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Gender pay gap: il Parlamento Europeo e il Consiglio approvano la risoluzione

Il 30 marzo 2023 il Parlamento Europeo ha approvato, con ben 427 voti favorevoli, la proposta di risoluzione della Commissione che garantisce e rafforza l’applicazione della parità di retribuzione tra uomini e donne.

Ebbene, nonostante sia già esistente una direttiva dell’Unione Europea, la direttiva 2006/54/CE, che tutela la parità retributiva tra lavoratori di sesso diverso, i rapporti e le valutazioni condotte dagli organismi dell’UE riportano, comunque, notevoli difficoltà circa l’effettiva attuazione di tale principio.

Pertanto, al fine di introdurre una maggior trasparenza nella determinazione dei compensi e per migliorare l’accesso alla giustizia per coloro che hanno subito discriminazioni retributive, la nuova proposta di risoluzione imporrà alle imprese europee di divulgare informazioni che possano facilitare il confronto degli stipendi tra i dipendenti, nonché l’eventuale denuncia dei divari retributivi di genere per uno stesso lavoro o comunque lavori di pari valore.

Onde evitare fraintendimenti o contrasti tra istituti nazionali, la Commissione ha previsto nel testo della risoluzione anche una vera e propria armonizzazione di alcune nozioni fondamentali, in modo da uniformare le singole normative interne: ed infatti, proprio il concetto di “retribuzione” è stato ampliato, comprendendo non solo lo stipendio, ma anche gli elementi ulteriori che lo compongono come i bonus, vitto e alloggio, compensazione per corsi di formazione, indennità di malattia, pensioni. Anche la nozione di “valore del lavoro” cambia, fondandosi ora su parametri più “oggettivi” come i requisiti professionali, istruzione, formazione, competenze, impegno, responsabilità e condizioni di lavoro.

La proposta di risoluzione si articola, principalmente, su due punti: le misure volte a garantire la trasparenza retributiva per i lavoratori e i datori di lavoro; accesso alla giustizia per coloro che subiscono discriminazioni retributive.

Più specificamente, i potenziali datori di lavoro dovranno fornire tutte le informazioni relative alla retribuzione direttamente nell’annuncio del posto di lavoro o, comunque, all’inizio del colloquio. Inoltre, i lavoratori avranno il diritto di chiedere le informazioni al proprio datore sul loro livello di retribuzione individuale, sui salari medi e per le categorie di lavoratori che svolgono lo stesso lavoro o comunque lavoro di pari valore. I datori di lavoro con almeno 250 dipendenti dovranno, peraltro, redigere le relazioni sul divario retributivo di genere, rendendo pubbliche le informazioni sul c.d. gender pay gap. Se tali relazioni dovessero rilevare un divario retributivo di genere di almeno il 5%, e se quest’ultimo non dovesse essere giustificato, i datori di lavoro dovranno effettuare una valutazione delle retribuzioni, in collaborazione con i rappresentanti dei lavoratori.
Si deduce, quindi, che la proposta legislativa intende vietare il segreto salariale, per garantire ai lavoratori e alle lavoratrici di ricevere le informazioni e i chiarimenti necessari sui livelli retributivi.

L’effettività della tutela dei diritti dei dipendenti sarà assicurata dagli Organismi Nazionali per la Parità; pertanto, gli Stati Membri avranno il compito di fissare i criteri, nonché garantire le risorse necessarie ai suddetti organismi per lo svolgimento delle loro funzioni, tra cui agire per conto dei lavoratori in procedimenti giudiziari o amministrativi e/o condurre azioni collettive sulla parità di retribuzione.

Per quanto concerne, invece, le migliorie relative all’accesso alla giustizia per coloro che hanno subito discriminazione retributiva, la risoluzione prevede degli indennizzi per i lavoratori, quale recupero della retribuzione arretrata e dei relativi premi. E’, inoltre, previsto, l’onere della prova a carico del datore di lavoro, il quale dovrà provare che non vi sia stata discriminazione in materia retributiva. Ed infine, la proposta prevede anche che gli Stati Membri disciplinino le sanzioni specifiche per la violazione delle norme sulla parità retributiva.

Il Parlamento Europeo ha, perciò, approvato in via definitiva le nuove regole che mirano a contrastare il gender pay gap. Recentemente, anche il Consiglio ha accolto la regolamentazione, che entrerà in vigore al momento della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea. Gli Stati Membri avranno poi tre anni per recepire la direttiva, che troverà applicazione sia nei confronti dei datori di lavori del settore pubblico che di quello privato e a tutti i lavoratori che abbiano un contratto/rapporto di lavoro, con estensione anche agli apprendisti, tirocinanti, lavoratori intermittenti. Anche l’Italia dovrà adeguarsi a tale risoluzione, prevedendo leggi che assicurino l’applicazione di un principio che dovrebbe essere ormai più che recepito.

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