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domenica, 28 Aprile, 2024

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Maria Rita Parsi su Centralità delle periferie

Maria Rita Parsi su Centralità delle periferie.

 

 

Penso e porto sempre nel cuore le borgate. Perché è in borgata che sono cresciuta culturalmente, socialmente e politicamente anche se abitavo al centro. Fu un'esperienza, a 25 anni, di ricerca, di analisi e riflessione che, alla lunga, si è rivelata importante, coinvolgente, esaltante. Infatti, come insegnante e ,al contempo, come operatrice culturale del "Collettivo G – Gramsci" , una cooperativa ( una delle prime!) di servizi e produzione culturale, da me fondata nel 1975, andai a lavorare, proprio in periferia: a San Basilio e a Centocelle. Quella periferia aveva ed ha, nonostante i cambiamenti, il sapore, l'odore, le speranze dei miei 20 anni. Quella periferia era ed è, a mio avviso, ancora un libero territorio di sperimentazione. Laddove esistere e far esistere la progettualità culturale, significava verificare l'ipotesi gramsciana dell'intellettuale organico. Ovvero colui che media tra chi possiede e detiene gli strumenti atti a fare cultura, arte, comunicazione, economia, imprenditoria, sanità, politica e chi ne è privo e non riesce e non può esprimersi . E neppure avverte, poi, l'importanza, il valore, il potere che deriva dal detenere e dall' utilizzare tali strumenti.
Quella periferia era ed è un laboratorio . Un esercizio ed un esempio per chi governa o deve imparare a governare. E, per dirla, con la frase dello scrittore e drammaturgo Franco Cuomo: "Noi eravamo e siamo bellissimi!". Poichè, allora,"l'immaginazione era al potere e il “Che” lo portavamo nel cuore, nei pensieri, nell'impegno. Non sulle magliette! Ma, se è vero che non rimpiango il passato , è pur vero, però, che rimpiango quegli anni. Infatti, a quasi cinquantanni di distanza, sono "ancora" le proposte, i progetti, i programmi di allora, a costituire il meglio di quel che si può e si dovrebbe realizzare. Sia per rifondare le due agenzie educative: famiglia e scuola, rinsaldandole, riformandole, trasformandole e potenziandole con strumenti e mediazioni adeguate; sia per creare una stabile rete di punti di riferimento educativi, culturali , sanitari, assistenziali, lavorativi, sociali, quali luoghi- laboratori territoriali di crescita, di confronto, di produzione creativa. Su territorio, dunque, di paesi, città, metropoli italiane ed europee, utilizzando, in tal senso, sia l’indicazione di “Mappe territoriali” ad uso di famiglie, educatori, minori e cittadini; sia per operare, sino in fondo, una riforma sanitaria e socio assistenziale che già, per legge, dovrebbe essere in atto e che vada nel senso della cura mirata, efficace, scientifica umana delle malattie fisiche e psichiche; dell'igiene mentale, della prevenzione e della devianza; del contenimento della violenza e del disagio psicologico, individuale e collettivo. Al fine di circoscrivere, decodificare e debellare tali fenomeni e per rendere operativo il decentramento di funzioni e poteri : da quelli amministrativi e gestionali a quelli relativi alla creazione di cultura. “Decentramento” necessario per allargare, "alla base", il consenso e la partecipazione della gente, ad ogni processo di individuazione, crescita, trasformazione, in senso positivo ed innovativo, della collettività. Poiché certi bisogni, certe speranze, certi progetti sono ancora in atto. C'è, solo e soltanto, continuità per chi le cose le vuole veramente cambiare. Sento ,infatti, che il "presente ha un cuore antico". Sento di venire da lontano e di voler andare lontano. E, profondamente, io credo, con Michel Quosit, che “ci si salva in metropolitana". E questo, per me, rappresentano le periferie.
 
Maria Rita Parsi
Psicoterapeuta e Presidente Fondazione Movimento Bambino

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