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Newsletter Angelipress 15 settembre 2010

Aggressivit al femminile: quando la pupa il bullo

Col nuovo anno scolastico, il focus del Bambino Ges sul bullismo

Aggressivi o sottomessi? Bulli, leader o gregari? Agitati o esposti al riflesso del disagio tra le mura domestiche?

Qual lidentikit del bullo della classe? Come mai il fenomeno dellaggressivit rosa in costante crescita? Come riconoscerli e, soprattutto, come gestirli? Se lo chiedono allinizio del nuovo anno scolastico genitori e insegnanti.

Per aiutarli ad affrontare con serenit il nuovo anno lOspedale Pediatrico Bambino Ges di Roma, punto di riferimento a livello internazionale per la ricerca e la cura a favore della salute dei bambini e dei ragazzi, ha realizzato un focus allinterno del Portale Sanitario Pediatrico www.ospedalebambinogesu.it, costantemente implementato con le indicazioni degli specialisti.

Oltre allapprofondimento su aggressivit e bullismo, sono numerosi i temi illustrati dagli esperti: si va dallalimentazione pi adatta agli studenti, alle indicazioni su postura e zaini, al rapporto con le nuove tecnologie.

Per bullismo si intende il fenomeno delle prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei soprattutto in ambito scolastico. Il termine, estrapolato dallinglese bullying, letteralmente significa intimorire e in italiano non rende conto delle altre caratteristiche del fenomeno relative allintenzionalit dellatto, allasimmetria della relazione, al perpetuarsi dellazione nel tempo.

Sicuramente in espansione, soprattutto negli ultimi anni e principalmente nelle scuole, secondo le ultime rilevazioni il bullismo sembra coinvolgere prioritariamente bambini tra i 7 e i 10 anni e ragazzi tra i 14 e i 17 anni.

Il decimo "Rapporto Nazionale sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza", presentato nel dicembre 2009, riporta infatti dati relativi alle fasce det pi a rischio: sarebbero circa 2500 i bambini e adolescenti bulli tra i 7 e gli 11 anni e tra i 12 e i 19. Inoltre, pi di un quarto dei bambini ha subito pi volte nell’ultimo anno offese immotivate (27,2%) o provocazioni e prese in giro (28,1%); mentre – sempre nellultimo anno – oltre un quarto dei bambini italiani e circa il 20% degli adolescenti afferma di essere stato vittima di vere e proprie azioni di bullismo.

Bisogna per effettuare una distinzione tra il bambino/adolescente bullo e colui che pratica il bullismo. Quali sono le caratteristiche del bambino o adolescente bullo?

Anzitutto va tracciato lidentikit dei bulli attraverso gli occhi del bambino: principalmente vengono descritti nella pre-adolescenza (scuole elementari) come coloro che disturbano la classe, danno spinte, fanno male, sono fastidiosi, si vogliono mettere in mostra; normalmente non sono bravi a scuola, anzi spiccano per essere tra gli ultimi della classe.

Ugualmente in adolescenza il bullo colui che si mette in mostra spesso per la sua prestanza fisica, colui che risponde ai professori, che ostenta sicurezza e anche in questo caso il curriculum scolastico spesso insufficiente.

Il bullo una persona, il bullismo un fenomeno che spesso coinvolge pi di una persona. In questo senso, per esistere in quanto fenomeno, deve essere visibile agli altri (ora anche attraverso i mezzi telematici) e avere la complicit degli stessi sia nel compiere lazione ( sempre presente un leader e dei gregari) che nella non-azione (lomert dellambiente quasi sempre impaurito dal leader stesso); inoltre per esistere deve essere ripetuto – dal leader e dai suoi adepti- nel tempo ed essere messo in pratica prevaricando laltro che finisce col trovarsi in una situazione di sudditanza.

Il bullismo pu essere diretto (attraverso lazione), tipologia propria (prevalentemente) dei soggetti maschi o indiretto (tende a danneggiare la vittima nelle sue relazioni con le altre persone, escludendola e isolandola per mezzo soprattutto del bullismo psicologico e quindi con pettegolezzi e calunnie sul suo conto) che pi femminile.

Il bullismo al femminile sembra essere sempre pi in espansione: le ragazze agiscono attraverso un canale che spesso non coinvolge il corpo (anche se negli ultimi tempi questo non viene escluso, nella direzione di una sempre maggiore equiparazione con il maschile), ma psicologico, colpisce quindi larea emozionale, interiore, tocca i punti deboli ridicolizzandoli, deridendoli.

Le ragazze a questa et, specie in adolescenza, appaiono pi evolute e mature a livello emotivo e quindi pi a conoscenza delle implicazioni psichiche e delle fragilit su cui si pu far perno. Tali modalit sono meno visibili per il corpo docente e pertanto pi subdole e meno facili da individuare.

Nellambito di un processo di monitoraggio da parte degli insegnanti o dei genitori, inoltre necessario non confondere il ragazzo aggressivo con i ragazzi/e che praticano il bullismo. Nel primo caso laggressivit agita, spesso diretta, impulsiva in reazione a frustrazioni che non si riescono a tollerare; una reazione del singolo isolata e non contempla il gruppo. la classe stessa che in queste situazioni tende ad isolare il ragazzo/a aggressivo. visibile.

Viceversa, nel caso del bullismo latto aggressivo risulta essere il comportamento finale di un processo di gruppo dove il leader rappresenta colui che agisce in una dinamica collettiva. Il leader ha bisogno del gruppo mentre, nel caso di aggressivit patologica, il gruppo tende ad isolare il soggetto.

I ragazzi raccontano che spesso, nelle scuole, si deve passare attraverso un rito di iniziazione dove si deve sottostare alla legge del pi forte (del gruppo pi forte) per poter essere lasciati in pace, altrimenti, ribellandosi, si diviene vittima di soprusi. Alla base governa la paura, ma anche limpossibilit di far ricorso alladulto per denunciare il fatto e farsi aiutare.

Come mai si ritiene che non ci si possa far aiutare dalladulto? Perch i ragazzi preferiscono lomert, a volte la sottomissione, piuttosto che coinvolgere ladulto, sia esso genitore o insegnante, per poter essere aiutati?

Una delle caratteristiche del bullismo la crudelt dellatto, dellazione o dellintimidazione anche solo verbale e il fatto che sia diretta verso i pi deboli. Spesso ci si domanda come possano dei bambini/ragazzi essere cos spietati verso coetanei chiaramente pi deboli.

La ripetitivit di queste azioni cos concepite testimonia lincapacit di questi ragazzi/e di provare senso di colpa (che li porterebbe invece a fermarsi ed a riparare dopo lerrore) e quindi lessere fortemente distanti dalle emozioni (come anestetizzati).

Ci porta a pensare a quale sia il loro corredo intra-psichico e a ipotizzare che addossino al pi debole la loro parte debole per non sentirla su di s, averne coscienza, e poi maltrattarla (maltrattando laltro) cos come forse in passato stata maltrattata la propria.

E qui torna in scena il mondo degli adulti che, come sempre, risulta centrale quando parliamo di bambini e/o ragazzi.

Mondo familiare e mondo sociale (famiglia, scuola, ambiente sociale) al quale bisogna riferirsi sia per il pregresso del bambino che pratica il bullismo, sia per colui che lo subisce e che non sente, nella maggior parte dei casi, di potersi avvalere di un aiuto da parte del genitore o dellinsegnante.

Negli ultimi tempi sembra essere in crisi anche la cooperazione nel mondo degli adulti – tra genitori ed insegnanti ad esempio – che spesso hanno difficolt a trovare una possibilit di dialogo anche in affari scolastici di minore importanza; a maggior ragione, quindi, quando sono attivi questi fenomeni che coinvolgono massicciamente lemotivit di tutti, i ragazzi hanno difficolt a rivolgersi agli adulti.

Il fenomeno pertanto non deve essere considerato solo come individuale, familiare, o relativo al mondo scolastico, ma come fenomeno che coinvolge lambito sociale dei rapporti, o forse, per meglio dire, come un fenomeno relativo a dinamiche relazionali che coinvolgono il gruppo e le regole di andamento dello stesso.

Questo vale sia in ambito familiare, dove spesso i ruoli vengono stravolti, le emozioni calpestate, lo sviluppo dei ragazzi dimenticato; sia in ambito scolastico dove tali dinamiche vengono trasferite per poi intrecciarsi con il mondo di relazione allinterno dei rapporti con gli insegnanti e con i coetanei.

I segnali rivelatori di tale fenomeno devono essere individuati attraverso unattenta osservazione del gruppo classe e delle dinamiche che si creano allinterno di questo: lisolamento di un soggetto, piuttosto che la creazione di gruppetti rigidi, la forte personalit di un alunno, losservazione delle dinamiche durante i momenti di ricreazione, ci possono aiutare ad individuare un disagio allinterno della classe.

La strategia dovrebbe essere quella di cercare di non isolare gli artefici delle azioni, ma di riportarli allinterno del gruppo classe; di non permettere lattacco al singolo e quindi al gruppo attraverso il bullismo, ma di favorire una possibilit di coinvolgimento e di reintegrazione nel gruppo stesso.

Un lavoro difficile, complesso, che dovrebbe coinvolgere non solo la classe, ma tutta la scuola dove questi bambini/ragazzi sono inseriti (spesso il bullismo trasversale: i pi grandi vessano i pi piccoli, aiutati dai compagni di questi ultimi).

Pertanto il fenomeno deve essere affrontato, da un punto di vista psicologico, primariamente intervenendo sul gruppo, analizzando lambito in cui accade, le dinamiche esistenti, i rapporti tra le parti.

Questo non esclude lintervento sul singolo autore delle azioni. Ovviamente in tale lavoro gli insegnanti devono essere supportati da personale specializzato: con questa modalit sono stati effettuati interventi da parte di psicoterapeuti di gruppo in alcune scuole del centro sud che hanno dato e stanno dando risultati positivi.

Fonte: Servizio Comunicazione e Relazioni esterne Ospedale Pediatrico Bambino Ges – IRCCS

www.ospedalebambinogesu.it

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