È una vittoria per le donne ancora più grande se al primo posto della classifica annuale delle scienziate, redatta dalla piattaforma accademica Resarch.com in base a pubblicazioni e soprattutto citazioni negli studi di altri, è arrivata l’endocrinologa ed epidemiologa JoAnn Elisabeth Manson, 70 anni, docente di Medicina e salute delle donne alla Harvard Medical School e a capo della divisione di Medicina preventiva alla Brigham and Women’s Health di Boston.
Il suo impegno nella medicina di genere, branca della scienza che studia le malattie che colpiscono diversamente i sessi e le differenti reazioni alle terapie, è iniziato dopo la morte di sua madre per cancro alle ovaie: l’evento fece capire a Manson quanto poco si sapesse dei problemi di salute femminile. Tra i suoi meriti, quello di aver denunciato la mancata inclusione delle donne nei test clinici: per semplificarli si è a lungo privilegiata la sperimentazione dei farmaci sui maschi. «La medicina di genere oggi è più avanti rispetto a dieci anni fa, però c’è ancora molto da fare» ci racconta. «Infatti è tutt’ora molto più facile che un farmaco sia ritirato dal mercato per gli effetti avversi sulle donne».
Manson è stata anche autrice principale nei due più grandi studi clinici di lunga durata sulla salute femminile, con oltre 250mila partecipanti: l’Harvard Nurses Health Study (sui fattori di rischio riguardo alle principali malattie croniche) e la Women’s Health Initiative (sulle maggiori cause di malattia e mortalità nel post menopausa). Con quest’ultimo studio la ricercatrice ha cambiato la pratica medica, dando un contributo determinante nel capire gli effetti della terapia ormonale, chiarendo i benefici e i rischi, compreso il modo in cui i risultati dipendono dall’età della donna e dal momento di inizio della menopausa. La studiosa ha inoltre identificato il ruolo della vitamina D nel ridurre certe forme avanzate di tumore e i benefici dei multivitaminici, se abbinati a uno stile di vita attivo, nel rallentare il declino cognitivo. E ancora sulla vitamina D, nel 2024 pubblicherà i risultati di un nuovo studio clinico sul suo ruolo nel ridurre la gravità dei sintomi del Covid.
L’argomento è trattato nel libro “