L'Italia con Torino, si candida a ospitare nel 2025, gli Special Olympics World Winter Games. L'atto di candidatura è stato presentato dal Comitato Promotore composto da Governo, Regione Piemonte, Comune di Torino, Coni, Cip, Arpiet e presieduto dal Presidente Special Olympics Italia Angelo Moratti. Special Olympics International, esprimerà la valutazione finale sulle candidature il prossimo 18 giugno.
Lo sport come mezzo di integrazione e inclusione
La kermesse sportiva si svolgerà dal 29 gennaio al 9 febbraio e coinvolgerà oltre 3mila tra atleti e allenatori, migliaia anche tra giornalisti, volontari, personale medico e staff e più di 300mila spettatori. "I Giochi Mondiali Invernali di Special Olympics 2025 – come evidenzia una nota del comitato promotore - rappresenteranno un’occasione per diffondere in Italia, in modo ancora più forte, un intenso messaggio di inclusione e per promuovere la creazione di un mondo in cui tutte le persone possano essere riconosciute per le proprie capacità e non discriminate per le loro differenze".
“Siamo lieti di sostenere la candidatura di Torino per ospitare gli Special Olympics World Winter Games del 2025 nella nostra città - ha commentato l'assessore allo Sport, Roberto Finardi -. Da sempre consideriamo lo sport quale importante strumento di integrazione e inclusione per tutte le persone a rischio di emarginazione, tra cui gli atleti con disabilità fisiche e mentali. Riteniamo che le attività condotte da Special Olympics abbiano la capacità di trasmettere agli atleti la consapevolezza che il proprio corpo possa esser posto in un'ottica positiva, da valorizzare e far esprimere e non come ostacolo e impedimento.”
Si lavora anche per le Universiadi
Ma il 2025 potrebbe essere un anno davvero speciale per Torino, memore del grande evento olimpico del 2006. Ci sono buone possibilità infatti che sotto la Mole tornino anche le Universiadi Invernali, già sul suolo sabaudo nel 2007. Anche in questo senso infatti si sta procedendo per la candidatura della città al grande evento sportivo universitario. La scorsa settimana, il ministro Vincenzo Spadafora ha firmato l’atto per la garanzia economica necessaria alla presentazione del documento.
"La Regione Piemonte è fortemente intenzionata a portare sul suo territorio due grandi eventi come Universiadi e Special Olympics - ha commentato l'assessore allo Sport della Regione, Fabrizio Ricca -. Anche la lettere ricevuta la scorsa settimana dal Governo conferma l’avanzamento del percorso che stiamo compiendo. Sono molto felice di apprendere che tutte le forze politiche vedano di buon occhio il lavoro che abbiamo fatto fino a oggi su questo tema. E’ importante che le istituzioni rispondano in modo unitario quando si parla di grandi eventi e investimenti per il territorio”.
Inoltre le Universiadi 2025 potrebbero essere un'ottima occasione per recuperare aree dismesse in città: ad esempio per la realizzazione del villaggio artleti. L’idea generale è comunque che l’organizzazione di questi grandi eventi sportivi - sia Universiadi che Special Olympics - possa lasciare un’eredità utile e positiva al territorio, come l’utilizzo del villaggio atleti a integrazione delle residenze universitarie nel dopo evento. Circa 2mila posti letto supplementari per gli studenti.
Fonte: https://www.torinotoday.it/
Cinesi femmenelle — La Cina affronta una “crisi di mascolinità”. Secondo il Governo di Beijing, i maschietti di oggi—in troppi casi—non varrebbero granché: si truccano gli occhi, si ammirano allo specchio, passano troppo tempo online e con i videogiochi, pensano solo a divertirsi e si fanno pure dei tatuaggi troppo vistosi.
La “mosceria” dei giovani maschi cinesi è stata da tempo ufficialmente identificata come una sorta di emergenza nazionale. Già nel 2017 il People’s Liberation Army—l’Esercito Popolare di Liberazione—si è pubblicamente lamentato della scarsa qualità delle sue reclute. In certe circoscrizioni fino alla metà dei ragazzi che si presentavano per la chiamata alle armi era risultata “inidonea” al servizio militare. Il PLA ha perfino rilasciato delle statistiche al riguardo. Secondo un lancio dell’Agence France-Presse, circa il 20% dei respinti era stato scartato per obesità, un altro 8% per “ingrossamento della vena testicolare”. Il primo fenomeno è stato attribuito al troppo tempo passato con i videogiochi, il secondo a “pratiche masturbatorie”.
Da allora il dibattito sulla “femminilizzazione” dei maschi cinesi si è allargato. Al livello popolare, la si fa risalire alla “Politica del figlio unico” attuata tra il 1979 e il 2013 dal governo nazionale per contrastare il fortissimo incremento demografico. Si suppone che i genitori dei figli unici possano essere stati più portati a proteggerli fin troppo bene dalla dura realtà della vita quotidiana, contribuendo a creare una generazione di mollaccioni. È una spiegazione che non piace al Governo secondo il quale la riduzione della natalità sarebbe un grande successo di politica sociale.
Intanto però, ci sono quei ragazzi da “raddrizzare”. Si è iniziato nel 2019 con la censura sulla televisione di Stato dei piercing dei pop star che apparivano con i lobi delle orecchie elettronicamente “annebbiati” per mascherare il luccichio degli orecchini. Non deve aver sortito un grande effetto perché—secondo quanto riferito dalla stampa internazionale—ora toccherebbe al Ministero dell’Istruzione ridare la virilità ai maschi. Secondo la nuova analisi, il problema dipenderebbe dalle troppe insegnanti donne nelle scuole pubbliche. I giovani avrebbero bisogno di “uomini veri” come modelli. Si procederà pertanto a una grandissima infornata di insegnanti maschi, soprattutto di educazione fisica.
La “nuova via alla mascolinità” recepisce una critica arrivata dal Comitato Centrale del Partito secondo cui la prevalenza di insegnanti femminili negli asili e nelle scuole elementari—insieme con la popolarità dei “pretty boys” nella cultura pop—avrebbe reso i ragazzi “deboli, inferiori e timidi”. È stato inoltre fatto presente come i maschi non ambiscano più a diventare “eroici combattenti”, una tendenza che potrebbe “mettere in pericolo” il popolo cinese.
C’è forse ancora un’altra spiegazione, ben nota in Occidente. La Cina negli ultimi decenni ha fatto i soldi, uscendo da una disperata storia di miseria e privazione più che millenaria. È terribile come il successo e la prosperità portino con sé la joie de vivre e di conseguenza i semi della dissoluzione.
Fonte: James Hansen. Nota Diplomatica
Le cure palliative entrano di diritto nel percorso formativo dei pediatri. La Legge 77 del 17 luglio 2020 ha, infatti, istituito la Scuola di Specializzazione in Medicina e Cure Palliative dell'adulto a partire dall'anno accademico 2021-2022. Si tratta di 50 posti in 6 universita' italiane. Non solo. E' stato anche introdotto il corso di Cure Palliative Pediatriche nell'ambito dei corsi obbligatori in tutte le scuole di specializzazione in Pediatria. "Un traguardo importantissimo frutto del lavoro portato avanti in questi anni dai palliativisti pediatri nel tavolo tecnico ministeriale", ha commentato il gruppo di studio Cure Palliative Pediatriche della Societa' italiana di pediatria (Sip).
In particolare, tra i palliativisti pediatri e' Franca Benini, direttrice dell'Hospice Pediatrico di Padova, a sottolineare l'importanza del provvedimento che "rappresenta per il mondo della Pediatria, e non solo, un importante traguardo- dice- perche' finalmente ed autorevolmente colloca la terapia del dolore e le cure palliative pediatriche nel corpus scientifico della medicina pediatrica dando cosi' maggior possibilita' ai futuri pediatri di acquisire strumenti, conoscenze e competenze per gestire in maniera adeguata ed interdisciplinare, in tutti i setting di cura (domicilio, ospedale, hospice pediatrico), la complessita' pediatrica e il dolore difficile. Non rappresenta certamente l'unico nodo da sciogliere- evidenzia l'esperta- e' necessario infatti lavorare per la messa a disposizione di nuove risorse ed organizzazioni adeguate, ma certamente costituisce la base inderogabile, che non possiamo ne' dobbiamo sprecare, da cui partire".
Gli stessi specializzandi lo considerano un arricchimento della loro formazione "che, sempre piu', deve saper rispondere ai principali bisogni del bambino malato e della sua famiglia", sottolinea Miriam Alessi, presidente dell'Osservatorio nazionale specializzandi pediatria (Onsp).
Ma come saranno organizzati questi corsi nelle 37 Scuole di Specializzazione in Pediatria d'Italia e chi avra' la titolarita' dell'insegnamento? "L'acquisizione di competenze nell'ambito delle cure palliative e' una peculiarita' irrinunciabile nella formazione del pediatra- dice Gian Luigi Marseglia, presidente della Conferenza Permanente dei direttori delle scuole di specializzazione in Pediatria, sottolineando che- nell'ambito del Forum nazionale delle Scuole di Pediatria 2021 ampio spazio verra' dedicato a questo argomento grazie alla collaborazione del gruppo di studio della Sip e dell'Onsp. E' un primo passo- sottolinea Marseglia- che marca l'inizio di un percorso che ci vede uniti verso un comune obbiettivo".
Sulla stessa scia anche la Fondazione Maruzza Lefebvre d'Ovidio, da anni impegnata nella promozione delle Cure Palliative Pediatriche: "L'obbligatorieta' del corso rafforza quanto la Fondazione Maruzza sostiene da sempre: l'unicita' del bambino colpito da malattia inguaribile, le caratteristiche peculiari delle cure palliative rivolte al minore, la specificita' dei servizi dedicati a questi pazienti speciali e l'importanza della figura del pediatra come responsabile del processo di cura".
Fonte: Agenzia Dire
Il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah lancia il nuovo podcast Nomi cose città disponibile su Spotify e Spreaker.
Ogni mese verrà raccontata la storia ebraica di una città, viaggiando da Sud a Nord, soffermandosi sulle opere degli autori celebri, le vie più significative, gli oggetti emblematici.
Il primo episodio, con le voci di Sharon Reichel, curatrice, e Rachel Silvera, responsabile della comunicazione, è dedicato alla scoperta di Ferrara, attraverso i racconti di Giorgio Bassani, la visita all'antico ghetto, le ricette tradizionali e molto altro.
Per ascoltarlo, clicca qui.
Auser ha aderito all’appello “Diritti e solidarietà per i profughi di Bosnia Herzegovina” lanciato dal Comitato organizzatore del festival Sabir, Cgil, Caritas, Acli e Arci. La campagna prevede una raccolta fondi da destinare all’acquisto di beni di prima necessità, pacchi alimentari e legna per le cucine collettive a Lipa.
L’appello denuncia le gravissime condizioni umanitarie in cui i profughi sono costretti a vivere nei campi improvvisati della Bosnia. Migliaia di persone, molti bambini e molti minori non accompagnati, vivono un inferno quotidiano nell’indifferenza generale, ai confini dell’Europa.
“Lanciamo un appello all’Unione Europea, alle istituzioni, ai governi a tutta la società civile - si legge nell’appello - affinchè ognuno si assuma le proprie responsabilità impegnandosi a garantire la libera circolazione dentro lo spazio comunitario per assistere e denunciare le violazioni dei diritti umani; attivare una immediata evacuazione verso l’Unione Europea delle persone attualmente ospitate nei campi della Bosnia Herzegovina dando la precedenza ai soggetti più fragili e alle famiglie con bambini. Nel frattempo - prosegue l’appello - garantire da subito aiuto e assistenza umanitaria a favore di tutti i profughi dei campi e di coloro che si trovano lungo tutta la rotta balcanica”.
1992, grazie all'impegno del direttore del dipartimento dell'editoria della Presidenza del Consiglio dei Ministri, professor Stefano Rolando, nell'autunno di 29 anni fa,viene lanciata la campagna di informazione sulla condizione delle persone disabili in Italia attraverso una pubblicazione (che verrà ristampata anche nel 1993) intitolata "manuale di informazione sul handicap".
La produzione e il coordinamento è dell'agenzia paneuropa "nonna" del nostro portale Angelipress.com e al testo, realizzato da esperti del settore sotto la spinta dell'allora ministro degli affari sociali l'indimenticabile Rosa Russo Iervolino (primo ministro del nostro Paese a ricoprire questa carica)
La particolarità di questa pubblicazione, che lavorava su temi essenziali: la prevenzione dell'handicap, la normativa, l'integrazione, il lavoro, la salute, la riabilitazione, il diritto allo studio, alla comunicazione, le barriere architettoniche, le vacanze, l'accessibilità in tutte le situazioni della vita quotidiana era arricchita, valorizzata e assumeva un impatto veramente determinante grazie ai disegni di Gianluigi Capriotti.
Selezioniamo alcune di queste immagini ancora molto molto valide e che siamo certi piaceranno ai nostri navigatori.
Gianluigi Capriotti ci ha lasciato il 10 febbraio scorso ed è questo il nostro modo per salutarlo. Non bastano infatti poche parole per raccontare il suo ricchissimo curriculum di grande artista e di grande comunicatore, vogliamo ricordare di lui questo bellissimo manuale e l'esposizione “van dog” allorquando scelse di interpretare l'opera del pittore attraverso l'animale più vicino all'uomo, il cane
Aggiungiamo quindi a questo ricordo la lettera a Teo, cane di Vincent, sulla pittura e l’immaginifica di “van gogh -van dog”.
risposta (scritta da Gianluigi) dello stesso cane! vogliamo aggiungere un ultimo pensiero, Gianluigi, il nostro Gianluigi, non è stato solo un grande artista ma prima di tutto un uomo buono e generoso ed è per questo motivo che la sua morte ci getta davvero nella costernazione.
Il nostro marchio (eccolo) era stato disegnato da lui ed ancora oggi rimane importantissimo il suo contributo per il nostro percorso.
Molte cose sono cambiate, molte migliorate, molte sono rimaste le stesse e potrebbero finalmente diventa più inclusive! nel ricordo di Gianluigi continueremo a combattere per un'effettiva integrazione di tutte le persone diversamente abili.
Ciao Gianluigi, che la terra ti sia lieve
Lettera di a Theo, cane di Vincent.
Caro Van Dog
Ho varcato anch’io la soglia della palazzina Azzurra mosso da quel misterioso istinto che mi faceva annusare i colori. Le confesso che è stata proprio una festa vedere i suoi quadri vedere come pittoricamente un immagine possa moltiplicare e trasformarsi all’infinito, baciata da un’idea canina. L’importante è lo stile, azzeccare il tono, indovinare il punto di fuga; quel punto che è il cuore dell’armonia in cui tutte le linee si raccolgono.
Ha scelto proprio delle belle facce di cani, delle espressioni che non tradiscono il senso della vita, dei musi che riflettono sentimenti che la memoria potrà macerare, ma non cancellare . Il mio maestro in gioventù diceva Noi siamo pellegrini, la nostra vita è un lungo cammino, un viaggio dalla terra al cielo”. Non so se mai avrò un posto nel cielo, in verità non riesco nemmeno ad immaginare il cielo che gli umani inseguono oltre gli occhi, sta di fatto comunque che l’idea di pellegrinaggio di viaggio non mi dispiace anche se io l’arricchirei con una sfumatura che porta verso vagabondare , quel girare senza meta. Spero che abbia conosciuto tutti i cani ha dipinto, perché ognuno di loro sembra rimandare ad una storia, ad un attimo rubato al tempo. Il mio maestro sapeva dar forma a certe frasi:
“Come talvolta diciamo che nel colore cerchiamo la vita così il vero disegno consiste nel modellare con il colore”. Ho ritrovato qualcosa del mio maestro nei suoi quadri per questo le scrivo, ma non la parodia che balla a prima vista e nemmeno la precisione con cui ripercorre i sentieri tracciati dai suoi colori. Mi riferisco piuttosto allo sguardo (se li ricorda ai suoi autoritratti?), non so perché ma c’è qualcosa in lei che mi riporta il suo sguardo, quel suo modo di scavare la vita con gli occhi. Avrei voluto conoscerla ma forse è stato meglio così. Sappia che i suoi quadri mi hanno regalato emozioni che renderanno meno sbandato il mio scodinzolare futuro …
Il cane di Van Gogh
Caro Theo,
Mauve una volta mi disse: Troverai te stesso se ti metterai a dipingere, se penetrerai nell’arte più profondamente di quanto tu non abbia fatto finora.
Questo lo disse due anni fa. Ultimamente ho pensato spesso a queste parole.
Ho trovato me stesso. Sono quel cane.
Quest’idea può parerti piuttosto esagerata – la realtà può essere meno netta nei suoi contrasti, meno crudamente drammatica, ma credo che il profilo generico della situazione sia vero, in fondo. Quel cane da pastore arruffato che cercai di descriverti nella mia lettera di ieri è il mio vero carattere e la vita di quella bestia è la mia vita.
Questo ti può sembrare esagerato ma non mi ricredo. Senza fare personalismi, solo per fare uno studio di carattere imparziale come se non stessi parlando di te e me , per fare un’analisi voglio farti notare una volta ancora come stavano le cose l’estate scorsa. Vedo due fratelli che se ne vanno a passeggio per L’Aia. Uno di loro dice “Devo mantenere una certa posizione, non penso diventare pittore
L’altro dice “st diventando come un cane sento che il futuro mi renderà ancora più brutto e rozzo, la povertà sicura sarà il mio destino, però sarò pittore”
L’altro – povero e pittore.
E vedo quei due stessi fratelli negli anni passati quando avevano appena fatto il loro ingresso nel mondo dei quadri, quando appena avevano iniziato a leggere così via. Il problema è come andranno a finire le cose si separeranno per sempre o seguiranno per sempre lo stesso cammino?
TI dico, ho scelto con piena coscienza la vita del cane, resterò un cane, sarò povero, sarò pittore, voglio restare un essere umano andando in mezzo alla natura. A parer mio l’uomo che si allontana dalla natura, la cui testa è sempre colma di idee sul conservare questo e quest’altro , anche se con ciò si allontana tanto dalla natura da non poter far a meno di riconoscerlo. Si arriva al punto di no saper più distinguere il nero dal bianco e si diventa proprio l’opposto di quanto ritiene che uno sia e di quanto si pensa si essere.
Sinceramente tuo Vincent.
L'autorevole collega direttore di QN Brambilla ha realizzato un'iniziativa importantissima, e noi di Angeliprss siamo convinti che l'identità sia fondamentale, avendo sempre sostenuto Ciampi, che riaprì all'identità nazionale. Plaudiamo quindi all'iniziativa dei quotidiani Monrif, in edicola ‘vestiti’ con la bandiera italiana, “segno di orgoglio e unità nazionale”.
Oggi, venerdì 19 febbraio, infatti, QN Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno sono ‘vestiti’ con la bandiera italiana, come segno di orgoglio e unità nazionale. All’interno della fake cover gli editoriali dei direttori dei quotidiani del Gruppo Monrif e la presentazione della nuova squadra di Governo.
Venerdi 19 febbraio su RAI 2 alle 00,30 circa e domenica 21 febbraio in replica alle 09.20 circa va in onda il consueto appuntamento con “O anche no”, il programma
dedicato all’inclusione e alla solidarietà realizzato con RAI PER IL SOCIALE.
Paola Severini Melograni incontra Angelica Viola la Presidente della cooperativa l'orsa maggiore che ci presenterà il progetto Gloriette, sostenuto e finanziato dalla Fondazione con il Sud.
Gloriette è un centro diurno per ragazzi disabili, impegnati quotidianamente in tantissime attività ricreative e finalizzate alla crescita dell’autonomia. Il centro si trova in una villa confiscata a Posillipo.
Un'altra bella storia è quella di Renato Caforio, Presidente del centro di solidarietà il Delfino società Cooperativa Sociale Onlus, con "A.R.C.A.".
Il Progetto è localizzato in Calabria sul territorio di Castiglione Cosentino ed ha ottenuto un sostegno economico da parte di Fondazione con il SUD nell’ambito dei fondi destinati all’Iniziativa Housing Sociale 2018.
L’obiettivo generale consiste nel potenziare l’offerta di housing sociale quasi assente in
Calabria.
Il cooking show inclusivo in questa giornata ci porta a conoscere la pizzeria PIZZAUT di Milano.
Come sempre non mancheranno i titolarissimi: la musica dei Ladri di Carrozzelle, Stefano Disegni con le sue vignette satiriche, Rebecca Zoe De Luca con le notizie dal mondo dell’adolescenza e il “prestigiattore” Andrea Paris.
O Anche No è scritto da Maurizio Gianotti, Giovanna Scatena e Paola Severini Melograni con la regia di Davide Vavalà.
Potete comunque rivedere tutte le puntate e anche le stagioni precedenti su Raiplay.
https://www.raiplay.it/programmi/oancheno
Venerdi 19 febbraio su RAI 2 alle 00,30 circa e domenica 21 febbraio in replica alle 09.20 circa va in onda il consueto appuntamento con “O anche no”, il programma
dedicato all’inclusione e alla solidarietà realizzato con RAI PER IL SOCIALE.
Paola Severini Melograni incontra Angelica Viola la Presidente della cooperativa l'orsa maggiore che ci presenterà il progetto Gloriette, sostenuto e finanziato dalla Fondazione con il Sud.
Gloriette è un centro diurno per ragazzi disabili, impegnati quotidianamente in tantissime attività ricreative e finalizzate alla crescita dell’autonomia. Il centro si trova in una villa confiscata a Posillipo.
Un'altra bella storia è quella di Renato Caforio, Presidente del centro di solidarietà il Delfino società Cooperativa Sociale Onlus, con "A.R.C.A.".
Il Progetto è localizzato in Calabria sul territorio di Castiglione Cosentino ed ha ottenuto un sostegno economico da parte di Fondazione con il SUD nell’ambito dei fondi destinati all’Iniziativa Housing Sociale 2018.
L’obiettivo generale consiste nel potenziare l’offerta di housing sociale quasi assente in
Calabria.
Il cooking show inclusivo in questa giornata ci porta a conoscere la pizzeria PIZZAUT di Milano.
Come sempre non mancheranno i titolarissimi: la musica dei Ladri di Carrozzelle, Stefano Disegni con le sue vignette satiriche, Rebecca Zoe De Luca con le notizie dal mondo dell’adolescenza e il “prestigiattore” Andrea Paris.
O Anche No è scritto da Maurizio Gianotti, Giovanna Scatena e Paola Severini Melograni con la regia di Davide Vavalà.
Potete comunque rivedere tutte le puntate e anche le stagioni precedenti su Raiplay.
https://www.raiplay.it/programmi/oancheno
Siamo in diretta su Radio Lombardia insieme al presidente Nico Acampora fondatore di pizzaut, il laboratorio di inclusione sociale che vede la realizzazione di un locale gestito da ragazzi con autismo affiancate da professionisti della ristorazione e della riabilitazione. Ascoltaci qui!
Con lo stato di cattività in cui stiamo vivendo in questo periodo di pandemia, gli accadimenti collettivi che segnalano lo scandire del tempo rimangono sfocati sullo sfondo. Del passaggio del Carnevale ci accorgiamo per i pochi coriandoli che restano sui marciapiedi che attraversiamo un po' di corsa quando scendiamo a fare la spesa. Del passaggio di San Valentino ci siamo accorti soprattutto dalle offerte che ci sono arrivate per mail nei giorni precedenti il fatidico 14 febbraio, o per qualche post celebrativo o dissacrante che è brillato brevemente sulle nostre pagine social.
Eppure su cosa avrebbe significato la straordinaria occorrenza di essere costretti tra le proprie mure domestiche a causa del Covid in termini di tenuta di coppia e vita sessuale se ne è parlato molto, con esiti tutt’altro che chiari.
Dal punto di vista mediatico, abbiamo recentemente assistito ad uno sdoganamento del concetto di narcisismo dalle relazioni amorose alle relazioni di potere. Senza troppe sottigliezze e bypassando con furbizia altrettanto mediatica il veto professionale di attribuire diagnosi al di fuori dell’assetto clinico in cui le persone coinvolte interagiscono direttamente, il narcisismo maligno (cioè quella forma di narcisismo più incistata e meno curabile clinicamente) è il disturbo che è stato diagnosticato da più parti a Donald Trump.
Sì, si è notato un aumento dell’attività di sexting on line, si è dato l’allarme per i rischi connessi alla violenza domestica, ma soprattutto, fuori dalla necessità di tramutare in numeri certi come la pandemia abbia influito sui comportamenti intimi delle persone, si è riflettuto a maglia larga sulla qualità delle relazioni che abitano il nostro tempo.
Una narrazione che precede l’emergenza Covid e che è stata forse soltanto resa più cristallina da essa, è la progressiva reticenza con cui gli adolescenti si affacciano all’eros. Le relazioni romantiche e l’intimità sessuale sono affrontate con molta meno disinvoltura che nel recente passato. Lontanissimi dal canovaccio “sesso, droga e rock and roll”, ma anche lontani dai percorsi di autocoscienza che nei tardi anni ‘60 sono stati un paradigma di agire politico che indicava nei corpi accesi dal desiderio un cardine inalienabile dell’essere individui sociali, i giovanissimi sembrano evaporare in un’eterea e paralizzante incertezza rispetto alle implicazioni affettive dei legami amorosi. Di questa inibizione, il contesto sociale è specchio necessario: se gli adolescenti ritirano la propria libido dal mondo, dobbiamo riflettere su cosa il mondo offra agli adolescenti in termini di sicurezza, continuità, fiducia.
Se un adolescente decide di non uscire più dalla sua camera, come nel fenomeno che ha trovato la sua definizione nel termine hikikomori, o se percepisce che l’intimità affettiva e sessuale possa essere un’esperienza troppo intrusiva rispetto ai confini del sé, è fondamentale interrogarsi su quale tipo di immaginario la società - a partire dalla società nucleare dei legami familiari fino a quella più estesa dell’offerta di mondo - costelli in chi al mondo si sta affacciando. E ci troveremo facilmente a osservare un immaginario che richiede prestazioni efficienti e grandi aspettative, in cambio di confuse risorse da offrire. Il mondo sembra montare in una accelerazione infinita, i contorni degli assetti del vivere sono sempre più fluidi e frammentati ed è difficile chiedere a chi sta formando il proprio equipaggiamento per affrontare la corsa di essere pronto a saltare sulla giostra.
Quello che può succedere allora è che si allestisca velocemente un abito per uscire, ma con il sospetto che dietro quell’immagine confezionata i frammenti non siano ancora composti in un senso di sé stabile e resistente. Con questa disposizione può non essere difficile inventarsi un personaggio social, ma è senz’altro difficile aprirsi ad una relazione intima in cui bisogna restare nudi ed esposti all’altro.
Quando poi a quella intimità si accede, più frequentemente che negli ultimi decenni in quella scelta ci si radica. La relazione di coppia monogamica ed esclusiva sta così avendo una nuova fioritura. Le moderne alleanze si stringono più intorno al cosiddetto ‘compassionate love’ che all’amore passionale: ci si sceglie perché si è arrivati a fidarsi dell’altro, si investe su un tipo di rapporto dove è fondamentale la confidenza e la comprensione reciproca, e che a volte sembra assomigliare più ad un’amicizia speciale che alla destinazione del desiderio libidico descritto dalla psicoanalisi.
Ci si prepara, insomma, a passare una vita insieme, come nella generazione dei nonni, ma con un’intenzione più accesa e consapevole di quel tempo e con una parità tra i partner che sta diventando sempre più solida. sia sul piano dei comportamenti che su quello dei desideri.
E la consapevolezza sembra essere la parola chiave anche per chi, in controtendenza, sceglie di vivere relazioni amorose non esclusive. andatre a guardare l'approfondimento di Festival Psicologia sul poliamore.
Martedì 23 febbraio alle ore 21 si terrà l'evento in streaming "Fratelli tutti: fraternità e amicizia sociale" con il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna, Marco Aime, docente di antropologia culturale all'Università di Genova e Maurizio Landini, segretario generale CGIL.
Sarà possibile seguire la serata utilizzando i mezzi che la tecnica attuale ci mette a disposizione: l’evento sarà trasmesso on-line in diretta streaming e potrà essere rivisto successivamente in qualsiasi ora di qualsiasi giorno. Sarà sufficiente avere una televisione "smart", andare su youtube e cercare "Centro San Domenico"; oppure avere un computer o un telefonino connesso con internet e scrivere "Centro San Domenico Youtube" sulla barra di Google.
Su Intimità un articolo a cura di Grazia Garalndo parla di O anche no con un pezzo dal titolo "Convivere con la disbailità". Nell'articolo si parla della condizione di svantaggio come non sempre percepita come catastrofe, mettendo in evidenza coloro che hanno imparato a misurarsi con le sfide senza perdere il sorriso, usando le capacità che possiede. Un insegnamento importante per chi è più fortunato. Riportiamo di seguito uno stralcio dell'articolo nel quale viene intervistata Paola Severini Melograni: «A differenza delle persone normodotate, i disabili conoscono esattamente il confine con i propri limiti, coa che li rende pienamente consapevoli di quello che si possono aspettare dalla vita e capaci di goderselo al meglio. Per questo hanno una visione del mondo più equilibrata».
La Lega Pro fa gli auguri a Parole O_Stili, che compie 4 anni. Con l'Associazione guidata da Rosy Russo ha, infatti, condiviso varie tappe legate alla comunicazione nel calcio con attenzione all'uso delle parole.
Nascerà un nuovo progetto: uno webinar #LoSportCheMiPiace, che diventa un momento formativo online dedicato ai club della Lega Pro e ai settori giovanili.
Il tema sarà la comunicazione non ostile in ambito sportivo: partendo dal Manifesto della comunicazione non ostile, sottoscritto dalla Lega Pro e dalle sue società, si parlerà in particolare dei giovani e dello sport, portando esempi e suggerimenti su come usare i 10 principi di Parole O_Stili.