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sabato, 27 Luglio, 2024

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Don Minzoni, il «Matteotti cattolico»

Raccomandiamo la lettura dell’articolo di Elisa Roncalli in ricordo della morte di Don Minzoni pubblicato dall’Eco di Bergamo:

«Sono ritornato dalla Scuola Sociale di Bergamo, alla quale mi sono inscritto per apprendere i primi elementi delle scienze sociali. È una delle tante lacune che si notano dell’educazione del clero […]. Disgraziatamente vi sono andato impreparato a quella scuola; da tempo non stavo al corrente degli studi; poi il mio spirito era agitato da mille lotte…».

Chi scrive queste righe nel suo diario («Memorie 1909-1919», edito da Diabasis a cura di Rocco Cerrato e Gian Luigi Melandri) alla data 27 settembre 1912 è don Giovanni Minzoni. L’arciprete di Argenta – provincia di Ferrara, ma diocesi di Ravenna – ucciso a bastonate da due squadristi nella notte del 23 agosto 1923, quando aveva 38 anni, vicino alla sua chiesa e alle sue opere parrocchiali. Un omicidio, riconosciuto poi come preterintenzionale, da inquadrarsi nella contrapposizione locale fra forze popolari e il movimento fascista della prima ora. È passato un secolo tondo da quel tragico episodio.

Per il sacerdote, da molti definito anche «il Matteotti cattolico», si è appena aperta causa di beatificazione. All’anniversario, nei mesi scorsi, sono stati già dedicati convegni e altri ancora sono preannunciati. Sono apparsi nuovi libri (fra questi quello di Alberto Comuzzi per Edizioni San Paolo, intitolato «Don Minzoni: un martirio inevitabile», con la prefazione dell’arcivescovo Lorenzo Ghizzoni) e si ripropongono documentari sulla vicenda (ve ne è uno anche di Ermanno Olmi). […]

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