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venerdì, 19 Aprile, 2024

fondato e diretto da Paola Severini Melograni

“Non esistono i fatti separati dalle opinioni”, un editoriale del direttore Paola Severini

In un momento in cui tante cose stanno accadendo nell’editoria italiana, dai “giornaloni” talvolta superati da giornali locali e dal web al ridimensionamento e cambio ai vertici di tante testate, passando per giornali che chiudono (l’ultimo caso è l’annuncio della chiusura di MicroMega dal primo gennaio 2021) ed edicole sempre più in difficoltà, colpite dalla crisi del settore, cosa unisce e separa e cosa ancora tiene vivo il sacro fuoco del giornalismo, uno dei più bei mestieri al mondo? Qui una riflessione del direttore Paola Severini, per ragionare insieme sullo stato dell’arte del settore e ricordare sempre che i lettori sono e devono essere sempre messi al primo posto.

Non esistono i fatti separati dalle opinioni.

È una legge, anzi una realtà che ogni vero giornalista conosce. Non esiste l’obiettività nel nostro mestiere. Chi dice il contrario, soprattutto se fa il direttore, sa di non dire la verità e quindi sceglie di essere completamente prono alla proprietà del media che pure dirige. Rivendico, rivendichiamo, nella nostra agenzia, che ha ormai vent’anni di vita e ha raccolto in tutto questo tempo le notizie e le opinioni di chi normalmente non riesce a far sentire la propria voce, il dovere di esercitare una militanza e di essere, come diceva don Milani “disturbatori delle coscienze”. Rivendico, rivendichiamo, il diritto di farlo sempre e in ogni caso. La nostra storia, costellata di battaglie, molte perse, alcune vinte, contro poteri forti che hanno tentato di toglierci la voce, ne è testimone. I nostri proprietari sono la nostra coscienza e i nostri lettori. Forse questa nostra condizione, se pur difficile e sempre precaria, è quella che ci ha consentito di non tradire mai chi ci ha dato e continua a darci la sua fiducia.

Paola Severini e la Redazione di Angelipress

A dimostrazione di quanto scritto qui sopra, ecco un estratto dal libro “Onorevoli wanted”, scritto a quattro mani da Peter Gomez e Marco Travaglio, nel quale si parla della vicenda che ha coinvolto il gruppo Angeli e Paola Severini in prima persona.

“Napoletano, 50 anni, democristiano da sempre, fedelissimo di Rocco Buttiglione, Giampiero Catone è una specie di gallina dalle uova d’oro. Infatti, dopo varie peripezie legali, è finito proprio nelle sue mani il pezzo più pregiato della storia della Dc: la proprietà del glorioso marchio dello scudo crociato. Per questo Buttiglione non se ne separa mai. Lo promuove segretario dell’Udc in Abruzzo e direttore del settimanale “La Discussione”, portato in eredità al partito da Casini insieme ai 3 milioni di euro di finanziamenti pubblici all’editoria che il giornale riceve ogni anno. Nel 2001 Catone tenta il grande salto al Parlamento: candidato nel Cdu in Veneto. Ma lo arrestano durante la campagna elettorale. Alle europee del 2004 ci riprova e raccoglie oltre 48mila voti, quasi tremila più del suo capolista Rocco. Ma non bastano a procurargli il sospirato seggio. Così, nel 2005, catone molla il suo spirito-guida e trasloca, con tanto di scudo crociato al seguito, nella nuova Dc di Gianfranco Rotondi. E alle elezioni del 2006 strappa una piazza d’onore nelle liste di Forza Italia in Lombardia E conquista finalmente un posto al sole alla Camera. Il coronamento di una carriera politica, ma anche un’ottima garanzia di immunità per chi, come lui, ha più di un guaio con la giustizia.

Il 9 maggio 2001, l’abbiamo visto, in piena campagna elettorale la Procura di Roma lo fa arrestare insieme al fratello e ad altre dodici persone: l’ipotesi di reato è associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, falso, false comunicazioni sociali e bancarotta fraudolenta pluriaggravata: due bancarotte da 25 miliardi di lire l’una e 12 miliardi di finanziamenti a fondo perduto ottenuti dal ministero dell’Industria secondo l’accusa con carte e perizie false, che consentivano alle società amministrate da Catone d’incassare più volte lo stesso contributo per un fantomatico #polo tessile aquilano’ mai esistito. Fra gli episodi contestati c’è il tentativo tragicomico del gruppo Catone di acquisire una società, la Iris Moda. Ma il titolare rifiuta. Catone & Co. non si scoraggiano: secondo l’accusa, inventano un falso amministratore nella documentazione presentata per ottenere il finanziamento. E il ministero dell’Industria scuce 2 miliardi in contanti all’insaputa della società (quella vera).

Di Catone si occupa anche la procura dell’Aquila che l’ha indagato per bancarotta fraudolenta. Il fallimento è quello dell’Abatec, l’azienda di Chieti da lui stesso amministrata. Avrebbe dovuto produrre macchinari ad alta tecnologia per la lavorazione dei pannolini, ma viene dichiarata fallita dopo un aumento di capitale deliberato prima ancora che fossero sottoscritte le quote sociali. Il tutto è condito col consueto tourbillion di spericolate operazioni finanziarie, con scatole cinesi e società off-shore. Molte delle quali create da Francesco Iagher, il fiscalista monegasco condannato in Francia a 4 anni di reclusione per evasione fiscale. Sia l’inchiesta romana sia quella abruzzese sono già approdate al rinvio a giudizio. In quello dell’Aquila, il gup parla di un’associazione a delinquere Catone. Il che non danneggia affatto la carriera politica dell’imputato post-democristiano. Anzi gli giova.

Dopo averlo promosso alla guida della sua segreteria politica, Buttiglione lo nomina capo segreteria del ministero delle Politiche Comunitarie. Nel 2002 un decreto del governo Berlusconi firmato da Gianni Letta istituisce una “struttura di missione” tutta per Catone, con l’incarico di studiare il contenzioso tra governo italiano ed Unione Europea. Nel 2003, durante il semestre italiano di presidenza dell’Ue, Catone coordina l’azione dell’esecutivo. Poi Rocco lo porta con sé a Strasburgo quando pensa di diventare commissario europeo: ma viene subito rimpatriato, sia per le sue sparate contro le donne e i gay, sia perché si vengono a sapere le imputazioni penali sul capo del suo factotum. Il quale diventa pure presidente del Progetto comunitario “Pon/Atas” “per il corretto utilizzo dei fondi strutturali destinati alle Regioni”, ente decisivo per ottenere finanziamenti dall’Unione europea. L’uomo giusto al posto giusto, a giudicare da come maneggia i fondi pubblici.

Per ulteriori informazioni, rivolgersi alla giornalista romana Paola Severini, ex moglie del ministro del primo governo Berlusconi Antonio Guidi, che l’ha conosciuto da vicino. Nel 1996, infatti, la signora fonda la rivista di cultura sociale Angeli, che durante il giubileo del 2000 supera le 150mila copie di tiratura. Un trionfo. La rivista è espressione della cooperativa omonima, in cui lavorano soprattutto disabili. Nel 2001 un tragico incidente si porta via Attilio Bechelli, commercialista e socio della Severini che curava tutte le pratiche di finanziamento della cooperativa. L’Ufficio editoria della presidenza del Consiglio, per sostituirlo, segnala il nome del commercialista Ugo Rossolillo. Peccato che non sia né un commercialista né un consulente del lavoro: non è neppure laureato, in compenso è un dipendente di Catone. Ma questo la Severini lo scoprirà soltanto più tardi, a sue spese. Intanto Angeli va a gonfie vele, esce nove volte l’anno con ottime tirature e nel 2003 la direttrice progetta di trasformarlo in quotidiano, il Quotidiano sociale, per le famiglie con figli disabili a carico. I 91mila euro annui di finanziamento non bastano più. E le banche, nonostante le garanzie dello Stato, rifiutano i finanziamenti. Difficile trovare fondi necessari per partire. Poi, ai primi del 2004, telefona un vecchio amico, Rocco Buttiglione: “cara Paola, so che stai cercando finanziamenti. Ho un amico che produce pannolini e a cui farebbero comodo spazi pubblicitari su una pubblicazione come la tua e sarebbe interessato a investire”.

L’amico, naturalmente, è Catone. E la ditta di pannolini è l’Abatec, quella della bancarotta e dell’arresto. Ma questo Buttiglione non lo dice. Dice invece che Catone “è un buon cattolico” e che può portare contributi pubblici, a patto che la fondatrice di Angeli si accontenti della direzione editoriale e della minoranza della coop. La donna, ignara di tutto, accetta. è l’inizio della fine. La direzione editoriale dura dal 3 marzo al 6 maggio 2004. Poi la Severini viene licenziata senza giusta causa, sia dal suo nascente giornale, sia dalla sua cooperativa (anche come socio), mentre l’altro socio di minoranza viene caldamente “invitato” a dimettersi. Catone si impossessa della testata Quotidiano sociale e, cacciata la fondatrice, non assume nemmeno i disabili: la redazione viene infarcita di amici degli amici, provenienti perlopiù dalla Discussione. Il Quotidiano sociale non vedrà mai la luce, ma un risultato Catone lo raggiunge comunque: incassa i contributi dello Stato. Paola Severini ha denunciato Catone, alcuni suoi uomini e la Angeli Editori in ben sei cause civili, in cui parla addirittura di minacce (pare anche di morte) ricevute negli ultimi anni.

La bella notizia è che il gruppo Angeli (quello vero) è risorto: continua la sua attività come agenzia di stampa del terzo settore per la Camera e il Senato e come portale on-line (www.angelipress.net). Della Rete nemmeno il neo onorevole Catone è in grado, per il momento, di impossessarsi”.

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