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venerdì, 29 Marzo, 2024

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Trieste: botte a un attivista LGBT. Le reazioni indecenti nel web

Riflessioni di Massimo Battaglio  per  Progetto Gionata 

Il “caso” di ordinaria omofobia della settimana è senz’altro quello che ha visto protagonista Antonio Parisi, attivista lgbt di Trieste, vittima di un orribile pestaggio a Monrupino.

Martedì 16 febbraio scorso, il giovane si trovava con amici in un locale. Un gruppo di ragazzi ha cominciato a prenderli in giro per il loro modo di vestire. Poi le botte: gli attaccabrighe hanno atteso Antonio e i due amici sulla piazza e li hanno aggrediti con forza spietata. Parisi, col volto tumefatto, racconta l’accaduto a Tele Friuli.

Io sono ridotto così. Il mio amico è ancora in ospedale col naso rotto. Non so quando lo dimetteranno. Io tornerò in ospedale nel pomeriggio […] e, ovviamente, farò denuncia. Siamo stati aggrediti in maniera feroce da un branco di ragazzi giovanissimi, alterati. Sono stati di una ferocia incredibile. Noi stavamo andando al nostro parcheggio. Saranno volati un paio di vaffanculo ma siamo stati attaccati. Io ero per terra, coprendomi il volto per non avere altre ferite più importanti. Tiravano calci in faccia. Questa violenza si può spiegare solamente perché erano alterati. Attacco omofobo? Sì: è stato un attacco omofobo. Ce l’avevano con me. Già al pomeriggio […] ero stato fatto oggetto di battute però non ho veramente colto la loro provocazione. Dopo di che l’alcol… e un’aggressività ancora più incattivita perché non rispondevo alle loro provocazioni”.

Non è la prima volta che Parisi subisce dileggi e botte. Ora però, i fatti sono molto più gravi.

Molte sono state le attestazioni di solidarietà ma, puntualmente, è anche iniziata la campagna di dileggio, l’omofobia dopo l’omofobia, le beffe dopo le botte. Ha cominciato Il Piccolo, nota testata di Trieste, mettendo in forse la matrice omofoba dell’accaduto. Rigirando una frase di Antonio, arriva insinuare che la stessa vittima neghi il movente d’odio dell’aggressione:

“Il noto esponente della comunità Lgbt Trieste chiarisce l’accaduto di martedì sera a Rupingrande: non escludo la matrice omofoba, ma a far scattare la rissa è contribuito il clima euforico della serata”.

Basta seguire attentamente il video apparso su Tele Friuli per notare quanto sia distorta la ricostruzione che Il Piccolo vuol dare. Ma proprio questa ricostruzione falsata ha permesso di dare la stura a commenti vergognosi, schifosi, da parte di personaggi politici locali e, segnatamente, a consiglieri della Lega.

Non citerò nè nomi nè fonti perché è esattamente quello che vogliono. Tanto, sono personaggi già talmente noti per le loro periodiche affermazioni omofobe, misogine, razziste, che chiunque li potrà riconoscere.

Già nel 2019, un consigliere regionale leghista, commentanto un episodio precedente in un confronto televisivo con Antonio, aveva sentenziato:

“Sei stato picchiato perché ti vesti in modo eccentrico. Lo stesso discorso vale per una donna eterosessuale che va in giro in minigonna”.

Vale evidentemente anche per i gay, l’adagio osceno del “te le vai a cercare”. Ma ora, un consigliere comunale di Trieste va molto oltre, con un twitt che stupisce per volgarità e idiozia:

“Scoppia il caso omofobia a Trieste. Siamo in campagna elettorale e succede ogni volta ma forse ha litigato col fidanzato per la vasellinaGrande solidarietà da parte di tutte le forze politiche ma ricordiamoci che in più di un terzo dei paesi al mondo non esiste il problema omofobia perchè per i gay c’è il carcere o la pena di morte. Noi avevamo il rogo un tempo, mentre in Russia c’è la legge anti-gay come in tutto l’est e per questo loro non accolgono palestrati che fuggono da paesi omofobi“.

Ogni commento è non tanto superfluo quanto impossibile. Notiamo solo che queste sono precisamente le parole di odio che, chi contesta la legge Zan, vuole difendere facendole passare per libera espressione. Sì perché, se si nota, a parte la faccenda penosa della vasellina, nessuna di esse contiene insulti diretti nè giustifica esplicitamente le botte. L’autore si limita a dare una propria “visione” del problema. Peccato che è una “visione” scriteriata.

A certi consiglieri, abituati a ostentare cattolicume salvo non cogliere la contraddizione tra religiosità e barbarie, bisognerebbe ricordare che, seppure la legge è insufficiente, esiste un’altra Giustizia alla quale essi stessi dicono di credere. E un giorno dovranno risponderle.

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