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lunedì, 14 Ottobre, 2024

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Giornata mondiale salute mentale: i tentativi di suicidio fino a 20 volte superiori di quelli effettivi

Seppur gli ultimi dati diffusi da Istat mostrino un quadro incoraggiante, con una riduzione del 14% nel tasso dei suicidi dal 1995 a oggi, la strada in tema di prevenzione è ancora lunga. A puntare i riflettori su un argomento tanto delicato, sempre più spesso sulla cronaca con i casi più eclatanti, è Santagostino Psiche, l’area dedicata al benessere e alla salute mentale di Santagostino, la rete di poliambulatori specialistici del Gruppo Unipol, in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale, che si celebra ogni anno il 10 ottobre.

Se è vero che l’Italia è tra i Paesi europei con il tasso di suicidi più bassi, è altrettanto vero che molte persone vivono costantemente con pensieri suicidari senza arrivare all’atto: i tentativi di suicidio, che non sono sempre letali, sono circa 20 volte superiori ai suicidi effettivi.

Il suicidio è un comportamento estremamente complesso e difficile da prevedere, poiché coinvolge molteplici dimensioni della vita umana – spiega il dott. Stefano Porcelli, psichiatra e coordinatore nazionale dell’area Santagostino Psiche – Nonostante i progressi nel campo della salute mentale, è ancora difficile stabilire chi, quando e perché una persona possa decidere di togliersi la vita. Tuttavia, comprendere questa complessità è il primo passo verso un’azione efficace”.

Fattori sociali, economici, fisici e mentali possono interagire fino a condurre a un suicidio. Povertà, isolamento sociale, malattie fisiche debilitanti, dolore cronico, così come disturbi mentali quali depressione e ansia, possono contribuire a un malessere profondo, tanto da far percepire la morte come l’unica alternativa percorribile. E ancora, fattori culturali, familiari e ambientali possono creare un contesto protettivo o, al contrario, di vulnerabilità. Il suicidio non è quindi il risultato di una singola causa, ma un atto disperato che emerge da un insieme di sofferenze spesso invisibili agli occhi di chi circonda la persona.

Prosegue il dott. Porcelli, “un dato incoraggiante è che molte persone che si tolgono la vita hanno cercato aiuto nei 30 giorni precedenti il tragico gesto. E a cercare un supporto psicologico sono persone sempre più giovani, che possono vivere momenti di crisi nel passaggio all’età adulta e nell’ingresso nel mondo del lavoro, indicando un minor stigma verso questo tipo di trattamenti da parte degli under35.Spesso, questo aiuto non viene chiesto specificamente a professionisti della salute mentale, ma al medico di base, in pronto soccorso o ad altri professionisti sanitari. Questo suggerisce che esiste la possibilità di intercettare e rispondere a queste richieste di aiuto, una finestra di intervento cruciale per prevenire il suicidio. È fondamentale, quindi, formare tutto il personale sanitario per riconoscere i segnali di allarme e intervenire tempestivamente. La destigmatizzazione dei disturbi mentali è altrettanto importante per garantire che chi è a rischio si senta libero di chiedere aiuto”.

Se gli uomini presentano un rischio tre volte superiore rispetto alle donne di compiere suicidio, queste ultime tendono a tentarlo più spesso. Così come le persone con tematiche di identità di genere presentano un rischio suicidario significativamente più alto rispetto alla popolazione generale. Anche l’età gioca un ruolo: l’adolescenza, la prima età adulta, ma anche le fasce oltre i 65 e 85 anni sono particolarmente a rischio. A volte, il pensionamento o la perdita del partner in età avanzata possono rappresentare fattori scatenanti, anche se generalizzare può essere pericoloso.

La prevenzione del suicidio è una responsabilità collettiva – sottolinea il dott. Porcelli – Sono diversi gli interventi che è possibile mettere in campo a più livelli per sostenere queste persone in difficoltà e offrire loro sostegno. La sensibilizzazione a partire dalle scuole, il coinvolgimento delle famiglie e dei luoghi di aggregazione, la formazione del personale sanitario e l’istituzione di canali di aiuto accessibili sono misure cruciali. Inoltre, è indispensabile continuare a combattere lo stigma legato alle patologie mentali, affinché chi è a rischio possa chiedere aiuto senza timore di essere giudicato o discriminato”.

Da considerare anche che una parte dei suicidi rimane non prevedibile né prevenibile. In alcuni casi, non emergono né disturbi mentali pregressi né chiari motivi sociali o personali. “Ancora molto resta da scoprire sul funzionamento della mente umana e dobbiamo riconoscere che alcuni comportamenti restano al di fuori della nostra comprensione attuale. Solo continuando a migliorare la consapevolezza e l’accesso alle cure potremo sperare di ridurre ulteriormente i suicidi e offrire una speranza concreta a chi vive momenti di profonda sofferenza. Ogni vita conta e ogni segnale di disagio merita attenzione e rispetto”, conclude il dott. Porcelli.

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