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venerdì, 17 Maggio, 2024

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I non rappresentati: un saggio sulla democrazia rappresentativa, fra pregi e limiti

Mercoledì 24 gennaio, per Edizioni Gruppo Abele, esce in libreria e online I non rappresentati. Esclusi, arrabbiati, disillusi, di Valentina Pazé. Il saggio è un’agile riflessione sulla democrazia rappresentativa, i suoi limiti, i modelli che funzionano e le nuove proposte – come il premierato – che dominano il discorso pubblico in merito. E, in mezzo, le persone che si sentono irrimediabilmente non rappresentate.

Cercare di sopravvivere

Il 2024 sarà l’anno dove più persone nel mondo andranno al voto: oltre 50 elezioni, 76 Paesi e oltre due miliardi di elettori ed elettrici alle urne. La democrazia rappresentativa – con una storia relativamente giovane – sembra quindi il migliore e il più diffuso modello di Stato moderno. «Oggi a nessuno verrebbe in mente di abolire i parlamenti eletti a suffragio universale – afferma la filosofa politica Valentina Pazé nell’introduzione al volume – ma la loro configurazione, e il loro peso, sono talmente cambiati da autorizzarci a dire che tra rappresentanza e democrazia è in corso un divorzio». Perché col tempo sono diventati palesi non solo i pregi ma anche i difetti delle leggi elettorali, necessariamente in cerca di un compromesso. I modelli elettorali finiscono infatti col produrre un gran numero di non rappresentati: cittadini e cittadine che partecipano al processo elettorale ma il cui voto non contribuisce a eleggere nessun rappresentante, perché filtrato da leggi elettorali distorsive. A risultare escluso dalla rappresentanza è anche chi, per ragioni diverse, sceglie di non votare, rifugiandosi nell’astensione, e, naturalmente, le persone di origine straniera, nostri concittadine solo nell’accezione territoriale della cittadinanza ma, per legge, escluse dal processo elettorale se non dopo un lunghissimo percorso a ostacoli.

Precario nel lavoro, precario nella vita

Oltre alle leggi elettorali deformanti, a rimpolpare le schiere di chi non viene rappresentato è l’approccio di una certa politica. L’idea fissa che sembra accomunare gran parte dei tentativi di riforma degli ultimi anni, anche se in misura diversa, è la stessa: rafforzare i poteri del capo del governo, indebolire il ruolo democratico delle opposizioni, neutralizzare e rendere inoffensive le manifestazioni pubbliche di dissenso. In questa direzione vanno le riforme, ad esempio, come quelle del premierato all’italiana, un vero unicum mondiale.

Su queste premesse s’innesta l’analisi di Valentina Pazé nel suo saggio I non rappresentati. Ogni capitolo affronta un tema: chi viene escluso per legge; chi è escluso di fatto dalla rappresentanza (le minoranze, opposizioni fastidiose); chi si autoesclude cercando altre strade per far sentire la propria voce. Il volume si conclude valutando altri modelli democratici e facendo una domanda: c’è un modo per rappresentare non solo gli umani ma l’intero ambiente naturale?

«La speranza – conclude Pazé – è che la Costituzione, la nostra Costituzione nata dalla Resistenza, che in ogni suo articolo sovverte e ribalta i principi dell’autoritarismo, del razzismo, della guerra – in una parola, del fascismo (di ieri e di oggi) – continui a essere la bussola del nostro futuro».

L’autrice

Valentina Pazé insegna Filosofia politica presso l’Università di Torino. Si occupa, in una prospettiva teorica e storica, di comunitarismo, multiculturalismo, teorie dei diritti e della democrazia. Di recente ha pubblicato con Bollati Boringhieri il saggio Libertà in vendita. Il corpo tra scelta e mercato (2023). Per Edizioni Gruppo Abele ha scritto nel 2016 Cittadini senza politica, politica senza cittadini.

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