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domenica, 28 Aprile, 2024

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Fragilità, disabilità, bisogno – aree non facili per il diritto. Articolo di Paolo Cendon

Forme nuove di debolezza – sul piano dell’età, della destrezza informativa, dei saperi e accessi tecnologici – che si affacciano di continuo; e non è detto che le difese rituali, per chi resta colpito, funzionalmente o comunicativamente, saranno sempre utilizzabili.

La scarsezza di risorse che incombe, sul piano economico, offuscando i sogni migliori, presso i consigli comunali e regionali; ed è già chiaro come certe garanzie – ad esempio quanto al lavoro dei malati di mente, alla scuola degli allievi con disabilità – non siano generalizzabili oltre una certa soglia, nelle rivendicazioni delle Magistrature più alte.

Psichiatri a traslocare, poi, assistenti sociali a cambiare reparto, ogni tanto, giudici a fare carriera: come evitare – se quella orale è la forma con cui i fragili si raccontano di solito –   che ogni cambio fra i custodi migliori, i prediletti, disperda ricchezze preziose?  vanificando automatismi, precomprensioni collaudate negli anni?

Sede ideale per ospitare il Grande Cielo: ha i suoi pregi ogni modello, verso che genere di contenitore – fra un’appendice al codice civile, un testo unico di semplici addizioni, una legge quadro di principi, un codice apposito come architettura – orientarsi istituzionalmente?

Le idee camminano veloci, le insofferenze si acuiscono in chi soffre; non ci si abitua alle irrisioni, tante suscettibilità appaiono giustificate, gli antidoti allo stigma sono importanti, certe parole si bruciano in fretta e resistono a lungo (avvilenti, stereotipate): che immagini cercare, inventare, discorrendo di cagionevolezza e resilienza, che neo-vocaboli pretendere, come imporli alle istituzioni?

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