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lunedì, 6 Maggio, 2024

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La Rivoluzione dei Garofani in Portogallo, un anniversario per la democrazia

Il giornalista Eugenio Giannetta su Avvenire intervista Maria Inácia Rezola, storica e autrice di un libro in cui racconta i primi anni della rinascita del Portogallo alla libertà dopo la dittatura di Salazar. Riportiamo qui di seguito l’intervista:

C’è un altro 25 aprile ed è quello del Portogallo, che compie cinquant’anni. Il 25 aprile 1974 la dittatura che opprimeva il Portogallo da quasi cinquant’anni venne infatti abbattuta con un’azione fulminea condotta da reparti militari. L’insurrezione si convertì in rivoluzione di popolo e venne così innescato un processo di trasformazione durato alcuni anni, con la fine dell’impero coloniale, la riconquista di uno spazio politico dei partiti, l’emergere di movimenti di massa nelle città e nelle campagne. Fu un periodo di transizione che permise al Portogallo di emanciparsi da un passato autoritario e diventare una moderna democrazia. A raccontare il rovesciamento di una delle più lunghe dittature dell’Europa contemporanea è Maria Inácia Rezola, comissária executiva, nominata dal governo del Portogallo, per le attività di divulgazione e l’organizzazione di eventi nell’ambito delle celebrazioni sul cinquantenario della rivoluzione portoghese. La ricostruzione di quei fatti la racconta in La Rivoluzione dei Garofani in Portogallo – 25 Aprile 1974 (Mimesis, pagine 282, euro 22,00 a cura di Francesco Ambrosini), dove porta il lettore a conoscere cosa è avvenuto dopo quella giornata storica attraverso testimonianze, documenti, mezzi d’informazione, facendo emergere dinamiche politiche e sociali che hanno poi caratterizzato il percorso rivoluzionario. La dittatura si trascinava dal maggio 1926 e come scrive Rezola nell’introduzione, «ora si può dire che i portoghesi hanno vissuto in libertà più tempo di quanto ne abbiano trascorso in regime antidemocratico». Abbiamo intervistato Rezola, che sarà in Italia il 12 maggio per il “Salone Off ”, in collaborazione con Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza, al Polo del ‘900. Le abbiamo chiesto un bilancio di questi cinquant’anni, ma soprattutto il valore della democrazia oggi, in una società che troppo spesso, ancora in molti Paesi, la dà per scontata.

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