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sabato, 20 Aprile, 2024

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Giornalisti: minacce via social a Nina Verdelli

Lo scorso anno, in aprile, Carlo Verdelli, allora direttore di Repubblica, fu bersaglio di minacce di morte arrivate via Twitter, lanciate da un profilo anonimo. I messaggi di odio nei suoi confronti erano cominciati il 15 gennaio, il giorno in cui sulla prima pagina di Repubblica apparve il titolo “Cancellare Salvini”, sintesi dell’intervista pubblicata nelle pagine interne a Graziano Del Rio e riferito ai decreti sicurezza dell’ex ministro dell’Interno. Sulla vicenda intervenne il Consiglio d’Europa, che inserì il caso Verdelli sulla piattaforma per la protezione dei giornalisti, e lo valutò di livello 1, quello cioè che riguarda le violazioni “più gravi e dannose alla libertà di stampa”. In seguito a queste minacce Carlo Verdelli fu messo sotto scorta. Sempre in aprile, un anno dopo, tocca alla giornalista Nina Verdelli, figlia di Carlo.

La solidarietà arriva da più parti. Così l’associazione Articolo21, nelle parole del suo presidente Paolo Borrometi: «Le parole di vicinanza non bastano più. L’odio e la violenza che si leggono nelle minacce ricevute da Nina sono inaccettabili. L’Articolo 21 della nostra Carta costituzionale ha un limite invalicabile: il rispetto delle opinioni altrui. Qui non c’è rispetto, ma solo violenza. E la vicinanza dell’anniversario del 23 aprile, giorno sempre triste per la famiglia Verdelli, ci preoccupa. Chiediamo alle autorità competenti massima attenzione per le gravi frasi minacciose e ci stringiamo accanto a Nina e Carlo», riporta Agi. Alla solidarietà ricevuta da Borrometi e da Articolo 21, si unisce quella di Angelipress, da sempre vicina ai giornalisti minacciati e da sempre in prima linea nella lotta per la libertà di stampa.

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