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giovedì, 28 Marzo, 2024

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Verdelli “direttore” del numero ora in circolazione di Scarp de’ tenis

L’editorialista del Corriere della Sera Carlo Verdelli, che ha diretto in passato alcuni tra i più importanti quotidiani e magazine italiani, ha accettato l’invito rivoltogli dalla redazione di Scar de’ tenis ed è così per il numero di dicembre-gennaio il “direttore” del magazine venduto dai senzatetto. Il magazine non si trova in edicola ma nelle Caritas, in parrocchia e in strada.

Qui di seguito un piccolo estratto da un racconto del libro di Carlo Verdelli “I sogni belli non si ricordano” (Garzanti), intitolato “La farfalla e il barbone”:

“Miracolosamente smise di colpo di piovere e la madre di Scilia di telefonare. Si trovarono davanti all’iper, con un po’ di casino all’entrata per via della gente che chiudeva gli ombrelli, una raccolta di firme per qualcosa, un banchetto abusivo di calze e guanti. Nel breve ingorgo, Scilia volò con lo sguardo tra le gambe degli adulti e si posò su un barbone seduto su un gradino, con un sacchetto di plastica sporco tra i piedi e un libro al fianco. Aveva uno strano berrettino in testa, pochi denti, un’età avanzata ma indefinibile e un sorriso mite rivolto chissà dove. Scilia tirò la mano della mamma per mostrarglielo, ma la mamma tiò più forte la sua perché si era aperto un varco e potevano finalmente infilarsi nell’iper. Carrelli, chiasso, chiamate dalle casse. Nello scaffale dei giochi, la farfalla vide il pupazzo di un’ape, pensò al nonno, chiese se poteva prenderlo. Risposta negativa. «Adesso no, che ne hai già tanti». All’obiezione «Ma è una bella ape, il nonno dice che Alì…» ottenne uno spiraglio di promessa. «Il nonno, il nonno… vedremo, magari domani».

All’uscita, il barbone era ancora lì. Scavato come un torsolo, le dita delle mani intrecciate, non chiedeva la carità. Sembrava non chiedere niente di niente, solo bearsi del pochino di sole che nel frattempo era filtrato tra le nuvole e asciugava la sua mercanzia.”

Tra i vari contenuti all’interno di questo numero, Verdelli ha intervistato l’arcivescovo di Milano Mario Delpini, che invita a non perdere la speranza e cedere all’individualismo nonostante il momento complesso e l’emergenza sociale. Delpini chiede inoltre di ripensare i modelli economici per realizzare nuove forme di mutualità, di cooperativismo e forme di lavoro più dignitose.

“Ciò favorirà l’occupazione, condizioni diverse di lavoro e di riposo, insomma un tipo di impostazione del lavoro più finalizzato al benessere complessivo della persona e della società, che agli indici del rendimento delle azioni o del capitale investito. Sono passi che dovremmo compiere. Il sistema del lavoro ha bisogno di modelli che funzionino, che consentano un livello di vita dignitoso ma anche la sopravvivenza dell’azienda e la prestazione dei servizi. La politica deve creare quel sistema di relazioni e servizi affinché tutti siano nella condizione di poter esercitare i propri diritti e rispettare i propri doveri”.

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