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venerdì, 3 Maggio, 2024

fondato e diretto da Paola Severini Melograni

Inaugurato lo Spazio Giallo di Bambinisenzasbarre nel carcere di Matera

A Matera il 20 luglio 2023, è stato inaugurato lo Spazio Giallo di Bambini senza sbarre Ets, il luogo creato dall’Associazione che accoglie i bambini e li sostiene per orientarsi e attenuare il loro impatto con un ambiente potenzialmente traumatico come il carcere, quando devono incontrare il genitore detenuto. Complessivamente, In Italia, sono 100mila i bambini in questa situazione e 2 milioni in Europa. Bambini che vivono in silenzio il loro segreto sul genitore recluso nel tentativo di non essere stigmatizzati ed esclusi.

Alla cerimonia erano presenti il Direttore d’Istituto Rosa Musicco, il Comandante d’Istituto Semeraro Bellisario, il Presidente della Provincia di Matera Piero Marrese, il Responsabile dell’Ufficio Colloqui Ispettore Francesco Matera Marcosano, il Capo Area Pedagogica Walter Gentile, la Coordinatrice della Rete Nazionale di Bambinisenzasbarre Martina Gallon, le referenti territoriali Tiziana Silletti e Marilena Savoia.

Il progetto è sostenuto da Enel Cuore, la Onlus del Gruppo Enel attiva al fianco delle realtà che intervengono a tutela dei bisogni di chi vive in condizioni di fragilità e di disagio sociale, ed è disposizione dei circa 100 minorenni che entrano ogni anno nel carcere di Matera per incontrare il proprio papà.

Nato a Milano nel 2007, lo Spazio Giallo di Bambinisenzasbarre (VEDI), è diventato un modello ed è ora attivo in rete nazionale in Lombardia, Piemonte, Marche, Toscana, Campania, Puglia, Calabria e Sicilia. Quello di Matera è il primo aperto in Basilicata.

Lo Spazio Giallo è il luogo fisico e relazionale per i bambini all’interno del carcere. Qui, i bambini e le loro famiglie si preparano all’incontro con il genitore detenuto e sono seguiti da operatori professionali che ne intercettano i bisogni e li accolgono in uno spazio a loro dedicato, attivando prese in carico dell’intero nucleo familiare con focus primario sul bambino. È lo stesso spazio dove, dopo il colloquio, far decantare al bambino le conseguenze emotive della difficile separazione che sempre si verifica dopo l’incontro.

Lo Spazio Giallo di Bambinisenzasbarre viene definito spazio psico-pedagogico all’interno del quale attraverso l’accoglienza dei bambini, si interloquisce anche con le famiglie che li accompagnano, e si imposta un paziente e delicato lavoro di relazione e di sostegno dei bambini, degli adulti, ma anche delle persone che vi lavorano: gli operatori penitenziari. Questo porta a un attento e minuzioso iter di scelta dell’ambiente in cui posizionare strategicamente lo Spazio Giallo.

Lo Spazio Giallo è parte del Sistema Spazio Giallo, un progetto-intervento che porta avanti un approccio globale di attenzione e cura delle relazioni familiari quando un componente della famiglia è detenuto, con al centro l’interesse del bambino. Il Sistema Spazio Giallo comprende 15 azioni portate avanti dentro e fuori il carcere tra cui la “Partita con mamma e papà” (VEDI), il “Telefono Giallo” (VEDI) e l’intervento nelle scuole (VEDI).

Al centro del Sistema Spazio Giallo si trova il bambino e i suoi diritti, riconosciuti nella “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti”, valida dal 21 marzo 2014 in tutte le carceri italiane, creata e voluta da Bambinisenzabarre, firmata dal Ministro della Giustizia, dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza e dalla Presidente di Bambinisenzasbarre, una carta unica in Europa (VEDI). In particolare gli Spazi Gialli e la loro realizzazione rispondono all’art. 2 della Carta.

La “Carta dei diritti dei figli di genitori detenuti” è un documento unico che riconosce formalmente il diritto di questi bambini al mantenimento del legame affettivo con il genitore detenuto in continuità con l’art.9 della Convenzione ONU sull’infanzia e l’adolescenza e nel contempo ribadisce il diritto alla genitorialità delle persone detenute e impegna il sistema penitenziario in una cultura dell’accoglienza che riconosca e tenga in considerazione la presenza dei bambini che incontrano il carcere loro malgrado.

A rafforzare l’impatto della Carta – e il ruolo dell’Associazione a livello italiano ed europeo – si è anche imposta la Raccomandazione CM/Rec (2018)5, adottata adaprile 2018 dal Consiglio d’Europa e rivolta al Comitato dei Ministri dei 46stati membri. La Raccomandazione ha assunto come modello e come preciso riferimento proprio la Carta italiana.

“L’Italia è il primo Paese che ha siglato questa Carta – afferma Lia Sacerdote, presidente dell’associazione-. Una firma e un segno forte per i 100mila figli di genitori detenuti, in sé è uno strumento radicale che ha trasformato i bisogni di questi minori in diritti, consentendo loro di non sentirsi più colpevoli e contrastando l’emarginazione sociale a cui sono esposti”.

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