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giovedì, 19 Settembre, 2024

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“Lo Sport è un diritto di tutti” di Linda Laura Sabbadini

Di seguito riportiamo l’articolo di Linda Laura Sabbadini pubblicato su “La Repubblica”:

Ci siamo lasciati alle spalle le Olimpiadi parigine che si sono svolte in una cornice di incanto, nonostante qualche pol emica fuori luogo e, in alcuni casi, strumentale politicamente. Con un risultato importante per l’Italia, 40 medaglie, il 4,1% del totale, con le donne che hanno contribuito alla conquista di 7 medaglie d’oro su 12. Se ci guardiamo indietro, quando le Olimpiadi si svolsero a Roma, nel 1960, allora vincemmo il 7,8% delle medaglie, un record, come spesso accade per il Paese ospitante. Tredici medaglie d’oro. Le donne solo 2 bronzi. Arrivammo terzi dopo Usa e Urss, ma al contrario di oggi, pochissimi praticavano sport, il 2,6% della popolazione, l milione 309 mila persone. Pochissime soprattutto le donne, solo 121 mila, una ristretta élite che praticava sport invernali e alpinismo (33,9%), nuoto (27%), tennis (25,4%01 dei praticanti erano uomini, e gli sport più praticati, la caccia (36,3%), il calcio (24,2%), il nuoto e la pesca (17,9%). Passano 23 anni prima che l’Istat ripeta l’indagine, nel 1982.
L’ Italia è nettamente cambiata, modernizzata, piena di carica positiva, ha vissuto gli anni ’70, con tutte le conquiste ottenute e ciò si riflette anche nell’attività sportiva. La percentuale di praticanti passa dal 2,6% al 15,4%. Le donne sono sempre in numero inferiore, meno della metà degli uomini, ma nel 1959 il rapporto era l a 9. E soprattutto arrivano i giovani.

Il 45% dei ragazzi da 11 a 14 anni e il 26% da 6 a 10 anni fa sport. Si evidenzia, però, la diseguaglianza tra Nord e Sud, 6 punti di differenza. Alla fine degli anni ’80 lo sport continuativo cresce ancora e coinvolge il 23% della popolazione. La partecipazione aumenta tra i giovanissimi ma si allarga a adulti e anziani e soprattutto alle donne.

Il tempo passa. Arriviamo alla seconda metà degli anni `90 per registrare un cambiamento  profondo nelle modalità della pratica sportiva diffusa, con una crescita di attività meno strutturate, dello sport “fai date”, e una nuova attenzione al benessere psicofisico e al rapporto con la natura. La situazione si stabilizza negli anni successivi, fino a quando, dal 2013 al 2023, riprende a crescere la pratica continuativa di sport (28,3%) a fronte di una stabilità della pratica saltuaria (8,6%) e dell’attività fisica non strutturata (27,9%). Neanche la pandemia è riuscita a far aumentare più di tanto la sedentarietà secondo l’Istat. Le persone si sono attrezzate per svolgere attività fisica in casa o nei cortili. Ma, attenzione, anche nel 2023 emergono diseguaglianze. In primis territoriali. Il Sud raggiunge il 49% di sedentarietà con Campania, Basilicata e Sicilia, che superano il 50%. Il Nord sta al 26,3%, una distanza enorme. Le donne sono più sedentarie degli uomini di 8 punti percentuali, tranne nel caso delle bimbe da 3 a 5 anni.

Una riflessione va fatta. Siamo passati dallo sport di pochi allo sport di molti. E questo è un bene. Ma siamo ancora diseguali. E stato inserito l’anno scorso nella Costituzione un articolo sul valore educativo dello sport per il benessere psicofisico. Il che implica l’onere per la Repubblica di assicurare questo diritto a tutti. Quando si concretizzerà tutto ciò attraverso il riequilibrio delle infrastrutture, carenti al Sud, e un investimento sullo sport nelle scuole? Quando metteremo in condizione tutti di poter fruire di una opportunità fondamentale per il proprio benessere psicofisico? Lo sport è un potente veicolo di inclusione e contribuisce a un’elevata qualità della vita. E la squadra olimpica azzurra, non più composta da soli italiani dalla pelle bianca, ce lo ha mostrato, e ce lo dimostrerà ancor più nel futuro, se saremo capaci di aumentare le opportunità di tutti nello sport. Ne avremo un ritorno certo in benessere psicofisico, e anche nelle prestazioni dei nostri atleti e delle nostre atlete nelle competizioni sportive mondiali.

Intanto, prepariamoci a seguire con entusiasmo le Paralimpiadi, simbolo di eguaglianza e opportunità, che inizieranno il 28 agosto a Parigi. Nonché la trasmissione di Rai 3 0 anche no, format di Paola Severini Melograni, che ha il merito di non considerare i disabili come un mondo a parte, ma come una componente viva e fondamentale del Paese, anche nello sport.

Fonte: La Repubblica

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