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domenica, 28 Aprile, 2024

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La lettera aperta di Maria Lia Zervino in occasione dell’anniversario del pontificato del Santo Padre

María Lía Zervino, presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazione Femminile Cattoliche ha scritto una lettera aperta in occasione dell’anniversario del pontificato del Santo Padre, in questa ringrazia al Santo Padre dell’impegno nel cambiare il ruolo della donna dentro la chiesa. Di seguito la lettera. 

Caro Papa Francesco, 

Prima di tutto, un grande ringraziamento 

Grazie per aver dedicato tutto sé stesso in questi otto anni. Sin dal suo inizio ci ha lanciato  la sfida di una conversione pastorale per tutta la Chiesa, e lei per primo si è impegnato a  metterla in pratica. Il Concilio Vaticano II ha rappresentato un fatto storico nella vita della  Chiesa, e il lungo e intenso processo di applicazione di esso vedrà nel suo pontificato una  pietra miliare. Per fare ciò, lei ha messo, come diciamo noi argentini, “toda la carne al  asador”, ci ha messo tutto sé stesso. 

Grazie per lasciarsi guidare dallo Spirito Santo come il Santo di Assisi. Lei ha risposto al  “Francesco: va’ e ripara la mia Chiesa” e ci ha offerto un orientamento con Evangelii  gaudium. Ha ascoltato il grido dei più poveri e del pianeta, identificandoli in una sola crisi, a  cui ci insegna a rispondere con Laudato si’. Ha saputo discernere che la chiave per  affrontare i problemi del nostro mondo, immerso in una terza guerra mondiale a pezzi, è una  società di fratelli e sorelle, come spiega in Fratelli tutti, e continuare sul percorso  dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, iniziato dai suoi predecessori. Grazie per  essere il Francesco del XXI secolo e per la sua passione nei confronti delle famiglie,  specialmente le più bisognose, mostrata in Amoris laetitia. 

Grazie per cercare di purificare e curare le ferite aperte della Chiesa, le atrocità degli abusi  e delle forme di schiavitù moderna, le violazioni alla dignità della donna e la nostra incapacità  di vivere quotidianamente il Vangelo. Grazie per andare oltre le critiche e gli inganni del  diavolo, conducendo la barca dell’umanità in mezzo alla tempesta provocata dal nuovo  coronavirus. Grazie per farci vedere che è fondamentale intraprendere processi per  produrre cambiamenti e che ogni cambiamento ha bisogno di un percorso educativo che  coinvolga tutti. Grazie soprattutto per provare a donare alla Chiesa il volto femminile che la  identifichi per la sua tenerezza, vicinanza e misericordia. 

In secondo luogo, il desiderio di fare un passo in più 

Caro Papa Francisco, ricordo che l’anno scorso ci ha raccomandato personalmente di  essere coraggiosi come Maria Maddalena, anche nel rivolgerci al Papa. Per questo mi  permetto di dirle, con tutto il rispetto, la fiducia e l’affetto, che come donna mi sento in credito.  Lei combatte contro il maschilismo e il clericalismo, tuttavia penso che non sono stati fatti  progressi sufficienti per trarre vantaggio della ricchezza delle donne che costituiscono gran  parte del Popolo di Dio. Esiste già una teologia della donna con molteplici elaborazioni. È  inoltre provata l’idoneità delle donne nella società civile, nell’economia, nella salute,  nell’istruzione, nella cura del pianeta, nella difesa dei diritti umani e in tanti altri campi,  ovviamente, oltre che nella famiglia e nella catechesi.

Questo messaggio non vuole essere una rivendicazione. Non si tratta di occupare incarichi  per diventare “come vasi di fiori”, una decorazione, perché va di moda nominare donne, e  nemmeno si tratta di arrivare a certi incarichi per “scalare” posizioni di potere. No. Si tratta  di servire la Chiesa con i doni che il Padre Creatore ci ha dato: intelligenza e sensibilità  peculiari, una affettività e una capacità particolare di sviluppare e formare le persone e una  speciale attitudine per la generazione di beni relazionali. Spero vivamente che il desiderio  che lei ha espresso, ossia che le donne facciano parte insieme agli uomini dei gruppi  incaricati di prendere le decisioni, smetta di essere considerato un’utopia e diventi la  normalità nella Chiesa. 

In terzo luogo, condividere un sogno 

Posso condividere con lei un mio sogno? Sogno una Chiesa con donne idonee che  ricoprano il ruolo di giudici in tutti i tribunali dove si svolgono cause matrimoniali e nelle  squadre di formazione di ogni seminario e che portino avanti ministeri come l’ascolto, la  direzione spirituale, la pastorale, la salute, la cura del pianeta, la difesa dei diritti umani,  ecc.; tutti ruoli per i quali noi donne, per nostra natura, siamo adatte tanto quanto gli uomini,  e a volte persino di più. Non solo donne consacrate, ma quante laiche in tutte le zone del  mondo sono già pronte per servire la Chiesa in questo modo! 

Sogno anche che lei, durante il suo pontificato, inauguri, accanto al sinodo dei vescovi,  anche un altro sinodo: il sinodo del Popolo di Dio, con una rappresentazione proporzionale  di clero, consacrati e consacrate e laici e laiche. Non festeggeremo più solamente perché  una donna voti per la prima volta, ma perché moltissime laiche preparate, in comunione con  tutti gli altri membri del suddetto sinodo, avranno dato il loro apporto e il loro voto che  contribuirà alle conclusioni che saranno depositate nelle sue mani. Probabilmente, Santo  Padre, lei ha già questa “carta nel suo mazzo” per mettere in pratica la sinodalità e aspetta  il momento opportuno per metterla in gioco. 

Le assicuro, caro Papa Francesco, insieme alle comunità di cui faccio parte, l’Unione  Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche (UMOFC) e la Associazione di Vergini  Consacrate Servidoras – fondata nella sua diocesi di origine, Buenos Aires, dal servo di Dio  Padre Luis María Etcheverry Boneo – la nostra preghiera, affidandola a Maria. Mi scusi per  non aver seguito le sue orme sotto molti aspetti. Mi impegno, insieme a milioni di donne  cattoliche, a riflettere più profondamente sui suoi insegnamenti per metterli in pratica. 

Le confesso che ogni mattina quando mi alzo mi domando: con che cosa ci sorprenderà  oggi il Papa? Grazie per aver aperto nuove vie alla Chiesa. E ringrazio la Divina Provvidenza  per questo e molte altre cose che abbiamo ricevuto grazie a lei in questi primi otto anni di  pontificato. 

María Lía Zervino, Servidora 
Una figlia della Chiesa

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