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martedì, 30 Aprile, 2024

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Eolico offshore: il Regno Unito pronto a puntarci tutto, e l’Italia?

Il Regno Unito ha annunciato grossi investimenti nel comparto dell’eolico offshore. Ad affermarlo è stato lo stesso Primo Ministro, Boris Johnson, “siamo convinti che tra 10 anni l’eolico offshore alimenterà ogni casa del paese, con un obiettivo nazionale che passerà da 30 gigawatt a 40 gigawatt”, ha dichiarato il premier. Il governo britannico è al lavoro sulle nuove politiche che porteranno ad una parziale transizione energetica entro il 2030, ma ci vorranno miliardi di sussidi per portare a successo la strategia; e con tutta probabilità per la fine del mese saranno svelati ulteriori dettagli sul piano concernente l’eolico offshore.

Il Regno Unito ha puntato forte sull’energia pulita ricavata dall’eolico offshore, divenuta prima fonte rinnovabile del Paese, cresciuta negli ultimi dieci anni da 1GW a 10GW di potenza installata, i cui costi per la produzione degli impianti si sono abbassati di due terzi. La promessa è che si arriverà a 40 GW entro il 2030. L’Aurora Energy Research, società di consulenza di Oxford, ha fatto due conti e la cifra che dovrà essere investita affinché “il tuo bollitore, la tua lavatrice, la tua cucina, il tuo riscaldamento, il tuo veicolo elettrico plug-in” funzionino con energia verde, come detto da Johnson, dovrà aggirarsi sui 50 miliardi di sterline. “Non c’è carenza di capitale o appetito da parte degli investitori nell’eolico offshore” spiega Keith Anderson, amministratore delegato di Scottish Power, uno dei maggiori investitori nel settore delle energie rinnovabili in Gran Bretagna.

Invece, molto dipenderà dalle capacità e la velocità del governo nel concedere le licenze e i contratti di costruzione, questa sarà la vera sfida per far crescere il comparto eolico offshore in tempi record. Dalla prossima primavera il governo comincerà le assegnazioni dei lavori e si stima che questa prima ondata di investimenti potrebbe garantire oltre 20 miliardi di sterline e la creazione di 12mila posti di lavoro, secondo RenewableUK.

L’eolico offshore in Italia In Italia il comparto eolico, nonostante le enormi potenzialità come il Regno Unito, non è sfruttato e tantomeno se ne sente parlare nel dibattito pubblico. Ad oggi ci sono solo i progetti fermi di Taranto (30 MW di potenza installata), Rimini (300 MW) e Marsala (250 MW). Bloccati da una lenta e tortuosa burocrazia. “In questo momento c’è un po’ di fermento perché siamo in attesa del decreto Fer 2 che dovrebbe incentivare le fonti rinnovabili meno competitive, eolico offshore compreso – affermava lo scorso giugno Simone Togni, presidente dell’Associazione nazionale energia del vento (Anev) – Siamo in un’epoca storica in cui c’è uno scollamento tra le intenzioni della politica e l’assoluta mancanza di strumenti per raggiungerle”. Negli obiettivi del Pniec (Piano energia e clima) l’eolico offshore dovrebbe arrivare ai 300 MW entro il 2025 e triplicare nel 2030 ma “manca la semplificazione dell’iter autorizzativo, una situazione che porta l’Italia a fare molta fatica a raggiungere quegli obiettivi dichiarati dallo stesso governo”, continua Togni. Investendo anche sull’eolico offshore l’Italia potrebbe arrivare fino 25 GW di potenza installata, ad oggi tutte le fonti sostenibili del Paese ne garantiscono 10 GW, e ciò consentirebbe un processo di decarbonizzazione più rapido, e soprattutto pulito a differenza di quello che si sta tentando di realizzare attraverso la riconversione delle centrali a carbone in stabilimenti a gas metano.

https://www.theguardian.com/environment/2020/oct/06/powering-all-uk-homes-via-offshore-wind-by-2030-would-cost-50bn

https://www.lifegate.it/eolico-offshore-rimini-italia-sicilia

A cura di Simone Riga

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