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sabato, 27 Luglio, 2024

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“SILENT: Un Jazz di musica e vibrazioni, quando le barriere non si vedono” di Daniele Cardia

Silent” è un progetto nato e sviluppato dalla ricerca da artisti con particolare sensibilità sociale, per proporre uno spettacolo alternativo, basato sulla riproduzione e percezione del suono nel silenzio di chi vive nel silenzio.

Lo spettacolo “SILENT” del compositore Gabriele Marangoni, varesino di nascita ma ormai da due anni cagliaritano, verrà presentato a Cagliari (Teatro Massimo) mercoledì 4 ottobre nell’ambito del “Festival Internazionale Jazz 2023”. Il Festival proseguirà nelle giornate del 6-7-8 ottobre e con una serata “Extra life” il 4 novembre.

Dopo la presentazione di martedì 26 settembre, siamo riusciti a scambiare qualche battuta con i moderatori della conferenza stampa.

Gabriele Marangoni – ideatore e compositore dello spettacolo” SILENT”:

L’idea di questo progetto nasce delle esperienze che hai avuto con altre persone sorde? O ti ha influenzato il fatto che anche Beethoven era sordo? Ma come ti è venuto in mente questo progetto?

«Che Beethoven fosse diventato sordo è una diceria popolare. Aveva quasi sessant’anni. Credo che ad ispirarmi sia stata la ricerca sonora e vivere il suono, in maniera completamente diversa. Cercando di immaginare delle soluzioni e dove avrei potuto incominciare questa ricerca. E quindi ho pensato di iniziare da chi aveva una percezione del suono, fatta soprattutto di vibrazioni.

E quindi, volevo scoprire un nuovo modo di vedere il suono. È nato da un desiderio di ricerca e di potenziale del suono. In Europa, nel corso dei secoli, siamo stati viziati a dividere il suono dalla musica, soprattutto durante il classicismo ed il romanticismo. E sono tornati insieme con le avanguardie. E quindi una sorta di educazione acustica, di ecologia all’ascolto e al paesaggio sonoro, o a tantissimi altri rumori che possono essere usati in campo musicale».

 

C’è un messaggio che vorresti far capire agli spettatori?

«Il grande messaggio è il motivo, è un progetto che va vissuto. Un altro messaggio è che io, ad esempio, mi occupo solo di suono, ma tutti noi siamo riusciti a fare con questo lavoro nel creare una situazione dove ognuno porta la propria ricchezza interiore. Spesso, si scambia questo progetto, come un qualcosa a base sociale.  Ma al costo di essere provocatorio e ripetitivo, io dai ragazzi sordi ho appreso tanto, perché la sensibilità che hanno loro verso un certo tipo di percezione, io non l’avevo prima. Quindi, quello che generalmente può essere visto, come colmare una disabilità, per me è un potenziale, che solo loro possono fare. È vero, che è bello quando si possono abbattere le barriere, ma è ancora più bello, quando queste non si vedono del tutto»

 

Il Direttore Artistico “Festival Jazz in Sardegna Massimo Palmas:

Perché avete voluto questo progetto?

«Io lo vedo, come sublimazione di una missione che ho sempre cercato con la musica, di abbattere ogni tipo di barriera: classica, sociale e culturale. Ed è la prima volta che ci misuriamo con l’abbattimento di una barriera sensoriale che è molto più impegnativa. Il progetto di Marangoni e del suo staff è molto intrigante e accattivante. Ci ha catturato immediatamente, e non potevamo non proporlo al pubblico cagliaritano. Io stesso ho appreso cose nuove, sentendo parlare per la prima volta con il linguaggio LIS, dei giovani protagonisti sordi. Ed è davvero emozionante, come questi ragazzi vivono questa esperienza»

Professoressa Aurora Cogliandro – Preside Conservatorio di Cagliari (Musicologa, pianista e Musicoterapeuta):

«Fare queste tre cose, significa vivere la musica a 360° considerandola un aspetto fondamentale della mia vita. Se tutti si occupassero di musica ci sarebbe meno sofferenza».

Matteo e Jessica – ragazzi della Sez. Cagliari “Centro Sordi Torino”:

Quanto è importante per voi, la musica?

«Per noi è importante imparare il suono della musica, è molto simile alle parole. Esempio le sillabe di una parola sono come dei ritmi musicali»

 

Avete imparato a parlare, tu Matteo con l’Impianto acustico e tu Jessica con l’Apparecchio, oppure avete imparato con le vibrazioni delle parole e dei suoni?

MATTEO: «Entrambi. Grazie al ritmo, parole e suono. Sono molto simili. La musica mi aiutato tanto, ma anche parlare»

JESSICA: «Per me è un po’ diverso, perché io ho l’apparecchio, ed è come un amplificatore, non è come l’impianto. A me la musica infastidisce, per rilassarmi con le vibrazioni, devo spegnere l’apparecchio. Gli apparecchi aiutano, ma in certi casi sono un ostacolo, un fastidio».

Se vogliamo ascoltare la musica, il Jazz, in una nuova dimensione, basata sulla percezione e sulle vibrazioni, non ci resta che andare a vedere “SILENT”, mercoledì 4 al Teatro Massimo

Daniele Cardia


Fonte: https://mediapress24.it/silent-musica-e-vibrazioni-quando-le-barriere-non-si-vedono

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