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venerdì, 3 Maggio, 2024

fondato e diretto da Paola Severini Melograni

“C’è posta per me, scrive il dottor Giuseppe Galdi, rispondo una tantum” di Paolo Cendon

Mi si rivolge su Fb, ogni tanto, un certo dott. Giuseppe Galdi, psichiatra in pensione che non conosco

ECCO UN SUO MESSAGGIO DI POCHI GIORNI FA

‘’Lando Buzzanca è morto incarcerato da una pessima legge che dovrebbe difendere le persone in difficoltà mentre calpesta proprio i diritti degli ultimi.

Grazie a Paolo Cendon per questa schifosissima legge, la n.6 del 2004, che crea un'interdizione di massa senza controlli’’.

ECCO L’ULTIMO MESSAGGIO GALDIANO DI POCHI MONITI FA

‘’Paolo Cendon è espressione dell'ombra nazista dei triestini. Trieste, che pure ho amato tanto per via di Basaglia e Saba, è l'unica città italiana dove hanno eretto un campo di sterminio, la risiera di Saba!’’

Qualche precisazione allora, senza entrare nei dettagli dei singoli casi VIP, sapendo per esperienza che i giornali sono spesso imprecisi, e che esistono ogni volta particolari dolorosi, imbarazzanti e segretissimi che solo i giudici  e gli amministratori conoscono, e che potrebbero se risaputi (ma la privacy lo vieta, e nessuno li svela mai) spiegare il perché di tante scelte  giudiziali:

– La legge sull’amministrazione di sostegno, di cui  ho scritto nel 1986 solo la bozza ispiratrice, l’ha approvata il Parlamento italiano, e colgo anzi  l’occasione per ricordare che alla fine del 2003 ciò  è accaduto  all’unanimità (Pres. del Consiglio era Berlusconi!)

– La risiera triestina in questione non è intitolata a Saba, che non c’entra nulla, ma si chiama ‘’Risiera di San Sabba’’, nome del rione

–  Non sono triestino, anche se ho operato a lungo qui, bensì veneziano, e non sono certamente filonazista

– Non credo proprio si possa parlare di un’ombra nazista dei triestini, anche se è vero purtroppo che da qui sono partite le leggi razziali nel 1938

– La legge 62004  ha certamente bisogno di essere aiutata a funzionare meglio, oggigiorno, rifinita  cioè in qualche DETTAGLIO, sostenuta con un molto maggiore  impulso agli uffici giudiziari, alle cancellerie, ai rapporti con le Regioni e coi Comuni,  resa più dialogante con gli Ordini professionali, ottimizzata quanto alla formazione culturale della cittadinanza e degli addetti ai lavori, ritemprata con regole più precise quanto agli Amministratori di sostegno, supportata con un’abrogazione formale dell’interdizione e dell’inabilitazione

– Vorrei sottolineare però che, dall’art. 404  in avanti, ogni norma del codice  fino al 413 insiste, quasi ossessivamente,   sul beneficiario come CENTRO E ANIMA DEL PROCEDIMENTO, che l’Amministratore di sostegno opera in stretto contatto col Giudice tutelare, che tutti i provvedimenti del GT sono impugnabili presso la Corte d’Appello, che nessuna decisione importante viene mai  presa, in concreto,  senza la precisa consulenza di un esperto (medico, psichiatra, psicologo, etc.)

– Senza questa legge, tanta gente sfortunata e malestante, che non ce la fa da sola a gestirsi, che non ha famiglia o che manca di familiari in grado di offrire un serio e valido aiuto, sarebbe abbandonata a se stessa

– Moltissimi beneficiari, che accusano problemi gestionali, ma che non soffrono di disturbi mentali gravi o di dipendenze pericolose, godono di un’AdS ‘’non incapacitante’’, cioè conservano intatti i loro diritti e i loro poteri, semplicemente fruiscono di un amministratore che li aiuta giorno per giorno

– Oggi i  beneficiari sono 350.000 circa in Italia, presto saranno molti di più, il doppio, il triplo, il quintuplo, chissà,  le statistiche sulla fragilità  purtroppo parlano chiaro (milioni di persone),  la crescita nei tribunali è esponenziale anno per anno, dobbiamo come Comunità prepararci, rinforzare i bastioni, oliare i meccanismi, eliminare le strozzature, rimboccarci le maniche, istituire dei veri Sportelli di funzionamento

– Esiste da qualche anno presso il Ministero della Giustizia un ‘’Tavolo nazionale sui diritti delle persone fragili’’, noi speriamo che il Ministro Nordio lo riconvochi quanto prima, quella sarà la sede in cui affrontare le disfunzioni una per una,  e  migliorare, territorio per territorio,   le prassi di questa importantissima parte  dell’esistenza umana e del diritto civile.

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