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domenica, 12 Maggio, 2024

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Meglio pensarci in tempo, un editoriale di Paolo Cendon

Meglio pensarci in tempo, finché ancora utile e possibile, puntellando gli equilibri esistenti – al diritto converrà farlo nel 90% dei casi, si tratti di cose o di persone.

La madre alcolista al punto da rendere inevitabile, a un certo momento, l’apertura di una procedura di affido, con la ricerca di una famiglia sostitutiva (più o meno provvisoria) per la figlioletta di cinque anni: agli assistenti sociali non si poteva chiedere di darsi da fare, tempestivamente, con congrui presidi o affiancamenti?

La crepa sull’asfalto stradale, dovuta a cattiva manutenzione, ogni giorno più larga, insidiosa: quanto occorreva ai vigili urbani per capire che un bambino ci avrebbe, presto o tardi, infilato un piede correndo – che andava subito avvertito l’ufficio competente in Comune, a scopo di rifacimento del manto, ciò che avrebbe evitato il processo e la condanna risarcitoria in seguito pronunciata?

L’anziana asserragliata in casa, dimenticata lì dentro per anni, data per morta o in cronicario o all’estero: tanto difficile era immaginare che si nascondesse, dietro quella porta, una persona con disagi mentali – donde l’avvio di un programma di assistenza, svolta a domicilio, da parte dei servizi sociali, ciò che avrebbe impedito il break down finale, scongiurando il ricovero in ospizio?

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