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sabato, 27 Luglio, 2024

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“Com’era possibile che in questo luogo nascessero dei bambini?” di Helena Savoldelli

Siamo in quella che fu la Esma (Escuela de Mecánica de la Armada), complesso di 34 edifici per la formazione militare dove venne collocato uno dei maggiori centri di detenzione, tortura e sterminio che funzionarono in Argentina dal 1976 al 1983 per mano dei militari di Videla. Si trova nella zona nord della capitale Buenos Aires, tra palazzi signorili e grandi viali, e oggi è uno spazio di memoria ed educazione ai diritti umani dichiarato Patrimonio Unesco[1]. Un riconoscimento, quello di Patrimonio dell’Umanità, che arriva alla vigilia delle elezioni generali del 22 ottobre 2023, a cui concorrono componenti di destra radicale che si dimostrano apertamente negazioniste rispetto ai crimini della dittatura militare (in Argentina non c’è al momento una legge sul negazionismo).

Al termine di una delle passerelle di legno che si percorrono trattenendo il respiro per entrare in quelle che furono le stanze della tortura dell’ESMA, ci si trova di fronte a un claustrofobico spazio in cui una scritta posta sul pavimento riporta la domanda: “Com’era possibile che in questo luogo nascessero dei bambini?”.
Qui, le detenute “terroriste” che al momento della cattura erano in stato di gravidanza partorivano su di un tavolo, bendate, tra percosse ed insulti, i bambini e le bambine che venivano sottratti loro poco dopo la nascita. Nella maggior parte dei casi, quei neonati erano l’unico motivo per cui le donne erano mantenute in vita fino a quel momento.

La pratica del “robo de niños” (furto di bambini) fu operata in modo sistematico alla ESMA e in altri centri clandestini di detenzione (CCD). “I bambini non hanno colpa” si dicevano i perpetratori per giustificare quel disumano furto, “sarebbero stati cresciuti da gente per bene” (cioè ceduti a famiglie di militari o vicine al regime oppure venduti). Nel piano dei carnefici, i bambini non avrebbero mai conosciuto la propria identità di figli di genitori assassinati; le madri, infatti, venivano poi uccise con i “voli della morte”, sedate e gettate ancora vive nel Rio della Plata. I militari dell’ESMA chiamavano questa pratica di uccisione dei prigionieri (l’81% dei quali aveva tra i 16 e i 35 anni[2]traslado (trasferimento), un modo per nascondere, agli altri e probabilmente a loro stessi, uno dei più crudeli stermini che si possa immaginare.

¿Qué ocurría realmente con la madre y el hijo? Desde que la embarazada llegaba, su destino estaba decidido. El de ambos. Para la madre el traslado, para el hijo la duda” (Che cosa succedeva davvero alla madre e al figlio? Da quando la ragazza incinta arrivava, il suo destino era segnato. Quello di entrambi. Per la madre il trasferimento, per il figlio il dubbio”).
Sara Solarz de Osatinsky, sequestrata dal 14 maggio del 1977 al 19 dicembre 1978. Testimonianza rilasciata durante il processo alla giunta (causa 13, 30/7/1985)

Centotrentatré di quei bambini è stata restituita la propria identità, non senza dolore, tramite il lavoro delle Abuelas (nonne) de Plaza de Mayo, madri di desaparecidos e nonne di nipoti rubati, definiti in spagnolo apropiados.
Le Abuelas, in particolare, hanno lavorato instancabilmente e di concerto con la comunità scientifica per creare la prima Banca nazionale di dati genetici, che ha permesso di determinare la filiazione di ragazze e ragazzi nati durante la dittatura, che hanno dubbi sulla propria identità. Lo hanno fatto usando l’índice de abuelidad (nonnità), tramite il proprio DNA, in assenza di quello dei figli scomparsi.

Quando si entra in un luogo come l’ex-ESMA – solo uno dei 700 edifici pubblici[3] che furono utilizzati dalla giunta come centri clandestini di detenzione – si prova una sensazione di freddo, oppressione, difficile da descrivere. Ci sono la stanza del parto, i luoghi di detenzione, le foto di giovani 01poco più che bambini. Tra le tante domande che ci si fa di fronte a quei pannelli che illustrano la crudeltà umana, non si può non chiedersi anche con quale forza un gruppo di donne comuni, le Madres de Plaza de Mayo, abbiano potuto presentarsi di fronte al palazzo di quel potere assassino, la Casa Rosada, per chiedere direttamente ai responsabili dove fossero i loro figli. I desaparecidos sono 30mila si legge oggi nei murales di Buenos Aires.

E’ possibile leggere l’articolo completo qui


Fonte: https://it.gariwo.net/testi-e-contesti/dittature-america-latina/comera-possibile-che-in-questo-luogo-nascessero-dei-bambini-26513.html?utm_source=brevo&utm_campaign=Gariwo%20News%20-%20102023%20-%20ITA&utm_medium=email

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