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lunedì, 29 Aprile, 2024

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Finlandia, anche i social tra le cause del declino della natalità

In Finlandia, un gruppo di ricercatori ha indagato le ragioni del declino della natalità nel loro paese: nel 2010 da 1,87 figli per donna si è scesi all'1,35 nel 2019. Secondo gli studi, tra i cambiamenti avvenuti negli ultimi anni nello stile di vita dei cittadini, ne sono stati individuati alcuni, che avrebbero cambiato l'atteggiamento dei finlandesi nei confronti della natalità: situazione di vita incerta e le preferenze di stile di vita. Tra lo stile di vita e i fattori sociodemografici, l'uso dei social media che sono ormai diventati parte integrante della vita quotidiana e gli atteggiamenti legati al lavoro, aumentano la probabilità di segnalare sia l'incertezza che una minore stabilità di vita complessiva come ragioni per rimandare o non avere (più) figli. L'80% dei finlandesi tra i 20 e i 44 anni, dichiara di passare la maggior parte del proprio tempo sul cellulare, tempo che viene quindi sottratto ad altri tipi di attività, dichiarano gli esperti, contribuendo a una minore soddisfazione relazionale e aumentando lo stress e l'elevata reattività, l'instabilità e l'incertezza, e plasmando narrazioni su come la genitorialità influenzerebbe le proprie prospettive future nella vita.

Le grandi trasformazioni sociali e tecnologiche sono da sempre una delle cause maggiori dei cambiamenti nei meccanismi demografici. La transizione demografica è uno dei concetti alla base della demografia e si struttura in quattro fasi, a cui i demografi attuali stanno aggiungendo una quinta fase, che alcune Paesi dell'Occidente stanno vivendo ora, fra cui la Danimarca. Le quattro fasi segnano il passaggio da una società caratterizzata da un alto tasso di natalità e un alto tasso di mortalità (anche infantile), come sono oggi alcuni Stati dell'Africa meno sviluppata, ad esempio il Niger, a una società con un tasso di fertilità molto basso e un tasso di mortalità altrettanto basso (come potrebbe essere ad esempio l'Italia, con il più basso tasso di nascite in Europa e un'aspettativa di vita fra le più alte, il che dà vita a una società molto anziana). Questo passaggio, che nei Paesi oggi più sviluppati si è consumato lentamente e con fasi molto ben delineate, è influenzato dal progresso, tanto tecnologico, quanto produttivo e sociale. Ad esempio, dalla prima fase alla seconda fase, quella in cui inizia a calare la mortalità, l'elemento interveniente è stato il miglioramento delle condizioni sanitarie e la scoperta tecnologica di alcuni medicinali, che hanno fatto sì che alcune malattie potessero esser curate più facilmente e che anche la mortalità infantile si riducesse. Questo ha fatto sì che si passasse al terzo stadio della transizione, ovvero la riduzione della natalità, insieme con un processo di emancipazione del mondo femminile che invece ha dato maggiori possibilità alle donne, come quella di studiare, di lavorare. La conseguenza è stata quella di aumentare l'età matrimoniale, l'età del primo figlio e, di conseguenza, anche quella di ridurre il numero di figli per donna. Chissà se la rivoluzione tecnologica non avrà gli stessi effetti o, invece, l'essere umano riuscirà a sfruttarne i lati positivi anche in questo. 

 

VALERIO D'ANGELI


Fonte: https://www.tandfonline.com/doi/full/10.1080/01494929.2022.2083283?scroll=top&needAccess=true

 

 

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