Gli ultimi dati disponibili di Eurostato, relativi al 2021 (anno comunque segnato da alcune restrizioni per il Covid) segnalano 2,88 milioni di incidenti, 3.347 del quali mortali. Tra i paesi in vetta alla classifica della sicurezza, molti sono nordeuropei: al top troviamo Olanda (0.33 morti ogni 100mila lavoratori), Finlandia, Svezia e Germania, con l’eccezione della Grecia al secondo posto. I risultati positivi, soprattutto nei Paesi nordici, sono il frutto del dialogo costante tra sindacati e datori di lavoro. In Svezia, per esempio, sono in azione oltre 100 mila ombudsman, intermediari dei lavoratori: operano come ispettori interni in fabbriche e cantieri, in scuole e nell’esercito, in ogni posto dove ci siano più di cinque persone al lavoro. Oltre a trovare soluzioni per prevenire incidenti, l’ombudsman ha il potere e il dovere di bloccare il lavoro quando c’è un pericolo potenziale. Alla base della sicurezza c’è l’accettazione comune delle priorità in fabbrica: sicurezza e ambiente di lavoro, seguiti dalla qualità del prodotto e infine dai profitti, che non mancano proprio perché sono stati rispettati gli altri obiettivi.
In Italia queste priorità sono in molti casi rovesciate, così ci troviamo tra i Paesi meno virtuosi dell’Unione europea, con 2,66 morti per 100 mila lavoratori. La maglia nera va alla Lettonia (4,29), ma anche la Francia (3,32) non se la cava bene.