Al suo interno, oltre l’opera grandiosa di Michelucci, vanno notate le sculture di Emilio Greco, il Crocifisso di Iorio Vivarelli , il portone di bronzo di Periche Fazzini che nell’insieme costituiscono uno degli esempi di architettura sacra moderna più solidi e affascinanti. In tal senso lo stesso architetto ebbe a scrivere: «Questa chiesa è una piccola città, uno spazio modulato nel quale gli uomini, incontrandosi, dovrebbero, se il linguaggio architettonico ha raggiunto la sua efficacia, riconoscersi in un interesse e in una speranza comune che è quella di ritrovarsi».
Quest’anno ricorrono i 60 anni dalla sua consacrazione, fatta dal cardinale Ermenegildo Florit. Era il 5 aprile 1964: da allora in poi migliaia di pellegrini, gruppi parrocchiali, viaggiatori, turisti, ingegneri, architetti sono entrati nella “tenda”: chi per pregare e cercare il silenzio e chi per ammirare l’opera architettonica di Michelucci. Spicca tra tutti, il nome di Karol Wojtyla, futuro Giovanni Paolo II, il quale il 14 novembre 1965, allora vescovo ausiliare di Cracovia, si recava a Roma per il Concilio Vaticano II, e qui si fermò, scrivendo nel registro questa dedica-augurio: «Deus adiuvet in ministerio» (Dio aiuti nel vostro servizio)
Da allora in poi questa chiesa è divenuta simbolo sia della tenda di preghiera e sia del connubio tra arte e fede, tra poesia e mistica, tra musica e testimonianza cristiana, in un susseguirsi di eventi e proposte di approfondimento su diversi temi tra arte, fede, teologia e spiritualità, che hanno dato vitalità alla Piana del Bisenzio, che sta tra i Comuni di Campi Bisenzio, Prato, Calenzano e Sesto Fiorentino.
L’anniverario è stato celebrato con un testo teatrale «La tenda tra le ombre del viaggio» di Davide Rondoni. Una degna e adeguata commemorazione nel segno dell’incrocio tra fede e arte.