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venerdì, 3 Maggio, 2024

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Educazione ed empowerment. L’impegno delle religiose per favorire il Patto educativo globale

«Nella visione cristiana, l’educazione è più che istruzione e formazione culturale, è suscitare e far sviluppare il meglio dell’intera persona, mente e cuore insieme, per risvegliare la convinzione che il mondo in cui si vive può cambiare». Si è aperto con le parole di suor Grazia Loparco, FMA, storica e docente presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione Auxilium, l’incontro online “Sisters Empowering Women”, che si è tenuto ieri pomeriggio, 3 giugno. Il terzo dei sei appuntamenti promosso dall’Unione Internazionale delle Superiore Generali (UISG), con l’obiettivo di dare voce ai percorsi avviati dalle religiose per vivere e trasmettere i valori dell’enciclica “Fratelli tutti”, ha avuto per titolo: “Educare per la fioritura umana”.

L’importanza dell’educazione, come spazio di empowering delle bambine e delle giovani, e l’impegno delle religiose per collaborare al “Global Compact on Education” (Patto educativo globale) promosso da Papa Francesco sono state al centro del webinar che, dopo l’introduzione di suor Patricia Murray, segretaria esecutiva della UISG, ha visto gli interventi di suor Arcelia Hernández Elizondo, FMVP, Ufficiale della Congregazione per l’Educazione Cattolica, e della psicologa suor Miriam Altenhofen, SSpS.

«In un tempo e una cultura profondamente cambiati, oggi è necessario un nuovo sguardo della Chiesa sulla famiglia: essere custodi della bellezza della famiglia e farsi carico con compassione della sua fragilità e delle sue ferite. La famiglia è la prima scuola di valori umani, dove si impara l’uso corretto della libertà e la capacità di discernere criticamente i messaggi provenienti dall’esterno e dai vari mezzi di comunicazione. La scuola ha un compito educativo più formale e razionale della famiglia. Tuttavia, entrambi devono lavorare insieme se vogliono raggiungere buoni obiettivi nei destinatari», ha dichiarato suor Arcelia Hernández Elizondo, incentrando la riflessione sul capitolo settimo dell’esortazione apostolica Amoris laetitia e sulle modalità in cui “la famiglia favorisce la fioritura umana”.

«È importante, come religiose, come leader di gruppi e comunità, infondere speranza e aiutare noi e le persone con cui viviamo e lavoriamo, a cui prestiamo servizio, a “fiorire” in questa difficile situazione», ha affermato suor Miriam Altenhofen – sottolineando come cioè sia possibile attraverso la resilienza, che “non è solo ritornare nella vecchia forma, ma diventare creativi e capaci di investire in un futuro migliore”. La seconda chiave offerta dalla psicologa è il principio di anti-fragilità, enunciato da Nicholas Taleb, che sta nell’imparare a non rifuggire dalle perturbazioni: “accettiamole e persino amiamole. Perché anche lì possiamo trovare il modo di fiorire”. In ultimo, l’urgente necessità di promuovere una cultura dell’incontro, come richiesto da papa Francesco, “per costruire ponti, cercare vie di riconciliazione, alleviare il più possibile la sofferenza e promuovere uno sviluppo umano olistico”.

A moderare l’evento, che ha offerto la preziosa testimonianza delle sorelle educatrici sull’applicazione del Global Compact on Education, è stata Chiara Porro, ambasciatore dell’Australia presso la Santa Sede, che a più riprese ha ribadito la necessità di lavorare insieme affinché l’educazione sia creatrice di fraternità, pace e giustizia. Un’esigenza ancora più urgente in questo tempo segnato dalla pandemia.

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