Dopo la famiglia, prima agenzia educativa, modello primario di accudimento e di affetti, c’è la scuola, seconda agenzia educativa laddove gli insegnanti dovrebbero, si spera, educare non solo al piacere del sapere ma alla conoscenza e al rispetto delle regole del vivere collettivo, favorendo socializzazione, integrazione, inclusione. Così, sono i genitori e gli insegnanti, anzitutto e soprattutto, le figure di riferimento per i minori a dover dare loro il convincimento e l’esempio che vaccinarsi è, oggi, a motivo della pandemia generata dal Covid-19, una prevenzione e una responsabilità necessarie a favorire e a consentire la ripresa del quotidiano impegno scolastico. In presenza e in piena sicurezza, propria e altrui. Tenendo sempre presente che la libertà individuale deve necessariamente fare i conti con le altrui esigenze e libertà. In tal senso, “poche regole chiare”, ovvero un decalogo che sostenga anzitutto genitori ed insegnanti, si rende opportuno, se non necessario:
1. Rispettare le indicazioni delle autorità autorevoli istituzionali anche in considerazione del fatto che esse sono, oggi, fortunatamente, rappresentate da un Ministro dell’Istruzione quale è Patrizio Bianchi, attento, con la sua equipe multidisciplinare, ad una gestione di questa grave crisi con scienza e competenza.
2. Considerare, poi, questa crisi che ha colpito la collettività di tutto il mondo, come un’occasione per migliorare “in toto” le carenze e le problematiche della Scuola coinvolgendo famiglie, Presidi, insegnanti, personale non docente, allievi.
3. Fare riferimento ai supporti psicologici, sociologici, medico-sanitari che verranno messi nella scuola, a disposizione di genitori, insegnanti, allievi. È, da più di venti anni, attiva la proposta del Movimento Bambino Onlus di attivare in ogni scuola italiana, di ogni ordine e grado, la stabile presenza di una équipe medico-psico-socio-antropedagogica, collegata al territorio, per il sostegno quotidiano, durante l’iter scolastico, anche estivo, a ragazzi, famiglie, insegnanti. Équipe capaci di fare prevenzione, di contenere il bullismo e cyberbullismo, di affiancare famiglie, educatori ed allievi per prevenire dispersione scolastica, povertà educativa e povertà reale e favorire integrazione ed inclusione.
4. Utilizzare, con progetti mirati e comuni, il supporto delle realtà sanitarie, sociali, associative, culturali, artistiche, scientifiche, legali del territorio, per favorire il migliore dei ritorni a scuola, per i minori, le loro famiglie, gli insegnanti.
5. In tal senso, “formare i formatori” attraverso corsi di sensibilizzazione indirizzati a genitori, insegnanti e minori.
6. Utilizzare l’opera di supporto qualificata di tutor, mediatori culturali e spirituali, per favorire il reinserimento a scuola dei minori, anche e anzitutto, diversabili o con progetti educativi speciali.
7. Attivare, nelle scuole di ogni ordine e grado, laboratori interdisciplinari pomeridiani centrati, anzitutto e soprattutto, su attività espressive e creative, di ricerca e di approfondimento scientifico, soprattutto in relazione, dopo la DAD dello scorso anno, alla sensibilizzazione e al controllo di un uso “virtuoso del virtuale”.
8. Creare, all’interno delle scuole di ogni ordine e grado, “sportelli di ascolto” per i genitori no-vax, al fine di metterli in grado di comprendere le motivazioni medico-scientifiche ed umanistiche che sostengono la vaccinazione dei minori e delle loro famiglie, per la ripresa delle lezioni in presenza.
9. Creare sportelli di ascolto e gruppi di sostegno rivolti agli “insegnanti no vax” per accogliere le loro considerazioni, ricercare accordi rispettosi delle indicazioni e degli obblighi imposti alla collettività dal Covid-19, al fine di non escluderli, pur nel rispetto dovuto alle regole e all’esempio che debbono dare alle famiglie ed ai minori, nel ritorno in presenza a scuola.
10.Individuare ed organizzare spazi e sostegno, atti a favorire l’accoglienza di quei minori non vaccinati, la cui esclusione dalle lezioni in presenza costituirebbe un ulteriore “burnout” dopo il lockdown che hanno già patito.
Prof.ssa Maria Rita Parsi