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venerdì, 3 Maggio, 2024

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La vittoria di Imamoglu, la scrittrice turca Shafak: «Ha pesato il voto dei più giovani: l’autoritarismo si può fermare»

«La Turchia è un Paese complicato che può sorprendere la sua stessa gente». La felicità per un risultato inaspettato si coglie dalla voce di Elif Shafak, l’autrice de La Bastarda di Istanbul, tra le voci più autorevoli della letteratura turca. «Prima delle elezioni speravo nel mio cuore che l’opposizione andasse bene nelle grandi città ma siamo andati molto oltre. Questa è una vittoria incredibile per l’opposizione turca e una immensa sconfitta per il governo che risolleva il morale di chiunque creda nella democrazia», ci dice dalla sua casa londinese dove si è trasferita nel 2014.

Che impatto avrà il voto a livello nazionale?
«Per Erdogan perdere Istanbul per la seconda volta ha sia conseguenze politiche che un valore simbolico. La vittoria di Ekrem Imamoglu è importante perché lui è il volto e la voce del cambiamento sia nel Paese che nel partito. Il suo mantra è sempre stato “il futuro sarà migliore” e ora tanti turchi ripetono lo slogan: “Andrà tutto bene”. È importante perché per troppo tempo ci siamo sentiti impotenti e depressi. Lui ci dà la speranza che il Paese possa di nuovo muoversi nella direzione della democrazia, della giustizia, dei diritti umani e delle donne, questi ultimi sono i primi a venire calpestati dai regimi autoritari».

Come mai a dieci mesi dalle presidenziali l’elettorato si è espresso in modo così diverso?
«Sicuramente l’economia ha avuto un ruolo ma non è stato l’unico fatto. L’affluenza alle urne è diminuita e questo fa pensare che molti elettori dell’Akp non fossero così motivati. E non dimentichiamo che un milione di giovani ha votato per la prima volta. Penso che loro vogliano una vera democrazia che prepari un futuro migliore. L’inflazione è al 67% e la svalutazione della lira turca ha colpito duramente le imprese di tutte le dimensioni e ha peggiorato gli standard di vita di tanti cittadini. Il terremoto ha lasciato ferite terribili, traumi e distruzione. C’è anche un fattore psicologico. Molte persone si sentivano stanche di sentire sempre la stessa retorica incendiaria da parte del governo, ancora e ancora. C’era stanchezza. Le persone hanno voglia di cambiamento. Un cambiamento significativo e democratico».

Il presidente del Chp, Ozgur Ozel, ha affermato che dopo la sconfitta del 2023 il partito si è rinnovato dando più spazio alle donne e ai giovani. Pensa che sia stata questa la carta vincente?
«Il Chp, all’opposizione, ha ottenuto il miglior risultato dal 1977. Immaginate, il miglior risultato in 50 anni! Questo è importante. Il presidente del partito, Ozel, ha detto che questo nuovo risultato aprirà le porte a un nuovo clima politico in Turchia. Le donne hanno avuto un ruolo molto importante nei risultati di queste elezioni. Questa volta sono elette più sindache. Non è sufficiente, ma è un passo importante. In Turchia abbiamo enormi problemi con la violenza contro le donne e la disuguaglianza di genere. Abbiamo bisogno di più donne a ogni livello della politica e dello spazio pubblico».

Pensa che nei Paesi in cui è in atto una deriva autoritaria si possa invertire la tendenza?
«Dopo la Polonia, il successo dell’opposizione in Turchia ispirerà le persone che credono nella democrazia. L’autoritarismo non è un destino. Può essere sfidato e, anche se non è facile, può essere invertito. In tutta Europa e nel mondo stiamo assistendo all’ascesa di movimenti populisti e nazionalisti, che purtroppo guadagnano slancio in tempi di crisi economica e incertezza politica. Questo è il motivo per cui è importante che liberali, democratici e progressisti comprendano le cause profonde del populismo, guariscano le disuguaglianze e si prendano cura di tutti. In Polonia abbiamo assistito a un importante passo avanti ma non è così in Ungheria dove Orbán mantiene la sua posizione. La cosa importante è continuare a credere nella democrazia, nei diritti umani, nella consapevolezza e nell’azione per il clima, nei diritti delle donne, nei diritti Lgbtq, nello stato di diritto, nella libertà di parola, nell’inclusione e nell’uguaglianza».

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