di ricognizione sul campo per individuare questa rete di tradizioni rituali che stato realizzato grazie alla collaborazione attiva di numerosi detentori e praticanti di tali elementi rituali, espressione di organizzazioni, gruppi e persone di varia estrazione sociale e culturale che nelle loro quaranta lettere di adesione auspicano che venga ora finalmente riconosciuto la peculiarità di questo loro ricco patrimonio che rappresenta il vero bene comune dell’Arbëria, sinora sostanzialmente ignorato dalle istituzioni e salvaguardato sinora solo grazie all’impegno diretto dei gruppi di praticanti e alla tenacia delle comunità interessate.
La proposta, denominata “Moti i Madh” (“Tempo Grande”), punta a iscrivere nel Registro delle Buone Pratiche della Convenzione per la Salvaguardia del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Unesco un insieme di pratiche cerimoniali ed eventi di tipo performativo (musicale, coreutico, teatrale etc.) a cui si accompagnano saperi di stampo tradizionale che rientrano nell’originario ciclo delle feste della primavera e propongono nelle diverse comunità italo-albanesi eventi che attualizzano temi e motivi arcaici di straordinaria suggestione.
Queste pratiche sono vive presso gli Arbëreshë (Albanesi d’Italia), comunità linguistica minoritaria di origine albanese storicamente presente da circa sei secoli in 50 comunità in sette regioni (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia) della Penisola italiana, riconosciuta dalla legge quadro nazionale n. 482/1999 “Norme di in materia di tutela delle minoranze linguistiche e storiche”.
La proposta, avviata e sostenuta dall’azione di ricerca e sensibilizzazione promossa dalle cattedre universitarie di Albanologia dell’Università della Calabria e di Palermo, è stata perfezionata e resa funzionale grazie al concorso di un’equipe interdisciplinare, coordinata dalla Fondazione Solano e formata da studiosi di Albanologia, di Antropologia, di Etnomusicologia e di Storia delle culture afferenti alle Università della Calabria, di Palermo, del Salento, di Venezia e Milano “Statale”, oltre che da esperti giuristi e informatici: si tratta di Matteo Mandalà, Nicola Scaldaferri, Monica Genesin, Eugenio Imbriani, Giuseppina Turano, Giovanni Macrì e Battista Sposato. Essa si avvale anche dell’apporto nel comitato scientifico di altri insigni specialisti, italiani e albanesi, a conferma del grande e riconosciuto valore scientifico che tali specificità rivestono per la ricostruzione dell’antica base culturale comune della nostra Europa.
Con la lingua e la ricca letteratura orale degli albanesi d’Italia, “Vàllet” (le ridde) di Pasqua, la “festa” dei morti nella tradizionereligiosa orientale, le suggestive pratiche cerimoniali legate ai ritinuziali, ma anche i canti tradizionali arbërisht– sia laici chereligiosi (soprattutto le “kalimere”) - come pure i prodotti tipicidell’artigianato – e i ricchi costumi femminili arbëreshë, ma anchei prodotti della tessitura nonché quelli dell’alimentazione, riferitasia ai cibi rituali che ai cibi tradizionali – sono alcune delleespressioni culturali e rituali tipiche che rientrano in questaproposta di candidatura della cultura immateriale arbëreshe che ha ricevuto in questi mesi un sensibile e fattivo segnale di attenzionema anche di indirizzo dalla Sottosegretaria del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, dr.Anna Laura Orrico.
Da segnalare, inoltre, l’autorevole sostegno dato a questa propostadi candidatura dal FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano, certamenteil più rappresentativo organismo che opera nel nostro Paese a livello nazionale in ambito culturale e ambientale, che ha portatoalla stipula di un apposito protocollo d’intesa tra il FAI e la nostra Fondazione per condividere insieme il percorso intrapreso per l’iscrizione dei riti e dei canti tradizionli del MOTI I MADH nel registro di buone pratiche di salvaguardia, secondo la convenzione Unesco 2003.
Last but not least, da evidenziare anche l’apprezzamento e il supporto garantito alla proposta di candidatura MOTI I MADH, che troverà forme di ulteriori collaborazioni e condivisioni, dal Governo della Repubblica d’Albania attraverso il Ministero della Cultura Albanese nelle persone del Ministro Elva Margariti e del Vice-Ministro Meri Kumbe, che ringraziamo entrambe sentitamente per la concreta attenzione rivolta alla nostra cultura.
Rende, 26-12-2020 - Francesco Altimari, presidente della Fondazione Universitaria UNICAL “F.Solano”
Da inizio dello scorso novembre abbiamo pubblicato alcune vignette di Stefano Disegni sul nostro portale Angelipress. Le vignette sono state realizzate per il programma televisivo in onda su Rai 2 la domenica "O anche no", condotto da Paola Severini Melograni, con tema l'inclusione, la solidarietà e la diversabilità. Qui invece la vignetta speciale di auguri di buon anno "sempre e comunque" da Disegni.
Maurizio Landini, segretario generale della CIGL, manda un videomessaggio di augurio per il 2021 appena iniziato: "Care lavoratrici e cari lavoratori, l’augurio è che il 2021 sia davvero l’anno della rinascita del nostro Paese. Dopo il terribile anno che abbiamo vissuto e che finalmente si sta chiudendo, abbiamo ora, con le risorse straordinarie che l’Italia come gli altri Paesi in Europa ha a disposizione, una grande occasione per ridisegnare il nostro futuro".
"Giustizia sociale e quindi mai più diseguaglianze; più legalità e contrasto alla corruzione e all’evasione fiscale; solidarietà e non più competizione o individualismo; un lavoro con più diritti e non precario; sanità pubblica e non solitudine delle persone; istruzione, scuola, cultura, formazione e non povertà educativa”. “Se ci pensate un attimo è molto bello poter mettere insieme giovani, donne e anziani, con le loro differenze e con i loro diversi bisogni, per ricostruire il Paese, per progettare un nuovo modello sociale".
“Come Cgil vogliamo essere utili a questo fine, vogliamo essere lo strumento, il luogo che permette a persone diverse di mettersi assieme per cambiare davvero il Paese. E per fare questo c'è da lottare, non è un percorso facile, scontato. Chiediamo a ognuno di voi di partecipare a questo processo. L'anno che abbiamo alle spalle è stato davvero terribile, ha pesato sulla vita di ognuno di noi anche in modo doloroso e ha fatto emergere, attraverso la pandemia, tutte quelle fragilità e quelle diseguaglianze di un modello sociale ed economico sbagliato che in questi anni ha svalorizzato il lavoro a favore del mercato e del profitto”.
“Questa logica, questa cultura la vogliamo cambiare. Siamo nel bel mezzo di grandi trasformazioni, di grandi cambiamenti. Pensiamo a quello climatico, alla tutela dell'ambiente, all'arrivo delle nuove grandi tecnologie digitali, ai tanti cambiamenti demografici in atto. Tutti questi fattori assieme modificano il lavoro, l'impresa, il rapporto e le relazioni tra le persone. Allora c'è bisogno di un nuovo protagonismo del mondo del lavoro e noi come Cgil vogliamo svolgere questa funzione”.
“Per farlo abbiamo bisogno dell'intelligenza di tutti voi. Il nuovo anno dipenderà da quello che saremmo capaci di fare. E allora l’invito che rivolgo a tutti voi è: prendete il meglio della vostra vita e della vostra intelligenza e mettetela a disposizione di questo processo di cambiamento, di questa lotta, di questa battaglia. Noi vogliamo un mondo migliore, non domani lo vogliamo qui e ora. Credo che insieme ce la possiamo fare davvero. Un buon 2021. Abbiamo bisogno dell'intelligenza di tutti e abbiamo la forza della ragione dalla nostra parte”.
Radioimmaginaria, il network europeo degli adolescenti dagli 11 ai 17 anni con più di 300 speaker provenienti da 50 città in 8 Paesi diversi, ha realizzato un sondaggio online per capire qual è la cosa che mancherà di più agli adolescenti di questo capodanno e che cosa si aspettano dal nuovo anno.
Un adolescente su tre si augura di potere tornare nel 2021 a fare un lungo viaggio, quasi la stessa percentuale di intervistati vorrebbe rivedere al più presto i propri compagni di classe, mentre il 15% ha intenzione di fidanzarsi e a un 13% piacerebbe tornare a scuola in presenza. E' l'esito di un sondaggio online realizzato da Radioimmaginaria, il network europeo degli adolescenti dagli 11 ai 17 anni con più di 300 speaker provenienti da 50 città in 8 Paesi diversi.
Ma cosa mancherà ai ragazzi del Capodanno ormai vicino? Dalle oltre cento risposte arrivate è emerso che la stragrande maggioranza trascorrerà la notte del 31 dicembre insieme alla propria famiglia, e contrariamente a quello che si potrebbe pensare, la cosa che mancherà di più agli intervistati di questo capodanno sarà il cenone con la famiglia allargata (48%), ma anche i fuochi d'artificio in piazza a mezzanotte (28%) e la serata in discoteca (19%). Il capodanno 2021 sarà per ovvi motivi diverso rispetto agli anni scorsi: il 20% degli intervistati non farà nulla e il 15% si accontenterà di una videochiamata con gli amici. Per fare compagnia ai ragazzi e festeggiare insieme l'anno nuovo Radioimmaginaria sarà in diretta dalle ore 22:00 del 31 dicembre 2020 a 00:45 dell’1 gennaio 2021 con “E invece ce la faremo - The next game”, una puntata a tema capodanno in collegamento con tantissimi ospiti: artisti, cantanti ed esperti nel campo scientifico e ambientale che daranno previsioni su cosa succederà nel 2021
L'anno del Covid-19 per il 34% degli intervistati si è rivelato essere un anno di incertezza, ma anche preoccupazione per la salute dei familiari (31%) e per la scuola (28%). Quasi la metà degli adolescenti (43%) anche per il 2021 ha ancora incertezza e dubbi, mentre un 31% lo vede con entusiasmo e voglia di riscatto, e un 26% lo affronterà con speranza.
Sempre per tenersi compagnia una parte della diretta di Capodanno organizzata da Radioimmaginaria sarà dedicata a un format speciale chiamato “Ti saluto perchè mi manchi”: per qualche minuto attraverso lo schermo saranno messi in contatto due amici che non si vedono da tantissimo tempo e che hanno voglia di riabbracciarsi. La diretta audio-video sarà trasmessa su www.radioimmaginaria.it e per entrare con il piede giusto nel 2021 l’immagine che è stata metaforicamente scelta per rappresentare questo capodanno è quella del gioco, presente anche nel titolo della diretta “E invece ce la faremo - The next game". Dopo un 2020 così complesso e destabilizzante si riconoscono il compito di voltare pagina e di rimettersi finalmente in gioco.
Il progetto “Per Padova noi ci siamo, ancora” ha messo le gambe e trovato linfa nuova nella capacità di auto organizzazione dei Quartieri cittadini. Il modello che Comune di Padova, CSV provinciale e Diocesi hanno promosso si basa infatti sulla possibilità di attivare un aiuto di prossimità che abbia al centro la capacità dei quartieri e dei rioni di mobilitarsi grazie a un tessuto sociale ricco di associazioni, parrocchie, comitati di base, ma anche di servizi ed istituzioni che fanno della territorialità un tratto distintivo.
Nascono così le guide ai servizi - 6, una per Quartiere - grazie ad un percorso che ha visto coinvolti più di 250 volontarie e volontari e decine di associazioni, dove sono stati raccolti tutti i servizi che possono essere contattati per un aiuto. La guida in forma digitale sarà costantemente aggiornata nella sua versione online nel sito www.padovaevcapital.it/noicisiamo-ancora .
La maggior parte di questi servizi e attività sono garantiti grazie all’impegno di persone che stanno dedicando gratuitamente parte del loro tempo. Un segnale forte di una città solidale, che non intende lasciare indietro nessuno.
In poco più di un mese sono molte le forze in campo che stanno lavorando per farci sostenere la terribile situazione generata da una pandemia che non demorde:
111 volontarie e volontari hanno terminato il percorso formativo su sicurezza e relazione d'aiuto e che ora sono volontarie e volontari di comunità pronti a dare la propria disponibilità alle associazioni del territorio;
68 enti del Terzo Settore tra associazioni, parrocchie, cooperative, insieme alle Consulte di quartiere, hanno dato la loro adesione proponendo attività e servizi a favore delle fasce di cittadini più fragili.
6 guide ai servizi, una per Quartiere, pronte per la distribuzione dalla prossima settimana. Ciascuna guida oltre alla presentazione del progetto, illustra le associazioni aderenti per ciascun quartiere, i servizi attivati nel quartiere, i servizi attivati interquartiere, i servizi del Comune.
1506 telefonate e 441 mail gestite dal Centalino chiamacipure gestito dal comune dalla sua riattivazione il 9 dicembre.
Numerosi i servizi servizi attivati in questi giorni di festa, tra i quali spiccano:
- la lettera con un messaggio di auguri e un disegno realizzato dai bambini delle scuole di Padova inviata a 520 anziani soli del Comune dalla Federazione delle donne per la pace nel mondo;
- l’iniziativa dell’associazione Junior camp che ha raccolto, sanificato e distribuito più di 5000 giocattoli a 500 famiglie;
- la distribuzione di generi alimentari e di prima necessità con una attivazione di retein modo da migliorare il servizio e ridurre gli sprechi;
- il contatto con i Centri sociali e socioculturali per anziani attivato dal Comune per poter chiamare gli iscritti e raccogliere eventuali necessità particolari.
- la performance musicale proposta dall’associazione Kalétheia con il progetto “Estemporanea Contemporanea” in collaborazione con la Consulta 3A e 3B il 18 dicembre e che sarà riproposta l’8 gennaio 2021 presso i due totem, installazioni di piazza Forcellini e via Dorighello.
Ma l’azione del progetto non si ferma e nei prossimo giorni sarà distribuita la “Guida ai servizi” iniziando dagli anziani soli in modo da creare anche anche un’occasione di contatto; proseguirà il percorso partecipativo con le associazioni e l’attivazione delle volontarie e dei volontari di comunità
all'interno delle associazioni. La guida in forma digitale sarà costantemente aggiornata nella sua versione online nel sito www.padovaevcapital.it/noicisiamo-ancora/
Pubblicato il bando con posti in tutta la Toscana: è possibile partecipare fino all’8 febbraio. La presidente Fiaschi: “La cooperazione ha bisogno di energie nuove”
Imparare a operare con i bambini, aiutare le persone fragili, costruirsi un futuro con la cooperazione: questi gli obiettivi dei progetti di Confcooperative Toscana inseriti nel bando di selezione per i volontari del servizio civile universale. 67 posti a disposizione per altrettanti giovani dai 18 ai 28 anni. Attraverso l’avviso pubblico del Dipartimento per le Politiche giovanili e il Servizio civile universale - Presidenza del Consiglio dei Ministri, Confcooperative Toscana propone 9 progetti in tutta la regione.
Un’occasione di formazione civica e professionale sul campo che riguarderà, in particolare, i nidi d’infanzia, ma anche i percorsi di recupero per i minori in situazioni di disagio e la promozione culturale tra i giovani. Ci saranno anche progetti che riguarderanno i disabili e gli anziani oppure il trasporto socio sanitario e d’emergenza.
“Ogni anno forniamo ai giovani un’opportunità di crescita personale, umana, e anche una porta d’ingresso unica nel mondo del lavoro e della cooperazione sociale - commenta la presidente di Confcooperative Toscana, Claudia Fiaschi - Abbiamo attivato progetti in aree diverse, proprio per dare ai ragazzi un’ampia possibilità di scelta e consentire al meglio la valorizzazione di capacità, talenti e aspirazioni nei campi di attività più adatti a ciascuno. In un momento così drammatico, di crisi e di emergenza sanitaria e sociale, la cooperazione riveste un ruolo centrale per le comunità e abbiamo bisogno di energie nuove per garantire servizi essenziali e rispondere ai nuovi bisogni”
C’è tempo fino all’8 febbraio 2021, alle 14, per partecipare. Il bando per la selezione e le schede dei progetti di Confcooperative Toscana per cui è possibile fare domanda sono consultabili sul sito www.toscana.confcooperative.it.
Tutti i cittadini italiani, comunitari e non, regolarmente soggiornanti tra i 18 e 28 anni (28 anni e 364 giorni alla data di presentazione della domanda), in possesso dei requisiti previsti dal bando, potranno presentare domanda di partecipazione esclusivamente attraverso la piattaforma domanda on line (DOL) raggiungibile tramite pc, tablet e smartphone all’indirizzo https://domandaonline.serviziocivile.it.
La Conferenza dei Garanti territoriali rilancia le priorità in un documento ad hoc. No allo stop alle attività di formazione e maggiore utilizzo delle videochiamate e di Internet.
Nel documento “Il carcere tra interno ed esterno. Esigenza di tutela tra diminuzione delle presenze e priorità vaccinale”, la Conferenza dei Garanti territoriali ribadisce la necessità di ridurre le presenze in carcere e di annoverare i detenuti, insieme con il personale penitenziario, tra le categorie prioritarie del piano vaccinale contro il Covid-19 e lancia alcune proposte concrete.
Constatato che le risorse finanziarie messe a disposizione dal bando Cassa Ammende “Emergenza Covid-19”, appaiono inadeguate (20 euro a persona tutto incluso) al bisogno rilevato di housing per persone in esecuzione penale esterna, la Conferenza propone l’aumento del budget giornaliero a persona a 38/40 comprensivo di Iva e l’adozione del meccanismo del “Vuoto per pieno”, in modo da sostenere gli enti gestori che creano nuove strutture di accoglienza (così da coprire i giorni di vuoto). Sempre sul versante della diminuzione delle presenze in carcere, appare necessario potenziare il sistema di presa in carico e gestione delle istanze di accesso ai benefici e alle misure alternative, come richiesto dal Coordinamento nazionale dei magistrati di sorveglianza. A tale proposito, la Conferenza dei Garanti territoriali si dichiara disponibile a facilitare azioni di supporto ai servizi della giustizia anche su base volontaria o a integrare percorsi allo studio o in fase di ideazione che possano contribuire alla gestione efficace delle istanze di accesso a benefici e misure alternative.
Le carceri costituiscono comunità mobili, fatte di ingressi e uscite, di operatori socio-sanitari, educativi della sicurezza che lavorano e vivono tra interno ed esterno. Questa comunità deve essere tutelata, perché garantire la salute delle persone ristrette significa garantire la salute di tutti. Per questo, la Conferenza dei Garanti territoriali chiede l’inclusione delle persone detenute tra le categorie prioritarie di cui al piano strategico vaccinale elaborato da ministero della Salute, Commissario straordinario per l’emergenza, Istituto superiore di sanità, Agenas e Aifa. Nel frattempo, bisognerà garantire tutte le attività che non costituiscano una fonte di rischio elevato nella diffusione del virus, a partire dalla formazione professionale e dalla istruzione (anche in presenza, in stanze sufficientemente ampie e aerate, con insegnanti e studenti opportunamente distanziati e muniti di dispositivi di protezione individuale indossati correttamente) e da altre attività che non comportino assembramenti e contatti fisici tra popolazione detenuta e operatori provenienti dall’esterno.
Infine, la Conferenza ritiene necessario sottolineare ancora una volta la divaricazione prospettica tra l’introduzione del reato di detenzione di telefoni cellulari all’interno di un istituto penitenziario (operata con il cosiddetto “decreto sicurezza”) e la necessità di aumentare le possibilità di contatto “immateriale” con l’esterno (aumento del numero delle chiamate) e di garantire la comunicazione e i contatti con familiari e terze persone attraverso le piattaforme informatiche, a fronte della estrema riduzione dei colloqui in presenza.
La Conferenza dei Garanti territoriali auspica che si sperimentino, per poi renderle poi strutturali e definitive, la corrispondenza via email e le ricerche sul web sia per motivi di scuola, studio e ricerca, che di ricorso ad altre occasioni di svago e di impegno del tempo libero.