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domenica, 28 Aprile, 2024

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Morta in Senegal Elena Malagodi: il ricordo di un’amicizia. L’articolo di Paola Severini Melograni su Avvenire

Vi proponiamo l’articolo scritto dal nostro direttore Paola Severini Melograni, pubblicato su Avvenire  

Vedova del presidente del Senato nel 1987, Elena, figlia di una ebrea lettone e di un italiano, cooperante umanitaria, in Africa ha creato onlus per l’istruzione delle bimbe. È stata uccisa dal covid

Primavera 2004, sto preparando il mio libro su “Le mogli della Repubblica” che racconterà di donne coraggiose che hanno voluto e continuano a scegliere, ogni giorno, di assolvere a un compito coniugale certamente più complesso di quello che lega milioni di altre italiane ai loro mariti: sono le mogli dei presidenti della Repubblica, del Consiglio, della Camera e del Senato che non sono solo mogli in senso stretto, oppure mogli davanti ai riflettori, ma partner vere e proprie, nella buona e nella cattiva sorte, anche politica, dove i venti si alternano vorticosamente.

Devo dire che tutte le donne che ho contattato si sono rese disponibili ad essere intervistate e ad aprirmi le porte delle loro case.

L’unica donna che mi disse allora di no fu Elena Iannotta Cardenas Malagodi, ultima moglie di un grande leader politico, padre della patria, presidente del Senato nel 1987, Giovanni Malagodi. È lei al telefono, brusca, per niente lusingata dalla proposta. Non demordo. Mi hanno raccontato che è una donna fuori dell’ordinario, amica di personaggi di levatura internazionale, che lavora nel campo dell’arte e che si occupa di sostenere, in Senegal, bambini e bambine con handicap fisici e senza istruzione. Il mio campo d’azione!

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Devo, devo riuscire a intervistarla ma prima di tutto voglio conoscerla. Le invio una edizione rara de “L’Imperialismo e la civiltà materiale”(1901!) redatta da Olindo, deputato giolittiano, padre di Giovanni Malagodi, e lo faccio grazie al suggerimento di mio marito, Piero Melograni, che da grande storico qual è conosce questioni e cose a me sconosciute. Il dono infatti la colpisce “presto verrò a Roma, ma l’intervista non desidero farla,voglio invece conoscerla”.

È lei stavolta a essere incuriosita di me, mi dice che si è informata e che ha saputo da amici comuni qual è l’oggetto del mio lavoro, il mio campo d’azione. “Perché le mogli? Lei è una attivista per i diritti umani, no? Ci sono argomenti più importanti dei quali occuparsi e la vita è breve».

Insomma arriva, ci conosciamo, ci innamoriamo. Saremo amiche fino al 17 marzo 2021, per diciassette anni. Elena ci ha lasciati, in un ospedale di Dakar. Credevo fosse immortale. In Senegal fa caldo tutto l’anno e il Covid non dovrebbe essere così letale, Elena e Luigi, il suo ultimo compagno, hanno scelto di sfidare il mostro per non lasciare soli i loro protetti, Elena non ce l’ha fatta, è morta il 17 marzo. Luigi invece è salvo. Ha fatto in tempo a chiedere di essere inumata lì “dove musulmani e cristiani riposano insieme”.

Elena sceglie l’Africa nel ‘91, subito dopo la morte di Malagodi. Un modo per fuggire dal dolore. Anche a me è capitato, nel 1997 ho creduto che tutta la mia vita fosse andata i frantumi e ho fatto un viaggio in Kenia, portando con me i miei figli più piccoli. Ma non sono Elena, io sono meno coraggiosa, meno disposta a rischiare. Anche i figli ci uniscono, più tardi Elena amerà molto la mia Diletta e sarà per lei modello e ispirazione. I figli, lei ne ha quattro, io tre, i suoi dal primo marito Cardenas, un gigante della scultura, afrocubano, nero come l’ebano. Indimenticabile il ritratto che le fece Henri Cartier Bresson, dove appare come una Madonna bianca con in braccio un Bambinello nero. L’amore per gli ultimi intrecciato fortemente all’amore per l’arte. Perché lei conosce, sa, che offrire il bello è naturalmente giusto, che il suo lavoro, la ricerca e la valorizzazione di artisti è una delle strade che si possono percorrere per migliorare la società, che l’arte migliora subito il mondo, che l’arte è generosa, che non ha bisogno di traduzioni, perché arriva a tutti, in tempo reale.

 

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