22.7 C
Roma
domenica, 19 Maggio, 2024

fondato e diretto da Paola Severini Melograni

“La crisi del volontariato” di Orazio Maltese

Il volontariato italiano attraversa una crisi di identità profonda. Dagli anni '70 fino agli anni '90 esso ha vissuto un periodo d'oro. E' riuscito a promuovere politiche sociali che poi sono anche diventate leggi, intercettando nuovi bisogni, sperimentando nuovi approcci al disagio attraverso competenze acquisite con formazione permanente con un confronto attivo e spesso critico con le Istituzioni, quindi con altre associazioni di volontariato, con la Chiesa. Il motto infatti era : "Sapere, per saper fare e saper essere ".

Dopo aver dato un contributo eccezionale per una applicazione di un Welfare inclusivo, universale sulla carta ma parziale nella pratica quotidiana, nella lotta alle mafie, nella sensibilizzazione dei danni inferti al Creato, nella promozione dei diritti degli ultimi, delle persone con disabilità, delle donne abusate, dei minori, dei giovani preda della solitudine affettiva che crea dipendenze, ecc., a partire dagli anni '90 il volontariato perde la spinta rivoluzionaria, si adatta, si adegua al divenire storico senza essere più protagonista dell'impegno civile nel territorio, fatte salve ovviamente quelle ormai poche realtà associative che, grazie alla presenza di leader carismatici, hanno continuato a dare un importante contributo civico.

Il volontariato ha perso smalto e slancio quando ha accettato la gestione di servizi da parte dell'ente pubblico, quando ha rinunciato alla gratuità e quindi alla Provvidenza per orientarsi verso una gestione aziendalistica. Lo Stato, che nel frattempo disciplina il volontariato con la legge(26691 e Dlgs 1172017) cogliendo e regolamentando la trasformazione del fenomeno in istituzione sociale, compartecipa alle politiche sociali ed al Welfare delegando al volontariato i cosiddetti servizi leggeri.

Il volontariato in gran parte smette dunque di essere anima critica, propositiva delle attività sociali istituzionali per diventare partner povero e spesso connivente con scarse politiche sociali delle istituzioni comunali, regionali e quindi nazionali. Il volontariato viene in qualche modo regolamentato ma anche regimentato.

Non è un caso che progressivamente le politiche sociali, i diritti dei lavoratori, persino i diritti costituzionali dei cittadini sono andati via via scemando. I cittadini sono nel frattempo diventati consumatori e la società un mercato, dove imperano le leggi del libero mercato appunto, che danno più importanza alle merci, che viaggiano in aereo, piuttosto che alle persone disperate che fuggono sui gommoni in mare aperto, da guerre, siccità e dal neocolonialismo che sfrutta indiscriminatamente uomini, risorse, ed ambiente. Proprio oggi, il quotidiano "la Repubblica" titola in prima pagina : "Ci servono immigrati", riportando l'appello degli industriali e degli imprenditori agricoli che hanno bisogno di manodopera, ovviamente sottopagata, quindi giovane e prestante. Non si parla di "accoglienza" di famiglie che fuggono dall'inferno in cui si trovano, con donne,bambini, anziani.

Per la prima volta nella storia, l'umanità si trova nel rischio concreto della cosiddetta sesta estinzione. La nuova era denominata antropocene, per la funesta capacità dell'uomo moderno di incidere addirittura sugli equilibri naturali del Pianeta, vede il dominio di multinazionali che hanno bilanci persino più ricchi di molti Stati, che stanno imponendo un'economia che punta allo sfruttamento delle risorse del pianeta per fornire beni secondo una logica consumistica creando un inquinamento ed una perdita di aree verdi che stà sconvolgendo il clima della Terra creando catastrofi naturali, guerre per l'accaparramento delle risorse, di cui al momento stiamo vedendo solo la punta dell'iceberg.

L'enciclica "Laudato Si" preparata con il supporto di valenti studiosi di ogni campo scientifico, è un documento di capitale importanza perchè riesce a leggere in maniera olistica le problematiche che attanagliano il mondo, indicando prospettive, buone prassi, azioni concrete. La nostra epoca soffre lo stato di ingiustizia che vede i poveri aumentare in gran misura persino nei Paesi occidentali, aggravando il pericolo di carestie, guerre, l'aumento delle tossicodipendenze, delle fragilità psicologiche, della violenza tra i giovani che non vedono speranza e futuro, della disgregazione delle famiglie e quindi della società, della perdita di spiritualità a benificio di una razionalità materialistica e scientista che non mette al centro l'uomo ed i suoi bisogni, ma un modello di paradiso artificale dove tutto si può comprare, persino la felicità, virtuale, ad un certo prezzo.

Occorre una nuova metànoia , una rivoluzione del pensiero e quindi dell'agire che ci deve vedere responsabili dinanzi alle ingiustizie, impegnati civilmente, cooperativi, pacifici ad ogni costo, testimoni credibili di attività di sostegno ai poveri, ai fragili, alle famiglie, alla difesa dei diritti umani e della cura del Creato.

Per fare ciò occorre essere preparati, quindi formati, uniti, collaborativi e tolleranti con chi la pensa diversamente, liberi quindi capaci di "..fare strada ai poveri e non farci strada con i poveri..", come diceva don Milani.

E' necessario dare valore alla gratuità, alla parresia, alla capacità di confrontarsi con le Istituzioni per il bene comune, protestando civilmente quando le politiche delle istituzioni pubbliche contribuiscono, se non favoriscono, degrado sociale ed ambientale, rinunciando ai bandi di gara quando questi prevedono attività che sperperano denaro, che forniscono servizi sociali a basso costo o parziali e discriminanti, o richiedono lo sfruttamento degli operatori che vengono sottopagati.

Bisogna avere la responsabilità di andare a votare consapevolemnte o responsabilmente, scegliendo candidati onesti e preparati e non parenti ed amici che saranno disponibili a concedere piccoli favori. La democrazia dovrebbe garantire pari opportunità, il bene comune, ma se a rapprentare i cittadini sono personaggi che curano gli interssi di parte, spesso illegali, anzichè mettersi al servizio operoso ed onesto della comunità, non possiamo poi stupirci della corruzione politica, dello smantellamento dello stato sociale, del declinare della qualità della vita nelle città.

L'indifferenza dei cittadini alla vita civile ed alla politica è conseguente alla sfiducia nelle istituzioni che certamente, spesso, tradiscono le attese legittime della società. Purtroppo è anche conseguenza di un atteggiamento passivo di gran parte dei cittadini che pretendono diritti senza mai rispettare in fondo i doveri civici. La chiesa di Francesco, figlia di una chiesa postconciliare che da tempo ha incominciato a cambiare rotta, ci indica la strada da seguire in questi tempi bui.

La strada è quella evangelica, del buon Samaritano. Il buon samaritano era in viaggio, in movimento cioè. Il volontariato deve uscire dalla comfort zone , dalle certezze maturate nel tempo in un nuovo tempo che ci lancia però nuove sfide, nuove problematiche, nuove povertà materiali, pscologiche, relazionali, valoriali, spirituali oltre che economiche. Occorre mettersi in cammino nelle strade, nelle periferie, tra la gente, il prossimo, che deve tornare prossimo a noi stessi. In queste strade del mondo il samaritano vede un uomo ferito gravemente, si ferma, non passa oltre come avevano fatto il sacerdote ed il levita, quindi si abbassa, si inginocchia per curarlo. Abbassarsi, inginocchiarsi dinanzi alle sofferenze ci rimanda al gesto di Gesù di lavare i piedi -servizio reso con amore, per amore- . Abbassarsi significa anche non considerare i poveri, gli emarginati, i migranti, scarto umano a cui dare un briciolo di elemosina.

Salvando un migrante, un povero, un ragazzo perduto nelle mani della criminalità, un giovane tossicodipendente, un alcolizzato, un marito violento, noi salviamo l'uomo, la sua umanità, la consapevolezza della fragilità dell'essere umano ma, anche e soprattutto, le responsabilità sociali, certamente verticali ( chi ha più potere ha più responsabilità), di chi poteva aiutare e non l'ha fatto, poteva promulgare, ad esempio, leggi giuste ed ha preferito invece rispondere agli interessi di parte più che alla coscienza.

Ma anche noi cittadini siamo responsabili per la nostra indifferenza dinanzi alla solitudine degli anziani, ad esempio, che abitano nel nostro pianerottolo ma non li incontriano mai, facendoli magari partecipare al nostro compleanno o semplicemente portando una fetta di torta e un pò d'amore.

Il samaritano ebbe compassione, da cum patire, patire con lui. Cioè non si limitò a chiamare il 118 per poi scappare alle proprie occupazioni, ma si preoccupò lui stesso di approntare il primo soccorso perchè l'attesa poteva essere fatale. Il buon samaritano si sporcò le mani, non si schifò del moribondo, non cercò alibi per passare oltre. Si fece carico della sofferenza, del dolore dell'altro, partecipò al dolore, per salvarlo. Come diceva don Tonino Bello : " guardare con compassione significa guardare la storia e la geografia dall'angolo dei poveri".

Il buon Samaritano dopo aver curato il malcapitato, non lo lascia per strada, ferito, sperando che qualcun altro possa continuare l'opera di soccorso, ma lo prende di peso e lo carica sulla sua cavalcatura portandolo al sicuro, in una locanda dove può essere meglio curato con i soldi che lascia all'oste. Al ritorno rifonderà il resto.

Quest'uomo buono non si accontenta di averlo salvato, ma vuole accertarsi che quell'uomo viva, vuole verificare se il suo aiuto è stato sufficiente, se occorre dell'altro. Il buon Samaritano, come Cristo, mira alla salvezza integrale dell'uomo, non fascia solo le ferite ma si presta affinchè possa ritornare in piedi, a ritrovare la sua salute e la sua dignità di uomo o donna che sia.

Prendersi cura, ("I care" direbbe ancora don Milani), del nostro prossimo significa lottare per la giustizia, per le pari oppotunità, per il nostro territorio, la nostra cultura aperta e tollerante, per individuare e soddisfare i veri bisogni dell'individuo in una logica d'amore, quindi di condivisione. Occorre essere uniti, indirizzandoci nella stessa direzione anche se per strade diverse. Un ecumenismo laico, in cui tutti convergiamo verso il Bene Comune!

Occorre superare la logica dell'antagonismo, dell'individualismo, del protagonismo. Il volontariato deve mettersi davvero al servizio della comunità, nella logica della cooperazione attiva e cercata, nella sinergia con tutte le realtà che già operano nei servizi alla persona, istituzioni, associazionismo nelle varie forme, chiesa locale. Se sappiamo essere umili protagonisti di una vita vissuta al servizio del prossimo, nella gratuità ( molto abbiamo ricevuto, molto dobbiamo restituire), se saremo credibili prima ancora che credenti, come diceva il beato giudice Livatino, possiamo essere davvero quel cambiamento che alimenta la speranza attiva di un futuro migliore.

Maltese Orazio Antonio

Vice presidente Misericordia di Acireale

Acireale, 7 marzo 2023

ARTICOLI CORRELATI

CATEGORIE

ULTIMI ARTICOLI