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domenica, 5 Maggio, 2024

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L’Amazzonia e il rischio che una nuova pandemia arrivi da lì

Il governo brasiliano, con una decisione pubblicata il 25 febbraio scorso sulla gazzetta ufficiale federale, ha autorizzato l’uso di 67 nuovi pesticidi in agricoltura e questo accade mentre il parlamento europeo è chiamato a ratificare l’accorso sul trattato di libero scambio commerciale tra l’Europa e i paesi del Mercosur (Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay). Dei 67 pesticidi autorizzati l’agenzia per la salute brasiliana, Anvisa, ritiene che 10 siano tossici per gli esseri umani mentre l’istituto per l’ambiente, Ibama ne classifica 53 come pericolosi per l’ambiente.  In due anni di governo Jair Bolsonaro, presidente della repubblica federale brasiliana, sono stati autorizzati oltre 967 pesticidi per favorire l’agricoltura intensiva in modo particolare nelle aree liberate in Amazzonia dalla deforestazione. Secondo i dati del ministero dell’Agricoltura dal 2000 in Brasile sono stati rilasciati 4.051 nuovi pesticidi  per l’agricoltura e più della metà (2.097 pesticidi e componenti industriali) sono stati approvati negli ultimi 5 anni.

È una quantità drammatica di composti chimici che è stata irrorata e continuerà ad esserlo sul bioma amazzonico a favore delle grandi produzioni agricole e per preparare i terreni per il pascolo degli allevamenti. Solo nel 2020 la deforestazione ha distrutto 21.000 km/q di territorio in Amazzonia, di cui 13.000 solo in Brasile. In questo scenario drammatico dal punto di vista ambientale di cui il presidente Bolsonaro è quota parte responsabile, è stato pubblicato un decreto presidenziale che regolarizza le occupazioni illegali di terre nella foresta e autorizza le attività minerarie, di ricerca di risorse idriche nelle terre indigene e di sfruttamento commerciale del legno. Il livello d’impunità per le attività svolte contro gli indios in violazione delle leggi della stessa repubblica federale brasiliana ha raggiunto livelli mai toccati nel passato. Nell’Amazzonia sono concentrate la maggioranza di terre indigene che la costituzione brasiliana tutela, ma che al contrario sono sottoposte a continue invasioni per sfruttare le risorse naturali che conservano a favore di attività illegali e criminali. Il ministro dell’Ambiente del governo Bolsonaro Riccardo Salles ha proposto la riduzione di 334 aeree di protezione ambientale gestite dall’istituto di conservazione Chico Mendes (ICMBio) aree dove vivono indios e popolazioni caboclo.

La deforestazione è sostenuta da una lobby molto potente: “a bancada ruralista” che raccoglie 200 deputati federali su 513 di diversi partiti.  Rappresentano i grandi interessi dei grandi produttori agricoli e dei latifondisti, ed è considerata la più influente nella discussione, articolazione e negoziazione della politica pubblica nell’ambito del potere legislativo. La “bancada ruralista” ha proposto un documento decisivo decisivo nell’approvazione del codice forestale del 2012 e nella sua ulteriore modifica proposta sotto il governo Bolsonaro approvato dalla Camera federale dei deputati nel maggio 2019  al Senato, che prevede l’amnistia per chi ha deforestato illegalmente nella foresta amazzonica.

 

Secondo la commissione pastorale per la terra brasiliana, Cpt, nel 2019 si sono registrati 1823 conflitti per le occupazioni delle terre con 32  leader indigeni assassinati. Uno di questi casi di omicidio è quello di Emyra Waiãpi, della terra indigena di Waiãpi, assassinata nel luglio 2019, all’età di 69 anni. È stata pugnalata a morte perché si opponeva all’invasione di cercatori d’oro in una  regione dove sono in corso processi minerari illegali per l’estrazione di tantalio e oro. Questi dati e fatti vengono valutati dalla commissione pastorale come una conseguenza delle politiche dell’attuale governo.

In questo scenario l’eventuale ratifica del parlamento europeo del trattato di libero scambio Eu-Mercosur rappresenterebbe un diretto sostegno alla distruzione dell’Amazzonia portata avanti in Brasile e non solo.
Le liberalizzazioni commerciali riguarderanno, oltre ai dazi, le regole sui pesticidi e gli Ogm, la proprietà intellettuale e la tutela delle eccellenze alimentari. L’approvazione del trattato porterà in Brasile all’aumento  della produzione di carne a basso costo destinata in Europa e con essa anche le coltivazioni intensive come la soia ogm e la canna da zucchero per produrre etanolo. Con quali conseguenze? Aumenterà la deforestazione in Amazzonia e l’uso di pesticidi e nei piatti dei cittadini europei arriveranno quelle sostanze chimiche che la stessa agenzia della salute brasiliana, Anvisa, ha definito tossiche per la salute delle persone. L’Europa non può chiudere gli occhi di fronte alle violenze e agli assassini degli indios e alla distruzione del bioma amazzonico. Non possiamo piangere per l’Amazzonia in fiamme se poi ci rendiamo responsabili di un accordo commerciale che porterà alla sua distruzione.

Quello che sta accadendo in Amazzonia, e in tutte le foreste tropicali e pluviali, riguarda tutto il mondo non solo per l’emergenza rappresentata dal cambiamento climatico ma anche per la relazione tra la deforestazione e il diffondersi di epidemie.

L’aggressione al bioma dell’Amazzonia, come accaduto con il virus del Nipah nel sud est asiatico, sta spostando le specie animali selvatiche, dai pipistrelli alle scimmie e insetti, verso aree e villaggi rurali entrando così in contatto con gli allevamenti e le popolazioni locali, mentre allo stesso tempo apre il territorio amazzonico all’arrivo di specie più adatte ad una savana semi arida, compresi i roditori.

Questo favorisce una maggiore interazione umana con gli animali selvatici tra chi vive nelle zone rurali e chi  lavora nel cuore della foresta per organizzare la deforestazione,  aumentando così le possibilità che un virus virulento, un batterio o un fungo salti da una specie all’altra, come ha affermato Adalberto Luís Val, ricercatore presso il National Amazon Research Institute ( Inpa), con sede a Manaus.

L’Istituto Evandro Chagas, un’organizzazione di ricerca sulla salute pubblica a Belém, capitale dello stato del Parà in Brasile nel cuore dell’Amazzonia, ha identificato circa 220 diversi tipi di virus in Amazzonia, 37 dei quali possono causare malattie negli esseri umani e 15 con il potenziale di causare epidemie.

In un articolo pubblicato a maggio 2020 sulla rivista dell’accademia delle scienze brasiliana, tra i virus individuati ci sono una varietà di diverse encefaliti, oltre alla febbre del Nilo occidentale e al rocio, un virus brasiliano della stessa famiglia che genera la febbre gialla e il virus del Nilo occidentale.

Contrastare la pandemia significa fermare l’aggressione ambientale che è alla base anche del cosiddetto “spillover” ovvero del salto di specie che ha causato la pandemia da Covid 19 nel mondo. L’Europa che parla di green deal e transizione ecologica non può rendersi responsabile di questo disastro in Amazzonia e ragione per la quale  la ratifica del trattato Mercosur  va fermata e il nuovo governo italiano deve assumere una posizione netta in questa direzione .

 

Articolo di 
Angelo Bonelli Coordinatore nazionale dei Verdi pubblicato su la Repubblica

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