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mercoledì, 15 Maggio, 2024

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Addio a Fernando Mezzetti, raffinato inviato del blocco comunista

Fernando Mezzetti ci ha lasciati. Ma non ci lasciano le sue lucide analisi di un mondo oggi come allora in subbuglio: la Russia, all’epoca Unione Sovietica, e la Cina, che conobbe e raccontò quand’era ancora l’impenetrabile galassia maoista e poi di Deng Xiaoping.

Fernando era un uomo gentile: ascoltava, elaborava le informazioni con il filtro della sua vasta cultura, poi raccontava senza preclusioni ideologiche un mondo che sapeva scandagliare come un entomologo il minimo dettaglio di un insetto.

Lo aveva scoperto Indro Montanelli. Dai banchi della cronaca del Giornale gli aveva messo il sacco in spalla e l’aveva spedito in un casermone di Pechino. Il grande direttore aveva fiutato che oltre la Grande Muraglia stava incubando qualcosa di grandioso e per quasi tutti inavvertibile. Con gli occhi e la penna di Fernando, Indro avrebbe capito cosa si stava apparecchiando per il futuro degli equilibri internazionali.

Fu Fernando a dar conto dell’atto di nascita della Cina moderna il giorno in cui, nell’assoluto silenzio, Deng Xiaoping concesse la prima autorizzazione all’apertura di un’attività privata. Intanto Gorbaciov stava scardinando l’altra parte del cielo comunista, quella più interessante per l’Occidente.

Fernando rifece i bagagli e con la moglie Dada e la figlia Maria (Giulia sarebbe arrivata dopo) raggiunse Mosca. I suoi reportage fecero epoca: mai cedette al luogo comune, mirava solo a restituire i fatti e a interpretare le complesse liturgie di regimi da noi lontani le mille miglia.

A Pechino aveva conosciuto un altro grande giornalista, Gaetano Scardocchia, che alla fine degli anni Ottanta gli propose di passare alla Stampa e di prendere servizio a Tokyo, dove gli equilibri del pianeta sembrava stessero transumando.

Noi lo ricordiamo il giorno in cui, dal Giappone, prese l’aereo per raggiungere Pechino, dove a Piazza Tienanmen i carri armati venivano sfidati da studenti inermi. In quei giorni drammatici rimanemmo al telefono per ore, seguendo in diretta ciò che stava accadendo, temendo che se la linea fosse caduta non saremmo più riusciti a riprenderla.

La sua carriera continuò, fino a ieri, come commentatore di ciò che stava accadendo nei suoi Paesi d’adozione. Racconti e analisi che finirono nei suoi libri, prevalentemente dedicati a Cina e Russia. Solo una settimana fa ci ha raccontato al telefono il nuovo saggio a cui stava lavorando. Russia e Cina si fondevano nel meraviglioso intreccio di aneddoti inediti personalmente vissuti o raccolti di prima mano. Non era mai realmente ritirato, perché i giornalisti veri non muoiono, si estinguono. E allora, caro Fernando, come si dice in questi casi: che la terra ti sia lieve.


Fonte: https://milano.corriere.it/notizie/cronaca/23_maggio_12/addio-a-fernando-mezzetti-raffinato-inviato-del-blocco-comunista-4f74bcf1-02fd-47c2-8edf-121b1d43cxlk.shtml

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