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venerdì, 19 Aprile, 2024

fondato e diretto da Paola Severini Melograni

Cosa ne è dell’amore? Dal timore degli adolescenti per l’intimità alla nuova fioritura della monogamia.

Con lo stato di cattività in cui stiamo vivendo in questo periodo di pandemia, gli accadimenti collettivi che segnalano lo scandire del tempo rimangono sfocati sullo sfondo. Del passaggio del Carnevale ci accorgiamo per i pochi coriandoli che restano sui marciapiedi che attraversiamo un po’ di corsa quando scendiamo a fare la spesa. Del passaggio di San Valentino ci siamo accorti soprattutto dalle offerte che ci sono arrivate per mail nei giorni precedenti il fatidico 14 febbraio, o per qualche post celebrativo o dissacrante che è brillato brevemente sulle nostre pagine social. 

Eppure su cosa avrebbe significato la straordinaria occorrenza di essere costretti tra le proprie mure domestiche a causa del Covid in termini di tenuta di coppia e vita sessuale se ne è parlato molto, con esiti tutt’altro che chiari.

Dal punto di vista mediatico, abbiamo recentemente assistito ad uno sdoganamento del concetto di narcisismo dalle relazioni amorose alle relazioni di potere. Senza troppe sottigliezze e bypassando con furbizia altrettanto mediatica il veto professionale di attribuire diagnosi al di fuori dell’assetto clinico in cui le persone coinvolte interagiscono direttamente, il narcisismo maligno (cioè quella forma di narcisismo più incistata e meno curabile clinicamente) è il disturbo che è stato diagnosticato da più parti a Donald Trump.

Sì, si è notato un aumento dell’attività di sexting on line, si è dato l’allarme per i rischi connessi alla violenza domestica, ma soprattutto, fuori dalla necessità di tramutare in numeri certi come la pandemia abbia influito sui comportamenti intimi delle persone, si è riflettuto a maglia larga sulla qualità delle relazioni che abitano il nostro tempo.

Una narrazione che precede l’emergenza Covid e che è stata forse soltanto resa più cristallina da essa, è la progressiva reticenza con cui gli adolescenti si affacciano all’eros. Le relazioni romantiche e l’intimità sessuale sono affrontate con molta meno disinvoltura che nel recente passato. Lontanissimi dal canovaccio “sesso, droga e rock and roll”, ma anche lontani dai percorsi di autocoscienza che nei tardi anni ‘60 sono stati un paradigma di agire politico che indicava nei corpi accesi dal desiderio un cardine inalienabile dell’essere individui sociali, i giovanissimi sembrano evaporare in un’eterea e paralizzante incertezza rispetto alle implicazioni affettive dei legami amorosi. Di questa inibizione, il contesto sociale è specchio necessario: se gli adolescenti ritirano la propria libido dal mondo, dobbiamo riflettere su cosa il mondo offra agli adolescenti in termini di sicurezza, continuità, fiducia.

Se un adolescente decide di non uscire più dalla sua camera, come nel fenomeno che ha trovato la sua definizione nel termine hikikomori, o se percepisce che l’intimità affettiva e sessuale possa essere un’esperienza troppo intrusiva rispetto ai confini del sé, è fondamentale interrogarsi su quale tipo di immaginario la società – a partire dalla società nucleare dei legami familiari fino a quella più estesa dell’offerta di mondo – costelli in chi al mondo si sta affacciando. E ci troveremo facilmente a osservare un immaginario che richiede prestazioni efficienti e grandi aspettative, in cambio di confuse risorse da offrire. Il mondo sembra montare in una accelerazione infinita, i contorni degli assetti del vivere sono sempre più fluidi e frammentati ed è difficile chiedere a chi sta formando il proprio equipaggiamento per affrontare la corsa di essere pronto a saltare sulla giostra.

Quello che può succedere allora è che si allestisca velocemente un abito per uscire, ma con il sospetto che dietro quell’immagine confezionata i frammenti non siano ancora composti in un senso di sé stabile e resistente. Con questa disposizione può non essere difficile inventarsi un personaggio social, ma è senz’altro difficile aprirsi ad una relazione intima in cui bisogna restare nudi ed esposti all’altro. 

Quando poi a quella intimità si accede, più frequentemente che negli ultimi decenni in quella scelta ci si radica. La relazione di coppia monogamica ed esclusiva sta così avendo una nuova fioritura. Le moderne alleanze si stringono più intorno al cosiddetto ‘compassionate love’ che all’amore passionale: ci si sceglie perché si è arrivati a fidarsi dell’altro, si investe su un tipo di rapporto dove è fondamentale la confidenza e la comprensione reciproca, e che a volte sembra assomigliare più ad un’amicizia speciale che alla destinazione del desiderio libidico descritto dalla psicoanalisi. 

Ci si prepara, insomma, a passare una vita insieme, come nella generazione dei nonni, ma con un’intenzione più accesa e consapevole di quel tempo e con una parità tra i partner che sta diventando sempre più solida. sia sul piano dei comportamenti che su quello dei desideri.

E la consapevolezza sembra essere la parola chiave anche per chi, in controtendenza, sceglie di vivere relazioni amorose non esclusive. andatre a guardare l’approfondimento di Festival Psicologia sul poliamore.

 

Fonte: https://festivalpsicologia.it/ 

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