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venerdì, 17 Maggio, 2024

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Torna l’editoriale della nostra Rebecca Zoe De Luca: da Yves Saint Laurent a Foscolo

Verso inizio luglio vidi una borsa di Yves Saint Laurent – noto marchio francese di moda – e me ne innamorai immediatamente, un vero e proprio colpo di fulmine come nei film. Chiunque conosca minimamente un qualsiasi marchio di lusso sa che tutto è molto costoso, che si tratti di una borsa, di calzature o abiti non importa: come minimo costa ‘un occhio della testa’. In concreto io di quella borsa non ne avevo bisogno, con le borse e le scarpe non si ha mai realmente bisogno, ma è sempre bene averne una scorta. Chiedere ai miei genitori di comprarmela era fuori discussione, quindi avevo due alternative: fare una rapina in banca, ma si sa, la carrozzina non passa inosservata, oppure trovare un modo – possibilmente onesto – di guadagnare per poi acquistare l’oggetto del desiderio. L’illuminazione mi venne una sera ai tavolini del kebabbaro di Bellagio in compagnia dei miei amici. Bisogna fare un passo indietro. Chiunque mi conosca sa che il kebab è uno dei miei punti deboli e, che, a Bellagio esiste una sola pizzeria che offre kebab di qualità in quanto i proprietari sono turchi, la ‘Bellagina’, luogo per me sacro e di culto. Il proprietario mi è da sempre simpatico e quella sera mi chiese che classe frequentassi e se fossi brava a scuola: l’illuminazione. Subito mi offrii di dare ripetizioni al figlio di 8 anni e di aiutarlo a fare i compiti delle vacanze. Quando qualche giorno dopo, la mia amica Giulia mi disse che, lei, un bambino maleducato non lo avrebbe potuto sopportare, l’idea che il figlio del proprietario della ‘Bellagina’ potesse essere vagamente diabolico non mi passò nemmeno per l’anticamera del cervello. I genitori sono davvero delle bravissime persone, grandissimi lavoratori e molto educati, il figlio, d’altro canto, si rivelò il rovescio della medaglia: non maleducato, ma pigro, privo di spina dorsale, polemico e con una grandissima propensione ad accampare scuse. Tutte le volte che si iniziava un esercizio di italiano o di matematica, lui iniziava a massaggiarsi la pancia, ‘stravaccandosi’ sulla sedia e iniziando a rantolare come se stesse per passare a miglior vita. Non sono nota per la pazienza e la dolcezza, ho la tendenza a ‘scapocciare’ – andare letteralmente fuori di testa – e ad utilizzare un linguaggio degno di uno scaricatore di porto. Con quel diabolico bambino ho dovuto fare appello ai santi numi perché mi tenessero calma: non avrei mai pensato di riuscire a trattenermi, mentre un bambino di terza elementare continua a contraddirmi creando un universo parallelo in cui 20-17 risulta essere 0. Un mantra, però, si era ormai insinuato nella mia mente: ‘’Rebecca, la vuoi o no la borsa YSL?’’. Certo che la volevo, quindi nonostante l’istinto omicida, ho dimostrato grande forza di volontà, inducendo il bambino a studiare a suon di minacce di fargli imparare a memoria ‘A Zacinto’ di Ugo Foscolo e le cinque declinazioni in latino e greco. Finalmente ad ottobre, dopo mesi di ripetizioni, ho acquistato la famosa borsa e, nonostante il bambino probabilmente mi detesti, suo padre mi ha già assicurato che, l’anno prossimo, il figlio mi dovrà sopportare ancora, perché a scuola è migliorato. Tutto merito di YSL e Foscolo.

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