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martedì, 30 Aprile, 2024

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Una e indivisibile. Autonomia differenziata: un attacco all’unità della Repubblica e all’uguaglianza dei diritti

Il 19 giugno presso la sala Matteotti della Camera dei Deputati si terrà la prima iniziativa pubblica del Tavolo di confronto permanente costituito tra le realtà della Rete dei Numeri Pari, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Sinistra Italiana, Unione Popolare e Verdi

L’incontro sarà la prima iniziativa pubblica del Tavolo di confronto permanente costituito tra le realtà della Rete dei Numeri Pari, Movimento 5 Stelle, Partito Democratico, Sinistra Italiana,  Unione Popolare e Verdi e si inserisce nel contesto della discussione parlamentare del Disegno di legge 615/23 “Calderoli”. Si alterneranno le relazioni di Luigi Ciotti – Presidente di Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, Gaetano Azzariti – Presidente di Salviamo la Costituzione, Giuseppe De Marzo, Coordinatore nazionale della Rete dei Numeri Pari, Dianella Pez – Esecutivo dei Comitati Per il ritiro di ogni Autonomia Differenziata, l’unità della Repubblica, l’uguaglianza dei diritti e seguiranno gli interventi di Deputati e Senatori delle forze politiche presenti nel Tavolo.

L’importanza del confronto risiede nella presenza di alcuni dei soggetti che negli ultimi 5 anni hanno dato vita a una straordinaria opposizione “dal basso” al progetto eversivo dell’Autonomia differenziata che porterebbe alla disgregazione della Repubblica e alla declinazione dei diritti universali – sociali e civili – non più sulla base delle previsioni del comma 2 dell’art. 3 della Carta costituzionale, ma su privilegi territoriali e differenziazioni inique. Se la riforma passasse, la garanzia dei diritti sul territorio nazionale sarebbe persa, aumenterebbero ulteriormente le disuguaglianze, si renderebbe più incerto il diritto alla salute, al lavoro, alla mobilità, all’accesso ai servizi e all’ambiente. Il ddl Calderoli realizzerebbe un’autonomia competitiva e non solidale, come disposto dall’art. 5 della Costituzione che costituisce – prima e dopo la scellerata riforma del Titolo V del 2001 – l’unico pronunciamento fondamentale cui possa e debba ispirarsi il principio di autonomia. In questo modo si spaccherebbe la Repubblica, una e indivisibile, e rappresenterebbe una resa dello Stato immotivabile, aumentando le differenze e istituzionalizzando la povertà. E per la mafia sarebbe un vantaggio.

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