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domenica, 19 Maggio, 2024

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CoorDown, alcuni aspetti del decreto lavoro “non rappresentano una svolta né favorevole né epocale per le persone con disabilità“

Sos di CoorDown, il Coordinamento nazionale Associazioni delle persone con sindrome di Down lancia allarme nel mondo della disabilità.

L’associazione di volontariato richiama l’attenzione sugli aspetti che riguardano la disabilità nel decreto lavoro, infatti nel loro comunicato si può leggere come “non rappresentano certo una svolta né favorevole né epocale per le persone con disabilità“.

Anzi, al contrario, susciterebbe perplessità: prima di tutto si esprimono riguardo l’assegno di inclusione in sostituzione al Reddito di cittadinanza che “prevede criteri così stringenti che la quasi totalità delle persone con disabilità ne rimarranno escluse. Anche se in gravi difficoltà economiche”.

Riguardo agli incentivi introdotti per l’assunzione dei titolari di assegno di inclusione, “assai di rado potranno riguardare le persone con disabilità. Già largamente escluse dal mercato del lavoro- avverte CoorDown-. Anche i contributi per la mediazione all’assunzione e l’affiancamento al lavoro risultano scarsamente applicabili. E molto al di sotto delle reali risorse necessarie“.

Gli incentivi sono limitati alle sole persone titolari di assegno di inclusione e questo fa già comprendere quante persone con disabilità verranno escluse e l’esonero dai contributi previdenziali a carico dell’azienda è diversificato a seconda del tipo di contratto e arriva al massimo a 8.000 euro e per un solo anno.
In teoria, sarebbe previsto un contributo che “appare piuttosto limitato nel tempo e nella misura (massimo 4800 euro per un solo anno)”, tale cifra andrebbe agli enti che svolgono contemporaneamente mediazione (solo se autorizzati, dunque pochi) per l’assunzione e accompagnamento di lavoratori con disabilità. Sempre che siano titolari di assegno di inclusione.

CoorDown, da qualche anno con risorse proprie svolge questo genere di attività e afferma come l’ammontare monetario di tale contributo sia insufficiente a coprire i costi della intermediazione e dell’accompagnamento definendo tale misura “poco convincente” soprattutto a fronte della gravità e della particolarità del fenomeno dell’esclusione lavorativa anche di persone con disabilità.

“Lascia perplessi il Fondo a favore delle organizzazioni del Terzo settore che assumono giovani con disabilità- sottolinea Antonella Falugiani, presidente di CoorDown- Sarebbe preferibile vederli assunti nell’ordinario mercato del lavoro. Oppure vedere rifinanziato il Fondo per il collocamento mirato. C’era bisogno di intervenire su molti aspetti normativi relativi a persone con disabilità. Vanno sanate alcune lacune. Così da tutelare, nel miglior modo possibile, l’interesse delle persone che rappresentiamo”.

“Ci saremmo attesi che un provvedimento di questa portata aumentasse lo stanziamento del Fondo per il collocamento mirato (legge 68 del 1999)”. Sono previsti significativi incentivi per l’assunzione di persone con disabilità. Di durata variabile dai 36 ai 60 mesi. “Purtroppo da anni si assiste al ripetersi del medesimo quadro. Prima della metà dell’anno il Fondo assegnato ad Inps è già esaurito. E le relative richieste di incentivo rimangono pendenti. A questo si aggiungano i ritardi a livello ministeriale nell’assegnazione del fondo per l’anno di competenza. Ciò contribuisce a produrre effetti nefasti sul ricorso agli incentivi e sugli effetti che questo provoca”, sostiene Falugiani.

L’ultima relazione della Corte dei conti evidenzia le criticità nella gestione di questo Fondo.

Nel 2021 le persone con disabilità intellettiva e psichica assunte con incentivi sono state 351. Una cifra in calo rispetto a quella già preoccupante del 2016 (776). L’analisi di Antonella Falugiani si focalizza proprio sui servizi di accompagnamento e affiancamento al lavoro. “Vogliamo ricordare che sono già indicati nella stessa legge 68 del 1999 – spiega- Si tratta di servizi che già potrebbero e dovrebbero essere garantiti dalle regioni attraverso i loro fondi. Alcune regioni timidamente li stanno attuando. Molte altre latitano. E probabilmente continueranno a farlo. Ora, infatti, potrà anche essere accampata la scusante dei contributi già previsti dal decreto lavoro” senza parlare di alcune questioni sulla fiscalità e lavoro, un ambito “di cui si occupa efficacemente per altre categorie. Ma che dimentica la disabilità”.

“Le borse lavoro, poche centinaia di euro al mese, continuano ad essere imponibili e tassabili diversamente da molte borse di studio o proventi per attività sportiva dilettantistica- puntualizza Antonella Falugiani-. Ancora: i limiti per la pensione di reversibilità sono molto compressi e aleatori. Nel caso una persona con grave disabilità possa intraprendere un percorso lavorativo. Due fattori che scoraggiano ulteriormente l’occupabilità spesso in modo definitivo”.

Il decreto lavoro poi istituisce un Fondo di 7 milioni per garantire un contributo di cui ciascuna persona con disabilità di età compresa fra i 18 e i 35 anni assunta da organizzazioni di Terzo settore tra agosto 2022 e dicembre 2023 può giovare.

“Non è precisato a quanto ammonti il contributo e le modalità di accesso. I criteri verranno definiti entro marzo 2024- precisa Falugiani-. Al netto di queste incertezze, nel rispetto dei percorsi lavorativi di ognuno, preferiamo immaginare che l’occupabilità delle persone con disabilità sia incentivata nel mercato del lavoro ordinario, sia pubblico che privato. Spingere sulla loro assunzione in quelle stesse organizzazioni che si occupano dei loro diritti induce un fastidioso retropensiero di ‘riserva a parte’, di delega liberatoria che male si coniugano con principi di inclusione“.

Un altro fondo è quello per le attività socio educative a favore dei minori di circa 60 milioni di euro.

“Anche in questo caso seguirà un decreto di riparto- evidenzia CoorDown- nessun vincolo per le pari opportunità dei minori con disabilità. Quanto invece decreto legislativo che introduce norme relative alla ‘riqualificazione dei servizi pubblici per l’inclusione e l’accessibilità’ a ben vedere appare come la presa d’atto del fallimento di molte norme già vigenti proprio su quegli aspetti come su altri, presa d’atto che assolve da responsabilità pregresse. Al di là dell’effettiva efficacia delle misure introdotte che andranno valutate sulla distanza. Ma su cui nutriamo seri dubbi, viene da chiedersi il perché sulle disposizioni già esistenti si sia tollerata una diffusa e imperante elusione. E perché questa non dovrebbe perpetuarsi ancora dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo”.


Fonte: https://www.interris.it/la-voce-degli-ultimi/persone-disabilita-2/?utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_campaign=giornaliera

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