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lunedì, 29 Aprile, 2024

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Qui sotto una riflessione di Grazia Baroni sul presepio

Come al solito sotto Natale emergono i “fondamentalisti del politicamente corretto” che criticano la preparazione dei presepi nelle scuole. Sostengono che in quanto laiche queste istituzioni non dovrebbero sottolineare questa tradizione perché ciò offende le altre culture, come se la preparazione del presepio sottintendesse una professione di fede.

Le risposte sono altrettanto deludenti a livello di governo: viene rispolverata l’identità nazionale, parola che riveste l’arcaico concetto di tribù, che esclude e non include. Alla faccia del messaggio cristiano che a loro detta vorrebbero difendere.

Dall’altra parte abbiamo la Chiesa che continua a sottolineare proprio il valore confessionale della presenza del Redentore e che quindi chiude l’evento dentro una narrazione che esclude e che sottolinea le differenze.

I mezzi di informazione non fanno che sfrugugliare tra vecchie rivalità. Sempre in onore del Natale, ovviamente, e del politicamente corretto.

Ma qualcuno ha capito la grande sensibilità di Francesco che otto secoli fa, per trasmettere la profonda illuminazione che aveva maturato sulla testimonianza di Gesù di Nazareth, voleva condividere?

Con disamante originalità e semplicità ha messo in una rappresentazione simbolica la grandiosità dell’incarnazione, la meraviglia che la nascita di ogni bambino rappresenta con la sua presenza. Infatti ogni bambino con la sua nascita rinnova il mondo, incarna la possibilità di trasformarlo migliorandolo per tutti. Ogni nascita per ciascuna famiglia è questo. Nessuna madre mette al mondo un figlio perché soffra, ma ciascuna mette al mondo un “Re” e ogni famiglia può riconoscere nel presepe la grande tenerezza e la promessa che la nascita rappresenta.

Il messaggio che il presepe simboleggia è il riconoscere nella vita, e nella vita umana, il valore di ogni esistenza e dell’universo. Come può questo offendere? Quale persona può sentirsi sminuita da questa semplice realtà?

Certo nel Medioevo, nel 1200, quando Francesco lo ha inventato, rappresentare la nascita di un bambino con una tale immagine di dolcezza e semplice grandiosità, coronata dalla coreografia dei pastori che si riuniscono e si incontrano, costituiva una sfida da vero artista, la provocazione di chi ama l’umanità e vuole condividere con tutti la sua comprensione di quale occasione sia la nascita di ogni persona, per sé stessa e per tutti. E anche ora, soprattutto in Italia, con l’inverno demografico, si sta scoprendo il valore dell’essere umano come unica vera risorsa.

Ora si comincia a capire che anche se la terra è un luogo meraviglioso, senza la presenza dell’uomo è una bellezza sprecata.

Il presepio è in qualche modo l’atto conclusivo del cantico delle creature che ha voluto far comprendere come il Creato non fosse la valle di lacrime descritta e condivisa fino a quel momento da tutte le culture e tradizioni, ma il luogo dove l’essere umano può gustare della propria umanità nella capacità creativa di trasformazione del mondo.

È grazie a quel presepio e alla gente che ha avuto la tenacia di mantenerlo nei secoli, riconoscendo in esso un valore irrinunciabile di civiltà che, dopo 700 anni di presepi e quasi 2000 anni di trasmissione del messaggio di Gesù, si sono creati gli ospedali pediatrici. La sensibilità della società civile si è formata gradualmente, è stata lenta, però finalmente siamo arrivati a creare luoghi dove si riconosce il valore della nascita e dei bambini che sono le maternità e gli ospedali pediatrici. Purtroppo ancora non si sono diffusi ovunque nel mondo, ancora è presente l’orrore dello sfruttamento dei bambini indifesi e la tragedia del considerare più importanti i confini politici che la difesa della vita.

Quando diventerà comune il sottolineare il fatto che il presepio rappresenta il valore che permette alla società umana di riconoscersi tale? Quando non si useranno parole di esclusione per difendere ciò che è un valore comune: il valore della presenza dell’essere umano sulla terra? Forse quando si smetterà di dare la priorità al profitto e alla prepotenza e si smetterà di costruire armi e coltivare droga, ecco, in quel momento avremo onorato il presepio e il messaggio che vuole trasmettere.

È nella costanza di concentrare il massimo della festività della nostra società in una festa che ha al suo centro la nascita di un bambino che oggi possiamo capire il valore di ciò che ha voluto dire la vita di Gesù con le sue vicende e le sue parabole. E possiamo capire la gioia di Francesco quando ha voluto condividere la tenerezza di questa comprensione. In Italia dovremmo essere orgogliosi di aver dato i natali ad una persona che ha saputo capire e tradurre in simbolo l’esplosione di felicità dell’aver colto il valore dell’essere umano nella sua tenerezza e nella sua fragilità.

Buon Natale a tutti.

Grazia Baroni

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