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Il ricordo. Bill Pelke, testimone del perdono

Pubblichiamo, su concessione dell’autore, Mario Marazziti, un articolo uscito oggi, mercoledì 18 novembre, sul quotidiano Avvenire, intitolato: “Il ricordo. Bill Pelke, testimone del perdono”

«Che può venire di buono da Gary?», avrebbe detto Natanaele di Bill Pelke, nato proprio in quella piccola città dell’Indiana sul lago Michigan. Era tornato vivo dalla guerra del Vietnam, ma non ne parlava. Era operaio in un’acciaieria concorrente della Arcelor Mittal, pure lì vicino: in quella zona, nel 1919, per reprimere le rivendicazioni di operai che lavoravano come all’inferno avevano instaurato la legge marziale.

Bill Pelke: faccia da bambino con il ciuffo, grande di corporatura, t-shirt nera con un logo verde, Journey of Hope, from violence to healing, dalla violenza alla guarigione. È morto la scorsa settimana davanti a casa sua, mentre spalava la neve: un gigante umile della battaglia contro la pena di morte. Co-fondatore dei Viaggi della Speranza e del Movimento delle Vittime per la Riconciliazione, ha attraversato 40 Stati americani e i continenti, offrendo a tutti storie vere di guarigione dall’odio. Non era un oratore, ma era contagioso lo stesso. Il 14 marzo del 1985 quattro ragazzine, Paula Cooper, 15 anni, Denise, 14, Karen,16, e April, 15 anni, avevano suonato alla porta di una 72enne del quartiere, Ruth Pelke, la nonna di Bill che insegnava la Bibbia, felice di aprire a quattro adolescenti.

Ma Paula e le sue amiche cercavano i soldi. Nonna Pelke è morta dopo 33 coltellate con la preghiera di Gesù: «Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno». E tutto per dieci dollari. Paula Cooper è diventata l’anno dopo la più giovane condannata a morte d’America: 16 anni. Bill ha visto suo padre pulire i muri della casa dal sangue. Suo padre sognava la morte sulla sedia elettrica di Paula Cooper, e anche Bill. Ma su una gru della Betlehem Steel, gli tornavano in mente le cose che nonna gli aveva insegnato: «Pensavo non a come era morta, ma a quello per cui si era battuta. E all’odio che era esploso in città, sui giornali, dopo quell’orrore. Mia nonna non voleva tutto quell’odio». È la sua conversione. Per Thanksgiving, la Festa del Ringraziamento, manda un cesto di frutta al nonno di Paula Cooper, che l’aveva allevata dopo le violenze dei suoi genitori, e scrive la prima di infinite lettere a Paula. Suo padre per anni non gli ha perdonato quel perdono. Bill ha iniziato e vinto la battaglia legale prima di tutto per impedire che in Indiana dei ragazzini potessero essere condannati a morte e, poi, per fermare l’esecuzione di Paula, che è diventata una vergogna internazionale.

L’Italia ha avuto un ruolo decisivo. Sono state raccolte più di un milione di firme per fermare quell’orrore. Così Paula, sua “figlia adottiva”, è rimasta viva, è cresciuta come donna straordinaria, avvocata, è cambiata anche se con un peso troppo grande dentro, che l’ha schiacciata quando è diventata libera a 43 anni in un mondo estraneo. Bill Pelke ha dedicato la sua vita a Journey of Hope. Ha dato voce ai familiari delle vittime che non vogliono un’altra morte, alle storie vere della guarigione dal dolore e dall’odio. Su un autobus verde.

Per tutta l’America, una piazza alla volta. Ci è salita un’intera generazione di pionieri della battaglia contro la pena di morte su quel pullman verde, mangiando panini e dormendo dove capitava. Senza un dollaro, parlando per strada, in uno scantinato, in Texas, Ohio, Louisiana, spesso con davanti anche solo dieci persone incuriosite e ostili, e cantando “Step by step”. «Un passo alla volta / ogni ora / è una vittoria essere insieme / brava gente / le cose cambieranno / la brava gente le cambierà / non voltate le spalle brava gente / c’è una corsa che dobbiamo correre ». Migliaia di volte. Al Palazzetto dello Sport a Roma con chi scrive, con sister Helen Préjean e George White, migliaia di studenti hanno fatto silenzio all’improvviso: «Solo il perdono ci guarisce dal dolore e dalla violenza», la sua verità semplice. Amava l’Italia e parlare ai giovani, migliaia di chilometri anche qui, per le Città per la Vita. Un gigante umile dei diritti umani e della bellezza del Vangelo. Starà guidando un pullman verde con la nonna e Paula Cooper in Paradiso, adesso.

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