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mercoledì, 8 Maggio, 2024

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Emergency e la speranza per una società civile globalizzata

"Nell'ospedale di un Paese in guerra, i piccoli vanno a giocare perché è l'unico posto sicuro e pulito, un luogo che restituisce la speranza di pace e di una vita normale". E le guerre attualmente in corso nel mondo sono 59, con migliaia e migliaia di vittime, fra cui moltissimi bambini e bambine che crescono senza la tranquillità di poter andare a scuola o frequentare i loro amici, così come ci ricorda Rossella Miccio, presidente di Emergency, in un'intervista rilasciata al Sole 24 Ore. 

Nel 2020, i bambini che vivevano in area di guerra erano 426 milioni, con una media di 25 bambini morti o feriti negli ultimi 10 anni. In più, circa 250.000 bambini nel mondo sono parte attiva di un conflitto, ricoprendo il ruolo di combattenti, spie, facchino, mentre molte ragazze vengono sfruttate fisicamente. In questo modo vengono violate varie convenzioni internazionali che proteggono i diritti fondamentali dei bambini, come il Protocollo Opzionale alla Convenzione sui diritti dell'Infanzia (articolo 1 e 2), lo Statuto della Corte penale internazionale, la Convenzione n. 182 dell'OIL, nonché numerosi degli Obiettivi dello Sviluppo del Millennio. 

Il lavoro che svolgono associazioni come Emergency, fondata nel 1994 dal Dottor Gino Strada e che ha lavorato in 20 Paesi curando 12 milioni di persone, è prezioso non solo a livello sanitario, ma anche e soprattutto per lo sviluppo di una società globale basata sulla solidarietà e il sostegno reciproco. La globalizzazione e la democratizzazione passano prima di tutto attraverso la società civile, che interviene laddove le istituzioni e i governi non riescono ad arrivare e, anzi, a volte, falliscono, dando un impulso alla costruzione di un'unione dei popoli in pieno spirito di frattelanza. 

VALERIO D'ANGELI

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