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sabato, 27 Aprile, 2024

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Welfare e worklife balance: la settimana lavorativa “corta”

Il tema della settimana lavorativa “corta”, tra realtà e utopia, sta assumendo crescente rilevanza nell’agenda pubblica, soprattutto a livello internazionale. Almeno 18 Paesi nel mondo stanno sperimentando la settimana lavorativa di 4 giorni, una scelta nata sotto la spinta della pandemia, delle dimissioni di massa e della cronica carenza di personale.

In Europa, le statistiche elaborate dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) confermano che i Paesi che dedicano più ore al lavoro hanno tassi di produttività più bassi, mentre quelli in cui i dipendenti lavorano meno ore all’anno presentano un tasso di produttività più elevato.

Secondo gli esperti, il datore di lavoro del XXI secolo non può più trascurare il benessere psicofisico dei propri dipendenti, e la settimana lavorativa di 4 giorni potrebbe rappresentare un modo per migliorare tale benessere.

La sperimentazione della settimana lavorativa di 4 giorni prevede che, lavorando un giorno in meno ma a stipendio pieno, diminuisca l’assenteismo e aumenti la produttività. Tale sperimentazione potrebbe portare benefici all’ambiente grazie alla riduzione di CO2, alla qualità della vita dei lavoratori e alle aziende, che diventerebbero più attrattive per personale qualificato e motivato.

Tuttavia, la settimana lavorativa corta non è applicabile con lo stesso successo a tutti gli ambiti produttivi e professionali. Le aziende che si stanno impegnando in questa sperimentazione operano prevalentemente nel settore tecnologico, consulenziale e amministrativo. L’applicazione della settimana “corta” potrebbe risultare problematica in tutti quei settori di interesse pubblico, come i trasporti e la sanità, nei quali, per ovviare alla riduzione delle ore di lavoro, si dovrebbe procedere all’assunzione di più personale, con un aumento insostenibile dei costi.

Inoltre, l’adozione della settimana lavorativa di 4 giorni richiede una valutazione caso per caso, tenendo conto delle esigenze specifiche di ciascuna azienda e dei relativi settori di attività. È necessario che questa sperimentazione sia corredata da una serie di misure di sostegno al welfare aziendale, al fine di garantire il benessere dei lavoratori e la sostenibilità economica dell’impresa, nonché di rispettare tutte le norme e le regolamentazioni del diritto del lavoro e della sicurezza sul lavoro.

Tra i programmi di welfare, potrebbero essere adottare misure come: i) la flessibilità oraria, per consentire ai dipendenti di scegliere gli orari lavorativi in modo da conciliare meglio la vita professionale e quella privata; ii) il lavoro da remoto, in modo da ridurre i tempi di spostamento e migliorare il bilanciamento tra vita lavorativa e vita privata; iii) la formazione e lo sviluppo professionale, per migliorare la qualificazione e la motivazione dei dipendenti; iv) i servizi di assistenza alla famiglia, come doposcuola o babysitter aziendali, per permettere una migliore conciliazione tra vita professionale e familiare; v) i programmi di benessere, come attività fisiche o psicologiche, per mantenere la salute e il benessere dei dipendenti; vi) gli incentivi e premi ai dipendenti che raggiungono determinati obiettivi, in modo da motivarli e riconoscere il loro lavoro; vii) il supporto finanziario ai dipendenti in difficoltà, come prestiti a tasso agevolato o contributi per la cura della salute.

Ed inoltre, occorre verificare che la riduzione delle ore di lavoro non comporti una violazione delle normative in materia di salari minimi, riposi settimanali, contributi previdenziali e assistenziali, e di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Pertanto, è necessario valutare la possibile applicazione di accordi collettivi di lavoro e contratti individuali che disciplinino la settimana lavorativa ridotta.

In conclusione, la sperimentazione della settimana lavorativa di 4 giorni rappresenta un’opzione che può contribuire a migliorare la work-life balance dei lavoratori e a promuovere il welfare aziendale. La possibilità di avere un giorno in più a disposizione per dedicarsi alle proprie attività personali e familiari può migliorare il benessere psicologico dei dipendenti e aumentare la loro motivazione sul lavoro. Inoltre, la riduzione dell’orario di lavoro può portare ad un miglioramento della produttività e della qualità del lavoro, grazie ad una maggiore attenzione e concentrazione dei lavoratori.

Tuttavia, l’adozione della settimana lavorativa di 4 giorni deve essere oggetto di un’attenta valutazione delle specifiche esigenze dell’azienda e dei suoi dipendenti, tenendo in considerazione le implicazioni organizzative e strutturali, nonché l’adeguatezza del quadro normativo e regolamentare in materia di sicurezza sul lavoro, welfare aziendale e tutela dei lavoratori. Solo in questo modo è possibile garantire la sostenibilità economica dell’impresa e il benessere dei lavoratori.

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