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Israele arte e vita omaggio a Menashe Kadishman, artista israeliano

Domenica 10 settembre 2023 in occasione della XXIV Giornata Europea Della Cultura Ebraica si terrà l’inaugurazione della mostra Israele arte e vita omaggio a Menashe Kadishman, artista israeliano, a cura di Ermanno Tedeschi, in collaborazione con l’Associazione Culturale Acribia. Introduzione di Daria Carmi. (10 settembre – 9 ottobre).

ERMANNO TEDESCHI

È curatore e critico d’arte, lavora nel mon- do della cultura in Italia e all’estero da oltre trent’anni. Ha costruito la sua professionali- tà partendo dalla passione per l’arte contemporanea maturata con l’attività di gallerista fino al 2014 nelle sedi di Torino, Milano, Roma e Tel Aviv. Questa esperienza si è evo- luta verso un’attività di matrice curatoriale. Negli ultimi anni , ha curato progetti con un forte obiettivo socio-culturale.

Nel 2016 ha fondato l’Associazione Culturale Acribia, di cui è presidente, grazie alla volontà e all’entusiasmo di alcuni artisti e rap- presentanti del mondo culturale. L’obiettivo principale del lavoro di Ermanno Tedeschi è costruire progetti artistici e culturali tramite una ricerca scrupolosa e at- tenta di argomenti, opere, luoghi e contesti, sia in Italia che all’estero.

Ermanno Tedeschi è uno dei maggiori conoscitori dell’opera di Kadisham e già nel 2011 aveva curato una sua mostra a Roma. È presidente della Jerusalem Foundation Italia, del MOMUC – Museo della Ceramica di Mondovì e dell’Associazione Amici dell’Università di Tel Aviv in Italia.

DARIA CARMI

Nata a Casale Monferrato nel 1984. Curatrice del Museo dei Lumi. È curatrice di arte visiva e la sua ricerca si concentra sulle politiche culturali, sulle filiere artistiche del contemporaneo, sui pro- cessi di trasformazione urbana e sociale at- traverso l’arte.
Applica al sistema sociale una lettura delle pratiche culturali in riferimento al concetto di “essere umano” ed alla sua continua ridefinizione in base al contesto, al luogo, alla storia, all’origine personale e comunitaria. Il suo lavoro nasce da una visione dell’arte come agente attivo nella società, capace di attivare economia, cambiamento, integrazione, autodeterminazione, relazione, dialogo. Ritiene che la cultura non sia solo un elemento fondante dell’essere umano ma che sia l’unica risposta possibile alla crisi identitaria e di valori che stiamo vivendo.

MENASHE KADISHMAN

(1932 – 2015). È stato uno famoso scultore e pittore israeliano famoso per il suo motivo ricorrente della pecora. Determinante sulla sua arte fu l’esperienza di pastore in kibbutz, fra il 1950 e il 1953, che lo ispirò nella scelta della pecora come soggetto pre- diletto dei suoi dipinti. L’animale appare in molte forme, a rappresentare la pecora sacrificata da Abramo al posto di suo figlio Izhak, o anche gli ebrei morti come pecore al macello nella Shoah. Dal 1947 al 1950 ha studiato con lo scultore israeliano Moshe Sternschuss all’Avni Institute of Art and Design di Tel Aviv, per proseguire nel 1954 con lo Rudi Lehmann, a Gerusalemme.

Nel 1959, trasferitosi a Londra, ha frequentato la Saint Martin’s School of Art e la Slade School of Art per perfezionarsi con Anthony Caro e Reg Butler. Proprio a Londra, pochi anni dopo, la Grosvenor Gallery ha organizzato e ospitato la sua prima personale. Le sculture degli anni Sessanta erano in stile minimalista, progettate in modo da sfidare la gravità tramite equilibrio e costruzione attente, come in “Suspense”, o utilizzando vetro e metallo in modo che il metallo sembrasse sospeso. Includendo il vetro nelle sue opere, ha spiegato, ha voluto dare spazio all’ambiente.

Kadishman era legato all’Italia anche da una vicenda familiare: per alcuni anni ha vissuto a Bologna sua sorella, che negli anni Cin- quanta lavorava come maestra nella scuola della comunità ebraica.

Vincitore di premi prestigiosi in tutto il mondo, dalla Biennale scultura di Parigi al Sandberg Prize, dal Norwegian International Print Biennale a Fredrikstad al Mendel Pundik Prize for Israeli Art, nel 1995 ha ricevuto l’Israel Prize per la scultura. “Non era soltanto un grande artista ma anche un grande uomo. Aveva un grande cuore, era buono, generoso e per lui erano importanti i valori sociali”. Così lo ha ricordato Micha Ullman, a sua volta vincitore dell’Israel Prize per la scultura, mentre Dani Karavan, un altro noto artista israeliano, ha dichiarato: “Era un grande uomo, proprio un ‘mensch’ come si dice in yiddish. Aveva un gran- de cuore ed era sempre attivo”.

Benner Katz, pittore, illustratore e scritto- re israeliano, che di Kadishman era amico

DOMENICA
10 SETTEMBRE 2023

sin dall’adolescenza, ha voluto sottolineare come non si fermasse mai: “Anche quando era malato, dipingeva. Nella sua vita ha sempre lavorato, le sue mani non erano mai ferme”. Ed era stato così anche da ragazzo, come quando, tra il 1950 e il 1953, aveva lavorato come pastore sulla Kibbutz Ma’ayan Baruch: un’esperienza con la natura e le pecore che ha poi avuto un impatto significativo sulla sua successiva produzione artistica e su tutta la sua carriera. La prima grande apparizione di pecore nel suo lavoro è stata proprio alla Biennale di Venezia, dove Kadishman presentò un gregge di pecore che colorava man mano, come un’opera di arte vivente. Nel 1995 ha iniziato a dipingere ritratti di pecore, a centinaia, ognuno diverso dall’altro. Opere immediatamente riconoscibili che divennero il simbolo della sua opera. In un’intervista di pochi anni fa ricordava: “Sono stato associato a vari movimenti artisti- ci, ma sono sempre rimasto autonomo e indi- pendente. Sono stato influenzato da mille cose diverse, dalla terra degli indiani come da un bucato steso a Mea Shearim. Ma alla fine io sono la stessa persona, ogni giorno, quando mi alzo la mattina. L’arte non deve inventare qualcosa di nuovo ogni giorno”.

Mentre i suoi disegni e dipinti tendono alla rappresentazione, la sua scultura è spesso fortemente astratta. Utilizza anche materiali come l’acciaio e il ferro, a volte lasciando che il metallo si arrugginisca in modo da diventare parte del risultato finale. Nella scultura è stato influenzato da Picasso e nella pittura da Matisse e dai Fauves, un movimento francese della prima metà del XX secolo. Kadishman ha rappresentato Israele alla Dokumenta di Kassel nel 1968 e di nuovo alla Biennale di Venezia nel 1978.

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