Ho visto alla stazione della metro, Celeste, quattordici anni, figlia di amici. Saranno state le 19.00, la ragazza stava stravaccata sulla panchina di travertino con le gambe incrociate come due giovani che stavano con lei. Che cí di male, sono ragazzi. Si, vero, ma qualcosa mi ha preoccupato. Intanto i capelli con ciuffettini e treccine che uscivano, come insalatina da taglio da un cranio quasi rasato.